Matilda De Angelis: 6 film per amare l’attrice
Parliamo della carriera di Matilda De Angelis attraverso 6 film che ne raccontano il talento.
Bologna, estate del 2015. Una giovane cantante appena ventenne si presenta per un provino, senza troppe aspettative. È lì per curiosità, forse anche un po’ per gioco. Non sa ancora che uscirà da quella stanza con in mano il ruolo da protagonista di Veloce come il vento, e che da quel momento in poi tutto cambierà. Matilda De Angelis arriva al cinema quasi per caso, ma ci resta con una forza magnetica che non si può ignorare. Il pubblico la scopre all’improvviso, la critica se ne accorge subito, e lei — invece di seguire rotte sicure — sceglie film irregolari, personaggi inquieti, strade non battute. In pochi anni passa dal cinema d’autore ai set internazionali, ma resta sempre fedele a un certo istinto: quello che la porta a cercare ruoli complessi, scomodi, spesso dolorosi. Non si accontenta di essere un volto bello o un talento in ascesa: Matilda vuole sporcarsi le mani, raccontare fragilità, immergersi nei conflitti interiori. In ogni film sembra rischiare qualcosa, e proprio per questo ogni sua interpretazione lascia un segno. Ne abbiamo scelti cinque, rappresentativi della sua versatilità e del suo coraggio. Cinque tappe di una carriera che, anche se è solo all’inizio, ha già la stoffa di un percorso autoriale.
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1. Veloce come il vento (2016), di Matteo Rovere

È l’esordio, il punto di partenza, e già una dichiarazione d’intenti. In Veloce come il vento, Matilda De Angelis interpreta Giulia De Martino, una giovane pilota di go-kart gettata nel mondo delle corse professionistiche e della tragedia familiare. Accanto a lei c’è il fratello tossicodipendente, interpretato da un irriconoscibile Stefano Accorsi. Ma il cuore emotivo del film è lei: una ragazza costretta a diventare adulta in fretta, senza mai perdere l’istinto. De Angelis riesce a rendere la determinazione feroce e l’insicurezza adolescenziale come due facce della stessa medaglia. Il film la mette subito al centro, senza rete, e lei risponde con una prova potente, istintiva, piena di cuore. Una performance che la consacra immediatamente come una delle rivelazioni del cinema italiano contemporaneo. Da qui, la strada si apre e non si richiude più. Quel ruolo la proietta verso un’identità cinematografica precisa, in cui la fragilità è sempre un punto di forza e mai di cedimento.
2. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2020), di Sydney Sibilia
Nel film Netflix diretto da Sydney Sibilia, Matilda è Gabriella, compagna del visionario Giorgio Rosa e voce ironica e combattiva di una rivoluzione impossibile. Il film racconta la vera storia dell’ingegnere che costruì una piattaforma indipendente al largo di Rimini, dichiarandola nazione autonoma. In questo contesto surreale e satirico, De Angelis dà vita a un personaggio che è tanto idealista quanto disilluso. La sua Gabriella è insieme Musa e dissidente, partecipe e distante, combattuta tra l’amore e la realtà. De Angelis riesce a portare leggerezza e dolore, illusione e disincanto, in ogni scena. È un ruolo che dimostra la sua capacità di gestire toni diversi: dalla commedia all’introspezione malinconica. E la sua alchimia con Elio Germano regala al film un cuore tenero, quasi nascosto sotto la vernice pop. Anche in un film dalla struttura corale e visivamente pop, la sua presenza resta solida e definita, ancorando la leggerezza della narrazione a un’emotività concreta e credibile.
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3. Rapiniamo il Duce (2022), di Renato De Maria

In questo action grottesco ambientato nella Milano del 1945, De Angelis è Yvonne, cantante di cabaret e doppiogiochista, figura sfuggente e magnetica. Il film è una sorta di heist movie con l’estetica di un fumetto noir, dove lei spicca come femme fatale anomala, più tragica che sensuale. La sua Yvonne canta, seduce, tradisce, ama: ma sempre con una crepa evidente, come se ogni scelta fosse una condanna. De Angelis si muove nel film come su un palco instabile, a metà tra l’icona e la sopravvissuta. È una performance che richiama le grandi dive del noir, ma filtrata attraverso la malinconia del dopoguerra e il dolore personale. La sua voce, ancora una volta, è un’arma espressiva. E anche quando il film prende derive più caricaturali, lei rimane saldamente ancorata a una verità emotiva profonda. Il suo volto sembra portare addosso il peso del tempo e della guerra, anche quando canta o sorride, e questo stratifica il personaggio oltre il semplice ruolo narrativo.
4. Atlas (2021), di Niccolò Castelli
Un film piccolo, intenso, girato tra le montagne svizzere, in cui Matilda De Angelis interpreta Allegra, una giovane donna che cerca di superare un trauma post-terrorismo. È forse uno dei ruoli più interiori e difficili della sua carriera: pochi dialoghi, molti silenzi, uno spazio fisico ostile e magnifico da affrontare. Il film è un viaggio nella colpa, nel dolore e nella possibilità della guarigione. De Angelis è devastata e dura, scostante ma toccante, sempre sul punto di spezzarsi. La macchina da presa la segue da vicino, senza abbellimenti, e lei non cerca mai la scena: la abita. È un film che ha girato nei festival europei, ma che merita molta più attenzione per l’intensità e la sincerità della sua prova. Qui Matilda conferma una cosa: anche senza rumore, sa lasciare il segno. E la sua Allegra è l’emblema di un’umanità fratturata che cerca, in silenzio, il modo per ricominciare a respirare.
5. Youtopia (2018), di Berardo Carboni

Un film coraggioso e controverso, in cui interpreta Matilde, una ragazza che decide di mettere all’asta la propria verginità online per salvare la madre dai debiti. Youtopia è un racconto sul presente digitale, sulle nuove povertà e sul corpo come merce. De Angelis affronta il ruolo senza filtri, con un’intensità quasi scomoda, scavando nel dolore e nella disperazione senza mai cedere alla retorica. È una performance che divide e colpisce, che impone di guardare invece di voltarsi. Il film non ha avuto un grande successo commerciale, ma è diventato oggetto di analisi e discussione per la radicalità della sua narrazione. E lei, anche in questo caso, emerge come forza trainante: fragile e feroce, concreta e simbolica. Non c’è compiacimento né vittimismo, solo l’urgenza di raccontare una generazione incastrata in un presente senza coordinate morali certe.
6. Fuori (2025), di Mario Martone
In Fuori, Mario Martone affida a Matilda De Angelis un ruolo centrale e sfaccettato, quello di una giovane donna appena uscita di prigione, che cerca di rimettere insieme i pezzi della propria vita in una Napoli piena di ombre e possibilità. È un film denso di tensioni sociali, memorie e seconde occasioni, in cui De Angelis dà corpo a una protagonista sospesa tra rimorso e desiderio di redenzione. Il suo volto attraversa tutte le stagioni dell’anima: duro, segnato, ma capace di improvvisi squarci di luce. La regia di Martone, sempre attenta ai dettagli emotivi e all’ambiente urbano come specchio dell’interiorità, le costruisce attorno uno spazio vivo, ma ostile. E lei lo attraversa con passo incerto e testardo, trasformando ogni scena in un microdramma umano. Una prova di maturità che conferma la sua capacità di abitare anche personaggi duri, spigolosi, eppure profondamente umani.
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