Paolo Borsellino: la storia vera raccontata nella miniserie con Giorgio Tirabassi ed Ennio Fantastichini

19 luglio 1992. Una data che ancora oggi, a distanza di trent’anni, rimane impressa nella memoria degli italiani. Quel giorno, alle 16:59, il magistrato Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia in un attentato – insieme agli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – in quella che è stata definita la Strage di via D’Amelio. Nel corso degli anni, sia il cinema che la televisione hanno ricordato la vita e il coraggio del giudice palermitano. Mediaset lo ha ricordato nel 2004 con la miniserie in due puntate Paolo Borsellino, con protagonisti Giorgio Tirabassi ed Ennio Fantastichini rispettivamente nei panni di Borsellino e Giovanni Falcone.

La storia vera raccontata nella miniserie Paolo Borsellino

Paolo Borsellino; cinematographe.it

La miniserie Paolo Borsellino, andata in onda per la prima volta su Canale 5 l’8 e il 9 novembre 2004, narra la storia del magistrato italiano dal 1980 al 1992 e della sua lotta contro la mafia. Paolo Borsellino apprende dalle indagini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile della prossima alleanza tra la mafia palermitana e quella corleonese. Insieme ai colleghi Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e ai commissari Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, Paolo Borsellino crea un pool investigativo sulla “nuova” mafia dedita al traffico di droga e in grande espansione, grazie all’appoggio di banchieri e politici incensurati. I successivi clamorosi arresti trasformano Borsellino e i suoi collaboratori in un bersaglio della mafia. Il primo a cadere sarà Rocco Chinnici nel 1983, per un’autobomba nei pressi della propria abitazione.

Intanto le rivelazioni del boss pentito Tommaso Buscetta portano al primo maxiprocesso, che eliminerà i grandi vertici di Cosa Nostra; i commissari Montana e Cassarà vengono però assassinati a distanza di pochi giorni nell’estate del 1985, mentre la vita blindata dei superstiti si fa sentire con tutto il suo peso sulla famiglia Borsellino: è in particolare la figlia adolescente del giudice a pagarne il prezzo più alto, ammalandosi di anoressia nervosa.

Nei primi anni novanta Giovanni Falcone ottiene la creazione a Roma della Direzione nazionale antimafia, ma viene ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta, prima di poterne assumere la direzione. Ormai consapevole della fine prossima, e della presenza di traditori nello stesso Palazzo di Giustizia, Paolo Borsellino si isola sempre di più, continuando le indagini dei colleghi e cercando, per quanto possibile, di preparare i familiari e i fedeli agenti della scorta all’inevitabile fine, che avverrà il 19 luglio 1992 con un attentato mafioso in pieno centro a Palermo.