Parasite: la storia vera che ha ispirato il film di Bong Joon-ho

Il regista ha rivelato cosa si nasconde dietro la pellicola premio Oscar.

La filmografia di Bong Joon-ho è piena di gioielli senza tempo, da Memories of Murder a Mother, capaci di entrare nella mente e nei cuori del pubblico di ogni cultura. Ma con Parasite ha compiuto lo step evolutivo, realizzando un capolavoro assoluto in grado di far nuovamente innamorare del cinema, laddove la fiamma della passione si fosse un po’ spenta.

Parasite Scena Ram-Don Cinematographe.it

Una lezione straordinaria di arte su grande schermo. Tanto esilarante quanto orribile nel modo meno anticonvenzionale possibile, in quanto Parasite fornisce un commento feroce sulla discriminazione di classe e il capitalismo. Così ha creato la storia del primo film sudcoreano ad aggiudicarsi l’Oscar e anche la Palma d’Oro (con voto unanime).

Parasite supera le aspettative spaziando dai generi, dalla commedia al dramma, fino alla svolta horror nella parte conclusiva. Le vicende rappresentate vertono su Kim, figlia di genitori poveri e disoccupati. Abitano in un angusto seminterrato di Seoul, mentre, attraverso l’inganno, si infiltrano lentamente nell’esistenza dei ricchi Parks. Ma nel prosieguo della pellicola si crea un intreccio narrativo talmente intricato da instillare dubbi su chi siano i veri parassiti. Se vi state chiedendo cosa abbia ispirato la trama, siete nel posto giusto.

Parasite è un titolo di rara bellezza: scopriamo le vicende reali che lo hanno ispirato

Parasite è tratto da una storia vera? Sì, almeno in parte. Sebbene non nel senso stretto, attinge certamente dalle esperienze effettivamente vissute da Bong Hoon-jo all’età di 20 anni. Si basa sul primo incontro ravvicinato del regista con una famiglia benestante, mentre provava a sbarcare il lunario da giovane. I momenti passati sono rimasti impressi nella sua memoria, facendogli scoprire alcuni aspetti cruciali sulla discriminazione di classe e sullo stile di vita delle persone benestanti.

Poco più che ventenne, il futuro autore di Parasite ha accettato un lavoro come tutor di matematica per il figlio di una famiglia estremamente ricca a Seoul, analogamente alle modalità attraverso le quali i Kim entrano nel ménage dei Parks. Quelli che di fatto erano i suoi datori di lavoro risiedevano in una abitazione immensa e lussuosa. In confronto, Bong ha ricevuto un’educazione meno sontuosa ma intellettuale. Fu presentato alla famiglia della sua ragazza di allora, poi diventata la moglie.

Bong stava già impartendo lezioni di inglese al ragazzo, ma c’era bisogno di un altro tutor per la matematica. In un’intervista a THR, il cineasta ha dichiarato di essere stato davvero pessimo in matematica. Piuttosto interessante, se rapportato ai Kim, i quali non avevano, a loro volta, esperienza pregressa nelle mansioni svolte. Difatti, il padre di Parasite non aveva competenza in matematica, bensì era ferrato in sociologia e fin dalle scuole medie ha sempre sognato di fare il regista.

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Ha, inoltre, raccontato il modo in cui funzionano tali lavori. Tendenzialmente, non pubblicano annunci, bensì occorre trovare il modo di farsi presentare. Ed effettivamente così succede pure nel lungometraggio, quando Ki-woo spaccia sua sorella, Ji-jeong, come compagna di classe di una cugina mentre si atteggia ad arteterapeuta.

Ripensando all’esperienza personale, Bong Joon-ho ha raccontato di essere stato licenziato dopo due mesi poiché il ragazzo che seguiva lo aveva portato in ogni angolo della casa e gli aveva parlato a lungo dei genitori. Se non fosse stato mandato via, allora gli sarebbe stato possibile apprendere ulteriori informazioni. Era un semplice studente universitario. Non aveva secondi fini, ma – ha concluso – quella è stata l’ispirazione per il film.

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