10 film di Josh Brolin che raccontano la sua trasformazione

10 film che raccontano un grande attore.

Dalla fine degli anni ’80 a oggi, Josh Brolin ha attraversato la storia recente di Hollywood con discrezione e tenacia. Figlio d’arte, ma mai solo “figlio di”, ha conquistato il proprio posto con scelte di carriera spesso coraggiose, a volte rischiose, ma sempre coerenti. Brolin è uno di quegli attori che non urlano per farsi notare: si muove tra personaggi complessi, tormentati, spesso moralmente ambigui, e li abita con una naturalezza rara. Non ha bisogno di sovraccaricare: basta uno sguardo, un silenzio, un gesto minimo per far emergere tutto un mondo interiore. Per anni ha lavorato sotto traccia, in film minori o ruoli secondari, prima di esplodere definitivamente con performance potenti in produzioni di alto livello. Negli ultimi due decenni, ha dimostrato una versatilità sorprendente: passa con disinvoltura dal cinema d’autore ai blockbuster Marvel, dai drammi politici ai thriller intensi. Sempre credibile, sempre vero. Questa selezione di dieci film — distribuiti lungo l’arco di quasi quarant’anni — racconta al meglio la trasformazione, la profondità e la coerenza artistica di un attore che oggi possiamo considerare tra i più interessanti della sua generazione.

1. I Goonies (1985), di Richard Donner

Josh Brolin - Cinematographe.it

È con questo cult anni ’80 che Josh Brolin debutta sul grande schermo, nei panni del fratello maggiore Brand. Il film è un simbolo della cinematografia adolescenziale dell’epoca, e Brolin porta al suo personaggio una fisicità rassicurante, da fratello maggiore un po’ goffo ma protettivo. Nonostante il tono leggero e avventuroso, è interessante rivedere oggi quella performance con gli occhi dell’adulto: si intravedono già alcune delle qualità che lo renderanno un attore di razza. La capacità di stare in scena con naturalezza, di essere parte di un gruppo senza mai farsi da parte, ma nemmeno rubare la scena. “I Goonies” è il punto di partenza di un percorso lungo e stratificato, ma anche un piccolo frammento nostalgico in cui vedere l’origine di un talento.

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2. Amori e disastri (1996), di David O. Russell

Nel film corale di David O. Russell, Brolin interpreta uno dei personaggi coinvolti nella ricerca delle proprie radici da parte di un giovane uomo adottato. È un film particolare, con un tono tra il comico e il surreale, dove ogni attore ha il compito di lasciare un segno anche in brevi apparizioni. Brolin gioca su registri più leggeri rispetto ad altri suoi ruoli futuri, ma dimostra una grande sensibilità nel tratteggiare un personaggio affettuoso, con una vulnerabilità sincera. In questo film si intravede la sua abilità nel modulare il tono, nel passare dal registro drammatico a quello più ironico senza perdere credibilità. Un passaggio spesso sottovalutato nella sua carriera, ma fondamentale per comprendere l’elasticità del suo talento.

3. Non è un paese per vecchi (2007), di Joel ed Ethan Coen

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Il film che ha segnato una svolta definitiva nella carriera di Brolin. Nei panni di Llewelyn Moss, un uomo qualunque che si ritrova coinvolto in una spirale di violenza dopo aver trovato una valigia piena di soldi, Brolin offre una performance intensa e misurata. È l’emblema dell’uomo comune travolto dagli eventi, e la sua interpretazione è costruita sul silenzio, sullo sguardo, sulla tensione costante. In un film dominato dall’inquietante presenza di Javier Bardem, Brolin riesce a ritagliarsi uno spazio personale, mostrando paura, determinazione, e una sorprendente umanità. È uno di quei ruoli dove non serve una scena madre per brillare: è il peso dell’intero film che passa dalle sue spalle, e lui regge con sorprendente naturalezza. Il punto di svolta che lo porta nel gotha degli attori hollywoodiani.

4. Milk (2008), di Gus Van Sant

In questo biopic dedicato all’attivista Harvey Milk, Brolin interpreta Dan White, il politico conservatore che finirà per assassinare Milk. È un ruolo difficile, scomodo, che poteva facilmente scivolare nel cliché, ma Brolin lo affronta con una complessità sorprendente. Non cerca mai di giustificare il personaggio, ma nemmeno lo riduce a una macchietta. Lo rende umano, pieno di contraddizioni, frustrazioni, paure. La sua interpretazione è sottile, profonda, e gli vale una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista. In un film dominato dalla straordinaria prova di Sean Penn, Brolin riesce comunque a lasciare il segno con una performance che mostra fino a che punto può spingersi nel dare corpo e voce a figure ambigue e tragiche.

