Mark Hamill in 10 film. Le interpretazioni migliori, oltre Luke Skywalker
10 titoli per riscoprire una leggenda e una icona pop.
Mark Hamill è un nome che, per intere generazioni, si sovrappone quasi in automatico a un solo volto: quello di Luke Skywalker, l’eroe riluttante e sognatore di Star Wars. Eppure, osservare la sua carriera solo attraverso la lente della galassia lontana è un’operazione miope, riduttiva, e in definitiva ingiusta. Hamill ha attraversato il cinema, la televisione, l’animazione e il teatro con una versatilità che pochi attori della sua generazione possono vantare. Se Luke è stato il suo biglietto da visita planetario, è altrove – spesso nei ruoli più oscuri, eccentrici o ironici – che si misura la sua vera statura di interprete. La parabola artistica di Hamill non è quella lineare del divo hollywoodiano. È piuttosto la traiettoria di un attore che ha saputo reinventarsi, restare rilevante, sorprendere. Dopo l’apice raggiunto con la trilogia originale di George Lucas, Hamill ha trovato una seconda – e in alcuni casi una terza – vita professionale, dando voce al Joker in decine di progetti animati, interpretando villain magnetici, apparendo in film indipendenti, serie culto e blockbuster con lo stesso entusiasmo e la stessa precisione. Ecco dieci ruoli che, messi uno accanto all’altro, raccontano molto più di una carriera: raccontano una vocazione.
1. Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza (1977), di George Lucas

L’inizio di tutto. In Una nuova speranza, Mark Hamill dà volto e voce a Luke Skywalker, giovane contadino del pianeta Tatooine che si ritrova, suo malgrado, al centro della guerra tra l’Impero Galattico e l’Alleanza Ribelle. La sua interpretazione, apparentemente ingenua, si rivela invece calibrata nel mostrare l’evoluzione emotiva del personaggio: da adolescente sognatore a eroe consapevole. Hamill lavora di sottrazione, affidandosi spesso al linguaggio del corpo e all’espressività del volto. Il film stesso, pur nella sua monumentalità culturale, è anche un coming-of-age mascherato da space opera, e l’attore riesce a sostenere il peso di questo viaggio dell’eroe con una naturalezza che colpisce ancora oggi.
2. L’estate della Corvette (1978), di Matthew Robbins
Con il successo di Star Wars ancora fresco, Hamill sorprende scegliendo un piccolo film on the road, quasi dimesso, come Corvette Summer. La storia, curiosamente ispirata a eventi reali, segue Ken, un liceale fissato con le auto, che parte alla ricerca della sua Corvette rubata. In un’America post-Vietnam in cerca di nuovi miti, Hamill restituisce un’immagine dolce e confusa della gioventù: il suo personaggio è più goffo che carismatico, più insicuro che eroico. Eppure, è proprio in questa normalità che l’attore dimostra carisma e presenza scenica. La chimica con Annie Potts, coprotagonista, aggiunge calore a un film che gioca con i codici del romanzo di formazione e del road movie con sorprendente delicatezza.
3. Il grande uno rosso (1980), di Samuel Fuller

Lontano dalle galassie lontane, Hamill approda in un film di guerra personale e spietato, diretto da Samuel Fuller, che racconta la Seconda guerra mondiale come una marcia assurda e tragica. Hamill è il soldato Griff, cecchino giovane e idealista, che si confronta con l’orrore del conflitto. È una parte fondamentale per l’economia del film: Griff rappresenta lo sguardo innocente che viene corrotto. Hamill lavora molto sui silenzi e sulle esitazioni, mostrandosi sempre più consumato e ferito man mano che il racconto avanza. La scena della sua prima uccisione è girata con una crudezza emotiva che resta impressa. È qui che Hamill dimostra per la prima volta la sua capacità di rendere credibile il trauma.
4. La notte in cui si spensero le luci in Georgia (1981), di Ronald F. Maxwell
In questo dramma semi-musicale, ambientato nell’America profonda, Hamill interpreta Conrad, il fratello manager del cantante country Travis Child (Dennis Quaid), in un mondo di sogni sbiaditi e ambizioni tradite. Il film mette al centro il rapporto tra i due fratelli, offrendo a Hamill una parte introspettiva e malinconica. Conrad è una figura irrisolta: un manager improvvisato, al tempo stesso supportivo e frustrato. L’attore lavora sul filo dell’ambiguità affettiva, tratteggiando un personaggio che vive all’ombra dell’altro e che cerca disperatamente un riscatto. Lontano dai riflettori, questo film rivela una sensibilità drammatica poco sfruttata nella filmografia di Hamill.
5. Britannia Hospital (1982), di Lindsay Anderson

