Lo strangolatore di Boston: 5 motivi per vedere il film con Keira Knightley

Keira Knightley e Carrie Coon sono sulle tracce del primo serial killer della storia in Lo strangolatore di Boston. Ecco alcuni motivi per vedere il film presente su Disney+.

Lo strangolatore di Boston diretto da Matt Ruskin fornisce una nuova versione della celebre storia del killer che ha tormentato la città di Boston negli anni ’60, periodo in cui 13 donne sono state strangolate nelle proprie case. Questo celeberrimo caso era già stato adattato in un omonimo film del 1968, con protagonisti Tony Curtis ed Henry Fonda. Lo strangolatore di Boston del ’68 ebbe così successo che valse a Curtis anche una nomination ai Golden Globe. La versione del 2023 è ampiamente più accurata dal punto di vista storico, in quanto si focalizza sulle due reporter del Record American Loretta McLaughlin (Keira Knightley) e Jean Cole (Carrie Coon), impegnate a collegare tutti gli omicidi e a rivelare lo strangolatore all’attenzione pubblica. La pellicola del 1968 segue il detective John S. Bottomly (Henry Fonda), responsabile per aver ottenuto la confessione dello strangolatore, mentre il film del 2023 ha più uno sguardo femminile.

Ecco 5 motivi per cui dovresti vedere Lo strangolatore di Boston

1. Lo strangolatore di Boston critica aspramente il sessismo tipico degli anni ’60

In Lo strangolatore di Boston i personaggi principali vengono presentati come donne che, cercando di svolgere il proprio lavoro, si mettono in situazioni vulnerabili. Ad esempio, quando Loretta visita la casa di un possibile sospetto, viene condotta in una parte dell’abitazione poco illuminata, finché non decide di scappare. Questo è un campanello d’allarme per Loretta perché si rende conto della situazione in cui si è messa e, di conseguenza, in cui ha messo la sua famiglia. Inoltre, l’attenzione dello Strangolatore di Boston sulle due giornaliste donne espone il sessismo della cultura degli anni ’60, dal mondo dominato dagli uomini del giornalismo al mondo pericoloso per la sola donna.

Questa tematica rende il film un’esperienza visiva più appagante nel complesso. Si tratta di un film d’epoca, interpretato da Keira Knightley nei panni della protagonista, che mette in luce l’iniquità dello status delle donne negli anni ’60. In tal modo, è più probabile che il film lasci un’impressione sui futuri spettatori perché le donne affrontano ancora oggi questi problemi. L’attenzione che la pellicola pone sulla lotta di Loretta gli conferisce una tenacia che potrebbe farlo rimanere nella coscienza del pubblico.

2. Keira Knightley è fantastica nei panni di Loretta McLaughlin

Loretta McLaughing è una giornalista del Boston Record American, stanca di scrivere articoli di lifestyle. Scopre una serie di omicidi di donne anziane, strangolate con un arco legato alla gola. In gran parte, Loretta è ritenuta non idonea al caso di cronaca nera, semplicemente perché è una donna. Tuttavia, con l’aiuto dell’esperta giornalista Jean Cole, Loretta riesce ad occuparsi del caso, ma scopre presto in quale posizione vulnerabile si è messa.

Lo Strangolatore di Boston diretto da Matt Ruskin è uno studio del personaggio, che offre un’esperienza visiva molto diversa dai tipi di film incentrati sui serial killer, che spesso ruotano attorno ai vari detective (come anche l’originale del 1968) impegnati a consegnare gli assassini nelle mani della giustizia. Il film del 2023 è un racconto femminista, che indaga la figura femminile sotto varie sfaccettature. La presenza di Keira Knightley riesce, indubbiamente, a rendere la figura di Loretta ancora più magnetica, grazie alla caparbietà e alla tenacia che l’attrice riesca e trasmettere al pubblico.

3. Lo Strangolatore di Boston si concentra più sulle donne che sul killer e sul crimine

Il fatto che Lo Strangolatore di Boston con Keira Knightley abbia un approccio più femminista nel raccontare questa storia, senza dare rilevanza ancora una volta al crimine in sé, ritratto tante volte in vari contenuti mediatici, è rinfrescante. Il film sceglie, volutamente, di non concentrarsi troppo a lungo sulla morte delle donne, quanto più sulla scoperta del vero killer e sulla sua conseguente consegna alla giustizia. Il punto principale non è mostrare le donne uccise e i crimini dello strangolatore, al contrario è capire cosa ha condotto il pazzo omicida a queste serie di uccisioni e soprattutto rintracciarlo affinché non accadano più. In questo genere di film, di solito si tende a mostrare solamente le donne come vittime e a concentrare tutta l’attenzione solo sul killer. Diversamente, il film di Ruskin mostra la duplice natura delle donne: sì possono essere delle vittime, ma ancor di più possono essere artefici del proprio destino, anche se la società rema contro di loro.

4. Il film indaga anche sulla vita privata delle due reporter

Lo Strangolatore di Boston di Ruskin offre un vero e proprio spaccato di vita direttamente dagli anni ’60. Fino ad oggi nessuno ci aveva detto che la notizia che a Boston, negli anni ’60, c’era un serial killer che strangolava a morte donne di varia età nelle proprie abitazioni, era stata data inizialmente da due reporter donne. Due giornaliste che avevano messo a repentaglio la loro stessa vita e anche quella dei propri famigliari pur di far venire a galla la verità. Il fatto che l’identità di Loretta e Jean sia praticamente stata tenuta nascosta fino a ora dà molte indicazioni sulla società maschilista che vigeva all’epoca e, in parte, ancora oggi.

Per questo motivo, come anche precisato prima, il film non è un semplice racconto del caso, del killer e delle sue vittime, ma è come se fosse un’ode a queste donne che troppo a lungo sono rimaste nel dimenticatoio. Non è un caso se la narratrice della storia è la stessa Loretta, di cui vediamo gioie e dolori sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista privato, cercando di conciliare invano sia i suoi doveri lavorativi sia i suoi doveri come mamma e come moglie. Non importa se avesse un marito che la sosteneva sempre, erano pur sempre gli anni ’60, e se la moglie mancava troppo da casa perché il lavoro iniziava a diventare davvero impegnativo, erano guai.

5. Lo Strangolatore di Boston rivela che c’erano più strangolatori e non solo uno

Nel caso reale, l’introduzione delle prove del DNA ha contribuito a collegare Albert DeSalvo al 13° omicidio ma non agli altri 12. Anche prima delle prove del DNA del 2017, varie parti che indagavano sui crimini suggerivano che più di una persona avesse commesso gli omicidi. Lo Strangolatore di Boston ha il vantaggio di cinquant’anni di riflessione e tecnologia per illustrare la possibilità che ci fossero più assassini. Questa teoria viene esplorata alla fine del film, dove viene rivelato che numerosi uomini stavano usando lo strangolatore come copertura per farla franca dopo aver ucciso delle donne.

Il finale del film sostiene i temi femministi perché mostra l’unità degli uomini per farla franca con la violenza contro le donne. Mentre il finale rivela che c’erano più strangolatori, la verità non è ancora così conclusiva. Tuttavia, nel complesso, l’approccio del film è uno sguardo più realistico ai crimini dello Strangolatore di Boston e un’illustrazione della cultura sessista degli anni ’60.

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