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5. W. (2008), di Oliver Stone

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Qui Brolin si cimenta con uno dei ruoli più rischiosi e iconici: George W. Bush. Oliver Stone firma un biopic non convenzionale, e l’attore evita ogni imitazione caricaturale per concentrarsi sull’umanità, le fragilità e le contraddizioni dell’ex presidente americano. È una performance sorprendente, che alterna momenti drammatici a una sottile vena satirica. Il risultato è un ritratto affascinante e sfaccettato, che riesce a mostrare un lato inedito di una figura spesso polarizzante. Brolin dimostra coraggio e intelligenza: poteva essere una parodia, e invece costruisce un personaggio vero, fallibile, profondamente umano. È uno di quei ruoli che confermano la sua voglia di rischiare, di andare oltre la superficie, anche quando si tratta di icone politiche.

6. Sicario (2015), di Denis Villeneuve

Brolin torna al thriller, e lo fa con una prova glaciale e carismatica. Il suo Matt Graver è un agente CIA che si muove con inquietante naturalezza nei territori della guerra al narcotraffico. Con una recitazione misurata, fredda, ironica, riesce a incarnare perfettamente il grigio morale che domina tutto il film. Insieme a Benicio del Toro, costruisce un duo potente e disturbante. Non è il protagonista assoluto, ma la sua presenza è costante, quasi minacciosa. Denis Villeneuve lo dirige con mano sicura, e Brolin si conferma maestro nel costruire personaggi secondari dal peso specifico enorme. È una delle sue interpretazioni più sottili e sofisticate, e contribuisce in modo determinante all’atmosfera tesa e ambigua del film.

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7. Deadpool 2 (2018), di David Leitch

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Nei panni di Cable, il soldato venuto dal futuro, Brolin dimostra ancora una volta la sua versatilità. In un film che gioca costantemente con il tono, tra azione e demenzialità, riesce comunque a portare al suo personaggio un’intensità inaspettata. Cable è cupo, malinconico, violento, ma con un passato che ne spiega le motivazioni. E Brolin riesce a renderlo credibile anche nel caos più totale. La chimica con Ryan Reynolds è palpabile, e i due costruiscono un duo esplosivo, perfetto per l’equilibrio instabile della pellicola. È un ruolo che poteva essere solo muscoli e armi, ma grazie alla sua interpretazione, diventa un personaggio a tutto tondo. Cable non è un semplice comprimario: è uno degli elementi più riusciti del film.

8. Avengers: Infinity War (2018), di Anthony e Joe Russo

Il ruolo di Thanos ha consacrato Brolin anche presso il grande pubblico dei blockbuster. Grazie alla performance capture, l’attore riesce a dare vita a un antagonista memorabile, profondamente tragico e inquietante. Thanos non è un semplice “cattivo”: è un essere che crede nella propria missione, disposto a tutto per compierla. E questa convinzione si percepisce in ogni frase, in ogni gesto. La profondità emotiva che Brolin riesce a infondere al personaggio è sorprendente: dietro la violenza, si intravede il dolore, la determinazione, la solitudine. Thanos diventa così uno dei villain più riusciti della storia del cinema mainstream, proprio perché interpretato come un essere umano — e non come un mostro — sotto una scorza titanica.

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9. Dune (2021), di Denis Villeneuve

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Nel kolossal tratto dal romanzo di Frank Herbert, Brolin interpreta Gurney Halleck, fedele guerriero della casata Atreides. È un ruolo di supporto, ma essenziale per comprendere la struttura morale e affettiva del film. Gurney è un mentore, un soldato, ma anche un uomo segnato. E Brolin gli dona un’intensità asciutta, fatta di disciplina e dolore trattenuto. Il rapporto con Paul (Timothée Chalamet) è credibile e toccante, fatto di rispetto e affetto paterno. In un film corale e visivamente immenso, riesce a lasciare il segno con un personaggio che incarna l’onore e la fedeltà. È la dimostrazione che anche in ruoli secondari, Brolin sa imprimere profondità e spessore.

10. Vizio di forma (2014), di Paul Thomas Anderson

In questo noir psichedelico tratto dal romanzo di Thomas Pynchon, Josh Brolin interpreta l’investigatore privato Bigfoot Bjornsen, un uomo di polizia dal carattere duro e pragmatico, opposto al suo enigmatico antagonista, il detective Doc Sportello, interpretato da Joaquin Phoenix. Brolin offre una prova solida e misurata, incarnando la legge in un mondo caotico e surreale. Il suo Bigfoot è un uomo che incarna il rigore e la determinazione, ma anche una certa frustrazione per l’assurdità che lo circonda. Anderson costruisce un film complesso, dove la confusione e l’alienazione sono protagoniste, e Brolin si fa portavoce di quella realtà meno evidente, fatta di controllo e ordine. La sua interpretazione è un perfetto contrappeso all’atmosfera lisergica del film, e dimostra ancora una volta la sua capacità di adattarsi a registri molto diversi senza perdere autenticità. Un ruolo meno celebrato ma fondamentale per capire la versatilità e la profondità del suo talento.

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Fonte: Raccontiamo la carriera del grande attore Josh Brolin attraverso 10 titoli che ripercorrono e testimoniano il suo talento.