La cuoca del presidente: la storia vera della “signora ribelle” della cucina francese

Il film francese del 2012 s'ispira alla storia vera di Danièle Delpeuch, chef di campagna che stregò il Presidente Mitterand.

Il cinema, si sa, è finzione e immaginazione, il mezzo che più di tutti dà vita all’impossibile. Eppure, alcune volte, la vita propone storie così curiose e particolari che superano qualsiasi finzione, storie che è semplicemente impossibile da non raccontare. Proprio questo è successo a Christian Vincent, regista francese che nel 2012 ha diretto La cuoca del presidente, dove ha voluto raccontare la storia singolare di Danièle Delpeuch, la donna che con la sua cucina è riuscita a stregare un Presidente della Repubblica. La pellicola, di cui è protagonista la deliziosa Catherine Frot, ripercorre proprio quei due anni (dal 1988 al 1990) in cui la chef è stata portata via dal suo ristorante di campagna per diventare cuoca personale del Presidente francese Mitterand.

Non solo. Il film (in catalogo su Prime Video) ci fa vedere come Danièle, Hortense Laborie nella finzione scenica, attiri subito le antipatie del resto della “corte”, per via del suo talento, del suo carattere ribelle e della suo particolare feeling con Mitterand, lui stesso un gastronomo di prim’ordine. Sarà proprio questa insofferenza alle regole e la poca tolleranza delle gelosie a spingere Danièle verso una scelta coraggiosa, un passo indietro non da tutti per trovare la dimensione a lei più adatta.

Una donna di campagna al servizio dell’Eliseo

La cuoca del presidente

Hortense Laborie (Catherine Frot) è una cuoca stimata, proprietaria di un agriturismo del Périgord dove tiene corsi di cucina a cuochi provenienti da tutto il mondo. Un giorno, con sua grande sorpresa, la fama della donna raggiunge l’Eliseo ed Hortense viene convocata per divenire la cuoca personale del presidente, dato il desiderio espresso dall’uomo di nutrirsi con cibi semplici ma di grande qualità, in grado di riportarlo ai sapori dell’infanzia. Qui Hortense trascorrerà due lunghi anni all’insegna dell’impegno e della dedizione, lottando contro gli antagonismi dei colleghi e riuscendo faticosamente ad affermare se stessa e la sua personalità, grazie al carattere forte e poco malleabile. Ma, nonostante il successo della sua cucina ed il rapporto privilegiato col presidente stesso, Hortense deciderà di dare un altro corso alla propria vita ed alla propria carriera.

Danièle Delpeuch, la vera “cuoca del presidente”

la cuoca del presidente - Cinematographe.it

Ma come si fa a passare da un agriturismo di campagna alle cucine dell’Eliseo? “Sinceramente non saprei!” è la risposta della stessa Danièle Delpeuch, una bella signora dai capelli bianchi e dallo sguardo malizioso, ancora oggi fiera della sua esperienza e decisa della scelta apparentemente incomprensibile che ha compiuto. Sì perché, dopo due anni a viziare il Presidente Mitterand con la sua cucina semplice ma raffinata allo stesso tempo, Danièle chiese le dimissioni e lasciò il prestigioso incarico. Ma facciamo un passo indietro. Siamo alla fine degli Anni Ottanta, Danièle ha imparato a cucinare i piatti genuini della cucina francese di un tempo dalla mamma e dalla nonna, usando i prodotti coltivati nell’orto del papà. La cuoca si trova negli Stati Uniti per un periodo di pausa dal ristorante di famiglia La Borderie, quando il grande chef francese Joel Robuchon fa il suo nome alla Presidenza della Repubblica, sapendo che Mitterand voleva per la sua cucina personale «una donna di campagna, capace di mettere insieme i prodotti autentici del territorio».

La vita di Danièle cambia di colpo, e la cuoca si trova subito catapultata in un mondo fatto di protocolli, etichette e restrizioni, tutto quello che il suo carattere testardo e ribelle non riesce proprio a tollerare. Inoltre, il suo talento e il suo essere uno spirito libero si attirano da subito le gelosie dei colleghi, che provano a sabotarla e a sminuirla in tutti i modi. Ma Danièle va avanti per la sua strada, e lo fa per due anni, attirando l’attenzione del Presidente a suon di tartufo e fois gras, le due specialità della sua regione di provenienza. Proprio come succede a Hortense, anche Danièle incontrò il Presidente per caso, sbagliando porta mentre andava a lavoro. Questo però è uno dei pochissimi dettagli che Danièle ha raccontato, un po’ per il suo carattere riservato, un po’ per le indicazioni ricevute:

Non posso divulgare cosa amava mangiare il Presidente, ma posso confermare che era un gastronomo di prim’ordine, oltre che un uomo di grande cultura e di estrema gentilezza. Se proprio insistete posso dire che amava la zuppa di pesce e i tartufi del Sarladais detti “diamanti neri”. Glieli preparai anche in occasione di una visita di Gorbaciov a Parigi. Si leccarono i baffi tutti e due!

Ma nemmeno il feeling con il Presidente, dettato dall’amore per la cucina, ha potuto trattenere Danièle all’Eliseo. La signora ribelle della cucina era uno spirito troppo libero per rimanere in gabbiata in asfissianti “beghe da palazzo”. In due anni, infatti, la cuoca dovette discutere su tutto, dalla scelta dei menù alle preparazioni, fino ai prodotti da usare, che come racconta il film venivano considerati troppo cari. E poi l’obbligo di rispettare il protocollo, le regole, la burocrazia di palazzo, le punzecchiature e le ironie dei colleghi. Per Danièle era semplicemente troppo, e così chiese al Presidente di lasciarla andare. Seguendo la sua continua ricerca di genuinità, la chef volò in una base francese dell’Antartide, dove cucinò per un anno dopo aver risposto a un annuncio online. Una strana fine, per la prima cuoca donna del Presidente di Francia, ma una scelta in linea con Danièle: uno spirito libero in tutto e per tutto, che nessuno può imprigionare. Nemmeno il Presidente.