Jacob Elordi: tutte le tappe della sua carriera, da bad boy a star impegnata

Noto per i suoi ruoli in The Kissing Booth ed Euphoria, Jacob Elordi è passato da essere icona bad boy della Gen Z ad attore impegnato. Ripercorriamo le tappe fondamentali della sua carriera

Classe 1997, l’attore australiano Jacob Elordi non sembrava destinato a diventare uno dei volti più discussi del cinema contemporaneo. Cresciuto tra musical scolastici e rugby, dopo una manciata di piccoli ruoli una commedia romantica per adolescenti cambia per sempre la sua carriera: The Kissing Booth, distribuito nel 2018 su Netflix, lo trasforma in poco tempo in un fenomeno globale, il ragazzo d’oro del grande schermo e una vera e propria icona per la Gen Z. Ma proprio mentre il suo volto tappezzava le copertine patinate delle riviste, qualcosa in lui iniziava a stonare con l’immagine da poster boy. “Non voglio essere solo un bel ragazzo da commedia romantica”, dichiarava nelle sue prime interviste serie, lasciando intravedere una fame di ruoli più autentici, più scomodi e rischiosi. Nel giro di pochi anni, Jacob Elordi ha dimostrato di non essere solo un bel volto e un fenomeno passeggero. Il passaggio da Euphoria a Priscilla e Saltburn segna una netta evoluzione in cui l’attore si è spogliato delle vesti adolescenziali, per costruire, passo dopo passo, una carriera solida e sfaccettata.

Jacob Elordi: il passaggio da icona Gen Z ad attore di successo Cinematographe.it

Come si passa dal diventare l’idolo delle teenager a essere scelto da registi come Sofia Coppola e Guillermo del Toro? In questo articolo ripercorriamo la sua traiettoria, esplorando un percorso che parla di ambizione, trasformazione e soprattutto, scelte coraggiose.

Gli inizi e il successo di The Kissing Booth

Quando The Kissing Booth esce su Netflix nel 2018, nessuno, tantomeno Jacob Elordi, si aspettava che quel teen movie dai toni leggeri diventasse uno dei titoli più visti della piattaforma. Il film, adattamento di un romanzo pubblicato su Wattpad, segue le dinamiche romantiche e comiche tipiche del genere, e deve gran parte del suo successo alla chimica tra i due protagonisti: Joey King e, appunto, Elordi, nel ruolo del “bad boy” Noah Flynn. Per il giovane pubblico, Elordi diviene subito una presenza familiare: alto, affascinante, atletico, con uno sguardo da ribelle gentile che sembra essere frutto di un cliché perfetto. Ma dietro il sorriso da copertina si nasconde già un certo disagio. Elordi, che all’epoca ha solo vent’anni, si ritrova improvvisamente al centro di un’attenzione mediatica quasi soffocante, seguita da una serie di pesanti aspettative da parte del pubblico, soprattutto sul proprio aspetto estetico. L’attore ha raccontato in diverse interviste di aver vissuto quel periodo come un conflitto: il successo gli aveva aperto delle porte, ma il personaggio di Noah rischiava di chiuderne molte altre. “La gente veniva a vedermi per un certo tipo di fisico, non per quello che avevo da dire come attore”, ha spiegato tempo dopo, sottolineando quanto si sentisse lontano da quell’immagine iper-romantica e artefatta.

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Nonostante ciò, Elordi partecipa anche ai due sequel, The Kissing Booth 2 e 3, più per dovere contrattuale che per convinzione artistica. Nel frattempo però, inizia a rifiutare ruoli simili, ben consapevole del rischio di essere incasellato per sempre nel genere young adult. È proprio in questa fase che matura l’intenzione di “scappare” da quell’identità preconfezionata e cercare qualcosa di più vero, più inquieto, più sfidante. Per molti attori, il passaggio dal teen drama alla carriera adulta si traduce in un lento declino o in un difficile rebranding. Per Jacob Elordi, invece, questo passaggio si rivela un’occasione: una fase di rottura necessaria, il primo vero bivio tra la popolarità e la profondità.

