Lettere da Berlino: la storia vera del film con Emma Thompson

Un thriller dai toni drammatici che racconta in maniera fievole ma abbastanza convincente la storia di due persone comuni che trovarono il coraggio di opporsi alle autorità tedesche con lo scopo di far emergere le terribili verità nascoste dalla propaganda nazista.

Basato sul romanzo intitolato Ognuno muore da solo di Hans Fallada, a sua volta ispirato alle vicende realmente accadute di Otto ed Elise Hampel, Lettere da Berlino descrive in maniera sommessa la Germania nazista dal punto di vista di persone comuni che non hanno partecipato alla guerra ma ne hanno comunque subito da vicino le sue conseguenze. Una storia che potrebbe sembrare insignificante rispetto a quelle narrate in centinaia di altri film ambientati nella stessa epoca e su personaggi ben più noti, ma che dimostra l’importanza di opporsi alle ingiustizie secondo le proprie possibilità e fornendo una speranza su come anche il più piccolo e banale gesto possa fare la differenza in un oceano di soprusi e sofferenze.

Berlino, 1940. Otto ed Elise Hampel erano due tedeschi facenti parte della classe operaia berlinese e, come molti altri all’epoca, fieri sostenitori per la vittoria della propria nazione nelle ostilità appena cominciate. Tutto cambiò con l’arrivo di una lettera in cui si comunicava l’avvenuta morte del fratello di Elise sul fronte francese, lasciando distrutta la donna e aprendo gli occhi di Otto sulla guerra che stava imperversando in Europa. La propaganda nazista era spietata e sapeva quali mezzi utilizzare per convincere gli abitanti a partecipare a combattimenti dai quali non sarebbero più tornati a casa, tutto questo in nome della fedeltà alla propria nazione e una sorta di orgoglio patriottico che non avrebbe lasciato scampo ai temerari ma inesperti sul campo di battaglia.

Una guerra che sui giornali era data come già vinta ma che sarebbe continuata per altri cinque anni e che non aveva ancora iniziato con la fase più brutale, quella del rastrellamento degli ebrei e il loro successivo sterminio di massa. Una popolazione perlopiù lasciata all’oscuro da ciò che stava realmente accadendo a causa della disinformazione sui mezzi di comunicazione principali, ma che poteva essere risvegliata tramite delle forti e concise parole lette su delle cartoline.

Lettere da Berlino: scopriamo la storia vera di Otto ed Elise Hampel

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Emma Thompson interpreta in maniera sublime la reale protagonista degli eventi Elise Hampel nel film Lettere da Berlino.

La morte del fratello di Elise si rivelò alla coppia come un chiaro segnale che indicava come tutto ciò che era stato detto dal partito nazista fosse solamente una menzogna ben architettata per supportare una guerra che in pochi volevano veramente. A partire da quel momento, i coniugi Hampel decisero di intraprendere un’attività, semplice ma efficace, che potesse diffondere la verità taciuta e aprire gli occhi di quelle persone che, come loro, si erano fidate ciecamente del proprio paese. Otto ed Elise incoraggiarono la resistenza contro il Terzo Reich affidandosi a delle cartoline lasciate nei posti più impensabili ma in cui sapevano che qualcuno le avrebbe trovate e, con un po’ di fortuna, lette: cassette postali, scalinate pubbliche, uffici, pianerottoli e sopra gli zerbini, di fronte alle porte degli appartamenti di persone che non conoscevano. Tra il settembre del 1940 e l’autunno del 1942, i due coniugi fecero circolare oltre 200 cartoline (anche se il numero esatto di quelle che sono state realmente scritte non è accertato), la maggior parte delle quali furono ritrovate presso il quartiere di Wedding, dove marito e moglie vivevano.

Il comune denominatore di queste piccole lettere era semplice ma chiaro: tutte quante incitavano la gente a ribellarsi al regime e alle sue falsità, a rifiutarsi di cooperare con i nazisti e a supportarli a livello monetario, ma più di tutto a rinunciare di prestare il servizio militare che più di tutti era reo di aver provocato la morte del fratello di Elise. Erano cartoline ordinarie ma estremamente pericolose che non potevano passare inosservate alla Gestapo, la polizia segreta della Germania nazista, che si mise alla ricerca di queste ostili parole su carta per distruggerle e nascondere ogni traccia della loro esistenza.

La Gestapo ci mise più di due anni a trovare e sequestrare quasi tutte le cartoline e, alla fine, a individuare i coniugi Hampel. Questi ultimi furono denunciati nell’autunno del 1942 e subito arrestati per sostenere un processo, durante il quale Otto si dichiarò più che contento e soddisfatto nell’aver trovato un proprio modo di protestare al regime di Hitler. Il Tribunale del Popolo li dichiarò colpevoli di alto tradimento e li condannò a morte tramite ghigliottina cosicché Otto ed Elise Hampel furono decapitati l’8 Aprile del 1943 alla prigione di Plötzensee di Berlino ponendo fine alla loro lotta per la resistenza e scrivendo un’amara conclusione sulla storia delle cartoline inneggianti alla resistenza del regime nazista.

Lettere da Berlino: le differenze tra la storia vera dei coniugi Hampel e il film di Vincent Pérez

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Brendan Gleeson ed Emma Thompson sono Otto ed Elise Hampel, autori delle cartoline inneggianti alla resistenza del regime nazista.

Nel romanzo, così come nel film, sono state apportate alcune modifiche, a partire dai nomi dei protagonisti che sono diventati Otto e Anna Quangel mentre il fatto che li ha spinti a scrivere le cartoline è stata la morte del loro unico figlio, anziché il fratello di Elise, in modo tale che una tragedia tanto terribile avrebbe creato una maggiore reazione emotiva da parte del pubblico. Il romanzo di Hans Fallada, pubblicato nel 1947, si rivelò a detta di Primo Levi come “uno dei più bei libri mai scritti sulla resistenza tedesca contro il nazismo”, capace di portare all’attenzione pubblica la storia di due persone comuni che erano riuscite a opporsi al regime attraverso una semplice idea e dimostrando come nella popolazione tedesca ci fossero anche dei fervidi oppositori e non solamente entusiasti simpatizzanti come è solito credere.

La curiosità più interessante riguardante il libro da cui è tratto Lettere da Berlino è che le informazioni incluse nelle oltre 700 pagine del romanzo furono fornite a Fallada dagli stessi nazisti, che gli diedero il dossier contenente nei minimi dettagli l’intera vicenda dei coniugi Hampel, affidandogli l’infausto compito di redigere un romanzo di propaganda per il loro regime. Un libro che, però, non venne scritto come loro lo avevano immaginato. La vita di Otto e di Elise Hampel è stata così romanzata ma ha mantenuto le sue caratteristiche più profonde, riuscendo a raccontare la storia di due persone umili ma dal carattere forte e intraprendente che hanno visto nella loro disgrazia una maniera per reagire e stimolare il cambiamento all’interno di una società ingiusta e crudele come quella nazista.