Lars von Trier e Kirsten Dunst: un’affinità che va oltre la Melancholia

Cosa lega un regista come Lars von Trier a una splendida attrice come Kirsten Dunst? Non solo il film Melancholia e la data di nascita!

Chi conosce il cinema di Lars von Trier ha imparato a fare i conti con quanto sia sempre stato fortemente provocatorio e a dir poco pungente, ma anche un cinema concepito e dettato da uno sguardo chiarissimo, penetrante, frutto di un’analisi profonda su se stesso e sui fenomeni psicologici degli individui, a contatto con la realtà e con gli altri, che il regista traduce in immagini. Kirsten Dunst è stata, senza dubbio, una delle attrici che ha saputo  meglio incarnare il ruolo femminile nella visione dell’autore, soprattutto grazie alla sua comprensione.

Lars von Trier nasce a Copenaghen il 30 aprile del 1956 ed è ricordato per essere stato l’iniziatore, assieme a Thomas Vinterberg, di un movimento cinematografico anticonformista ed estremo, il Dogma 95, finalizzato a contrastare il massiccio impiego di effetti speciali nel cinema dell’epoca e fondato su un decalogo di regole, espresse su un manifesto omonimo, da seguire nella realizzazione di un film.

La carriera di Lars von Trier

Auguri a Lars von Trier e Kirsten Dunst: il rapporto fra regista e attrice Cinematographe.it

Von Trier esordisce nel 1984 con L’elemento del crimine, il primo capitolo della cosiddetta Trilogia europea, di cui faranno parte anche Epidemic (1988) ed Europa (1991). Il percorso di regista prosegue con Le onde del destino (1996), che contribuisce a far conoscere al mondo il suo talento, e con Idioti (1998), secondo film aderente al Dogma. Da Dancer in the Dark (2000) allo sperimentale Dogville (2003) si passa a film di minor successo, per poi giungere alla Trilogia della depressione, cominciata con Antichrist (2009) e conclusasi con Nymphomaniac Vol. 1 e Vol. 2 (2013). È nel mezzo di questo piccolo percorso durato quattro anni che il regista conosce e lavora con l’attrice Kirsten Dunst, protagonista del secondo capitolo della depressione, Melancholia (2011).

Ripercorriamo, attraverso alcune curiosità, il rapporto lavorativo e personale fra Lars von Trier e Kirsten Dunst, per scoprire quanto, oltre alla data di nascita e a un film, i due artisti condividano l’uno con l’altra.

Il consiglio di Paul Thomas Anderson

Lars von Trier e Kirsten Dunst cinematographe.it

Non è un mistero che la scelta per la protagonista cadde, in un primo momento, su Penelope Cruz. L’attrice spagnola, tuttavia, avrebbe rifiutato la proposta perché già impegnata nella realizzazione del quarto capitolo di Pirati dei Caraibi, assieme a Johnny Depp. Questo è, dunque, il momento in cui entra in scena Paul Thomas Anderson: il regista in persona avrebbe infatti consigliato a Von Trier di prendere in considerazione Kirsten Dunst per interpretare il ruolo principale del suo film. Poco tempo dopo, l’attrice conferma quanto accaduto, ma ne approfitta per precisare che il consiglio del regista venne appoggiato da un’altra regista in linea con il pensiero di Anderson, Susanne Bier.

“Un’esperienza liberatoria”

Lars von Trier e Kirsten Dunst cinematographe.it

Kirsten Dunst si può considerare una delle poche “sopravvissute” al rapporto regista-attrice sul set. A detta di molte protagoniste del cinema di Von Trier, fra cui Emily Watson e Nicole Kidman, il regista danese sarebbe un tipo piuttosto brusco e lavorare con lui sarebbe stata un’esperienza difficile e problematica, a causa delle esigenze di copione e anche della personalità di Lars. Kirsten Dunst, però, non sembra essere della stessa idea: secondo l’attrice, lavorare con Von Trier sarebbe stata “un’esperienza meravigliosa. Lars è capace di creare un ambiente che permette un sacco di libertà. Gira molto velocemente e registra anche le prove. Questo fa sentire gli attori molto liberi. Non ci sono grandi luci né grandi scenografie, ma sei immerso in un processo intenso per otto ore al giorno. Non ci sono interruzioni e questo favorisce la fluidità delle performance in un ciclo continuo che non interrompe la concentrazione, facendo sembrare tutto molto reale. Abbiamo improvvisato molto. Per me è stata un’esperienza liberatoria. L’attrice ha spesso, inoltre, dichiarato di essere interessata a tornare sul set con il regista, a patto che vi sia il ruolo giusto.

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Lars von Trier, Kirsten Dunst e il loro rapporto d’amicizia

 

Il rapporto lavorativo fra Kirsten Dunst e Lars von Trier è accompagnato a un rapporto di reciproca ammirazione e di amicizia. Da una parte, è risaputo che il regista nutre stima nei confronti di Kirsten Dunst e della sua carriera: ha infatti affermato di averla conosciuta grazie a diverse interpretazioni e di averla apprezzata in tutte, prima di sceglierla per Melancholia. Dall’altra, sappiamo che Kirsten Dunst si è sempre schierata dalla sua parte nei momenti difficili e in occasione delle polemiche attorno a lui e al suo metodo lavorativo. Dunst era seduta accanto a Von Trier nel momento in cui il regista si lasciò andare, a Cannes, alle celebri dichiarazioni su Hitler, mentre in risposta alle accuse riguardo la sua ubriachezza sul set afferma: “Non ricordo di averlo mai visto ubriaco. Forse due Schnapps a pranzo. Il realtà si tratta di un regista molto professionale.”

Kirsten Dunst , Melancholia e la depressione

Lars von Trier e Kirsten Dunst cinematographe.it

 

 

La decisione di voler prendere parte come protagonista a un film come Melancholia è dovuto, come dichiarato da Dunst, a una condizione psicofisica dell’attrice nel 2008. Se però, per Von Trier, la scrittura e la realizzazione di Melancholia può essere considerata come una sorta di terapia e di autoanalisi in risposta a un periodo di profonda depressione, lo stesso non può essere detto riguardo la partecipazione di Dunst al film, che dichiara: “Ho iniziato a stare male nel 2008. Il peso di tutte le responsabilità professionali, per una allora giovane come me, e gli effetti della costante pressione e presenza dei media, mi sono piombati addosso all’improvviso.” L’attrice continua: “Se non mi fossi aperta al percorso terapeutico non avrei potuto tornare a lavorare, e meno che mai recitare in un film doloroso come Melancholia, tutto imperniato sulla depressione.”