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Jacob Elordi ed Euphoria: il volto oscuro della mascolinità

Il 2019 segna una frattura netta nella carriera di Jacob Elordi. Con Euphoria, serie HBO creata da Sam Levinson, l’attore abbandona il romanticismo scolastico di The Kissing Booth per immergersi in un ruolo profondamente ambiguo e lontanissimo dall’ideale del “fidanzato perfetto”. Il personaggio di Nate Jacobs è tutto ciò che Noah Flynn non è: violento, manipolatore, ossessionato dal controllo, imprigionato in una mascolinità tossica che fa a pezzi chiunque gli si avvicini. È un salto rischioso, ma calcolato. Elordi ha raccontato di aver lottato per ottenere quel ruolo, proprio perché voleva dimostrare di saper andare oltre il suo aspetto esteriore. E lo fa con sorprendente intensità. In Euphoria, riesce a costruire un personaggio che inquieta e affascina, un villain tragico che incarna le contraddizioni della giovinezza nell’era contemporanea.

Il tipo di pubblico di Euphoria è più adulto ed esigente, ma ciò gli permette di ridefinire la propria immagine all’interno dell’industria hollywoodiana. Per la prima volta, Jacob Elordi è parte di un progetto visivamente sofisticato, psicologicamente denso, dove può confrontarsi con registi e co-protagonisti di grande livello, a partire da Zendaya. Il suo lavoro su Nate, e la sua evoluzione nelle stagioni successive, lo rende un personaggio più stratificato e vulnerabile, mostrando una capacità attoriale che fino a quel momento era rimasta in ombra. Euphoria è il primo terreno dove Elordi inizia a prendere le distanze dai meccanismi hollywoodiani più superficiali. Nonostante il successo, l’attore si dichiara spesso critico verso l’industria, verso l’ossessione per l’estetica, e persino verso l’idea stessa di celebrità. È chiaro ormai, che non cerca l’approvazione del grande pubblico, ma un percorso personale, in cui ogni ruolo diventi una sfida.

L’arrivo di Jacob Elordi al grande cinema: Priscilla, Saltburn e The Sweet East

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Dopo Euphoria, Jacob Elordi avrebbe potuto capitalizzare la sua popolarità accettando blockbuster o altri ruoli da “bello e dannato”. Invece, compie una scelta controcorrente: privilegiare il cinema indipendente e di stampo autoriale, accettando personaggi che mettono alla prova la sua identità pubblica e il suo stile recitativo. È un atto di sottrazione e coraggio, che lo porta a lavorare con alcune delle voci più interessanti del panorama contemporaneo. Nel 2023, il ruolo di Elvis Presley in Priscilla di Sofia Coppola, ci aiuta a dimenticare l’icona pop tanto amata, lasciandoci scoprire un lato quasi inedito del cantante attraverso un film intimo, che racconta la difficile relazione tra Elvis e la moglie Priscilla dal punto di vista femminile. Elordi, consapevole di essere solo un satellite nella narrazione, accetta un ruolo volutamente contraddittorio: un Elvis magnetico ma anche inquietante, affascinante ma profondamente fragile. La sua interpretazione evita ogni caricatura, restituendo un’umanità disturbante e malinconica.

Euphoria è anche il primo terreno dove Elordi inizia a prendere le distanze dai meccanismi hollywoodiani più superficiali. Nonostante il successo, si dichiara spesso critico verso l’industria, verso l’ossessione per l’estetica, e persino verso l’idea stessa di celebrità. È chiaro, ormai, che non cerca l’approvazione del grande pubblico, ma un percorso personale, in cui ogni ruolo diventi una sfida.