Pochi attori americani avrebbero accettato un ruolo così breve e alieno nel panorama del cinema britannico, eppure Hamill, nei panni del giornalista Red, si inserisce perfettamente nella satira feroce di Lindsay Anderson. Il film è una riflessione visionaria e distopica sulla società inglese, ambientata in un ospedale fuori controllo. Il suo personaggio, pur con poche battute, diventa lo specchio di una società ipermediatizzata: registra, documenta, non partecipa. È un ruolo lucido e intelligente, che segna anche la capacità dell’attore di adattarsi a linguaggi cinematografici lontani da Hollywood, accettando di essere parte di un ingranaggio più grande, al servizio di un’opera corale.
6. Slipstream (1989), di Steven Lisberger
Ambientato in un futuro in rovina, devastato da eventi climatici e dominato da venti costanti, Slipstream è un film che mescola fantascienza e western post-apocalittico. Hamill, nei panni del cacciatore di taglie Will Tasker, è tanto efficace quanto sottovalutato. Con un look duro, barba incolta e uno sguardo da falco, incarna l’archetipo dell’uomo di legge spietato e determinato, ma non privo di fragilità. Il suo rapporto con il personaggio interpretato da Bill Paxton è fatto di rivalità e rispetto. Il film stesso è una perla nascosta della fantascienza anni ’80, e Hamill contribuisce con un’interpretazione intensa e carismatica, al confine tra western classico e cinema speculativo.
7. Midnight Ride (1990), di Bob Bralver

Un thriller d’azione cupo e claustrofobico, girato quasi interamente su strada, in cui Hamill interpreta Justin, un ex psichiatra impazzito che prende in ostaggio una donna (Savina Gersak) durante una folle fuga notturna. Il film è essenzialmente un duello psicologico, e Hamill si getta con ferocia nel ruolo. È inquietante, destabilizzante, con una fisicità nervosa e un’espressività strabordante. La sua capacità di giocare con lo spettatore – alternando momenti di apparente razionalità a scatti psicotici – dimostra una padronanza sorprendente del genere thriller. È un ruolo estremo, ma Hamill lo affronta con disciplina, evitando la caricatura e scegliendo un’interpretazione disturbata ma mai ridicola.
8. Guyver (1991), di Screaming Mad George e Steve Wang
Ispirato all’omonimo manga giapponese, Guyver è una stravaganza sci-fi ricca di creature mutanti, armature biomeccaniche e un’estetica volutamente sopra le righe. Hamill interpreta Max Reed, agente della CIA che scopre una cospirazione tra umani e alieni Zoanoidi. Il suo ruolo è di supporto, ma la sua presenza dona autorevolezza al film, che altrimenti rischierebbe di scivolare nel puro camp. Hamill affronta la parte con sorprendente serietà, portando un equilibrio tra l’assurdità del contesto e la necessità di ancorarlo emotivamente. Anche nei momenti più surreali – come quando subisce una trasformazione parziale – l’attore mantiene una dignità professionale che fa la differenza.
9. Sushi Girl (2012), di Kern Saxton

Thriller indipendente dallo stile dichiaratamente tarantiniano, Sushi Girl ruota attorno a una cena di ex criminali riuniti per vendicarsi di un tradimento. Hamill è Crow, un torturatore eccentrico e sadico, maschera teatrale di un mondo criminale degenerato. La sua interpretazione è volutamente caricaturale ma sempre controllata: voce stridula, posture da cabaret macabro, sorriso innaturale. È un ruolo che gli consente di mescolare ironia nera e minaccia reale. L’ambientazione chiusa del film – quasi tutta girata in un unico ambiente – amplifica la performance, rendendola quasi teatrale. Un Hamill trasformato, che si diverte a sovvertire la sua immagine pubblica.
10. Brigsby Bear (2017), di Dave McCary
Film delicato e sorprendente, Brigsby Bear racconta la storia di James, un ragazzo cresciuto in isolamento dai suoi rapitori, convinto che la serie TV Brigsby Bear sia l’unica forma di cultura esistente. Hamill interpreta Ted Mitchum, padre adottivo e creatore della serie, un personaggio che è al contempo affettuoso, patologico e disfunzionale. È una delle performance più stratificate dell’attore: il suo Ted non è né completamente cattivo né del tutto redimibile, ma profondamente umano. Hamill lavora su un registro sottile, fatto di esitazioni e sguardi, riuscendo a evocare empatia anche per un personaggio moralmente ambiguo.
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