Poco tempo dopo, sempre nel 2023, arriva Saltburn, film indipendente e opera seconda della regista britannica Emerald Fennell. Qui Elordi interpreta Felix Catton, rampollo aristocratico dal fascino indolente e ambiguo. In un film che esplora il desiderio, la manipolazione e l’ossessione, l’attore costruisce un personaggio che è al tempo stesso oggetto del desiderio e proiezione tossica del privilegio. Ancora una volta, mette in discussione la sua immagine pubblica: il corpo perfetto, la bellezza scenografica, diventano parte del linguaggio narrativo, e non un fine in sé. Anche in The Sweet East di Sean Price Williams, presentato a Cannes nella Quinzaine des Cinéastes, con il personaggio di Ian, Elordi sceglie un ruolo minore ma spiazzante, all’interno di un racconto più sperimentale. È la conferma che non cerca più visibilità a ogni costo, ma esperienze artistiche che lo mettano in dialogo con nuovi linguaggi e nuove visioni. Con queste scelte, Elordi rompe definitivamente il legame con i ruoli “facili” e si avvicina a una forma di recitazione più sottile, meno dichiarata, spesso giocata sul non detto. Il suo lavoro in questi film rivela una crescente attenzione al dettaglio: posture, silenzi, contraddizioni emotive. In pochi anni, è passato dall’essere guardato al costruire come essere guardato.

Jacob Elordi oggi: identità, ambizioni e orizzonti futuri

Nonostante la sua giovane età, oggi Jacob Elordi è un attore in costruzione, ma già pienamente consapevole del tipo di percorso che vuole tracciare. Il fascino estetico che inizialmente lo aveva imprigionato è diventato, nelle sue mani, uno strumento narrativo: può usarlo per sedurre, certo, ma anche per destabilizzare, spiazzare, mettere a disagio. E il suo futuro prossimo sembra confermare questa direzione. Tra i progetti più attesi c’è Frankenstein, la nuova pellicola di Guillermo del Toro, presentata all’82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, in cui Elordi interpreta il ruolo della Creatura, un ruolo iconico, fisico, tragico, affidato in passato ad attori come Boris Karloff, Robert De Niro e, più recentemente, Javier Bardem (che era stato inizialmente collegato al progetto). In mano a Del Toro, questa figura non è solo un semplice mostro, ma un simbolo malinconico e umano. Ciò ha richiesto a Elordi un’intensità nuova, quasi primitiva. È tempo di una sfida che possa definitivamente consacrarlo.

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Ulteriore progetto in lavorazione è il film Cime Tempestose, dove Elordi si troverà di nuovo a lavorare con Emerald Fennell, accanto alla collega Margot Robbie. In questo adattamento cinematografico del romanzo di Emily Brontë, Jacob Elordi interpreterà il ruolo di Heathcliff, un personaggio tormentato, passionale e vendicativo, perfetto per l’attore che ormai sa muoversi con disinvoltura tra eros e inquietudine. Sarà interessante vedere come l’attore riuscirà a rendere questo ruolo così carico di storia e quanto egli saprà staccarsi dalle interpretazioni classiche.

Il 2026 sarà un anno forse decisivo per la carriera del giovane Elordi. Il celebre regista Ridley Scott, noto per film importantissimi per la storia del cinema come Alien e Blade Runner, sceglie Jacob Elordi come uno dei protagonisti della sua prossima pellicola, The Dog Stars. Tratta dall’omonimo romanzo post-apocalittico di Peter Heller, l’uscita della pellicola è stata annunciata per il 27 marzo 2026. In questo ruolo, Jacob Elordi affiancherà attori come Guy Pearce e Margaret Qualley, salita alla ribalta con il ruolo di Sue nella pellicola del 2024 The Substance di Coralie Fargeat. La collaborazione con Ridley Scott è un ulteriore segno che Elordi sta entrando in una nuova fase, quella degli attori scelti non per la fama o l’apparenza, ma per la loro capacità di abitare mondi complessi.

Jacob Elordi: il passaggio da icona Gen Z ad attore di successo Cinematographe.it

Al di là dei singoli titoli, ciò che colpisce di Jacob Elordi è la coerenza delle sue scelte: ogni ruolo sembra parte di un discorso più ampio, che punta a decostruire l’icona e costruire l’interprete. In un’epoca in cui molti attori si lasciano guidare dai trend, Elordi appare come qualcuno che ha deciso di giocare a lungo termine, mettendo in primo piano la qualità, il rischio e l’autenticità. Non è ancora un attore “arrivato” e forse è proprio questo il suo punto di forza. Jacob Elordi è nel pieno di una trasformazione. Il bello, per chi ama il cinema, è osservare cosa l’attore diventerà, in un panorama spesso affollato da volti intercambiabili, mondo in cui egli sembra deciso ad affermarsi.

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