Il Traditore – Tommaso Buscetta: la storia vera dietro al film con Pierfrancesco Favino

La vera storia di Tommaso Buscetta, da cui è tratto il film Il Traditore.

Pierfrancesco Favino ha compiuto un eccellente lavoro ne Il Traditore, dove riproduce fedelmente sia le fattezze che l’accento siculo-portoghese del celeberrimo pentito Tommaso Buscetta. Detto anche don Masino e Il boss dei due mondi, andiamo a scoprire la vera storia dell’uomo al centro del lungometraggio di Marco Bellocchio.

La vera storia di Tommaso Buscetta

Tommaso Buscetta nasce il 13 luglio 1928 a Palermo, in una famiglia davvero povera, ultimo di 17 figli. Appena 16enne, sposa Melchiorra Cavallaro, che lo rende padre di quattro figli: Felicia, Benedetto, Domenico ed Antonio. Benedetti ed Antonio saranno vittime della lupara bianca durante la seconda guerra di mafia. Nel 1966 Tommaso Buscetta si unisce in matrimonio alla starlette Vera Girotti, dalla quale ha Alessandra. Due anni più avanti emigra in Brasile, dove conosce Cristina De Almeida Vimarais, che sposa nel 1978 in carcere a Torino e dalla quale ha quattro figli.

Avviata una serie di attività illegali nel mercato nero, Tommaso Buscetta viene affiliato nel 1945 a Cosa Nostra ed entra a far parte del mandamento di Porta Nuova. Vola poi fino in Argentina e quindi in Brasile, in cui apre una vetreria: il fallimento economico lo costringe a rientrare nel capoluogo siciliano. Qui si associa ad Angelo La Barbara, diventando un pericoloso killer. Sei anni dopo, una volta scoppiata la cosiddetta prima guerra di mafia, cambia coalizione: appoggia Salvatore “Cicchiteddu” Greco, pur rimanendo in disparte, temendo di essere ucciso.

tommaso buscetta, Cinematographe.it

Successivamente alla strage di Ciaculli, che costa la vita a La Barbara, fugge in Svizzera, Messico, Canada e Stati Uniti. Arrestato negli Stati Uniti e poi rilasciato, si trasferisce in Brasile, da dove avvia un traffico di cocaina ed eroina verso il Nordamerica. Arrestato il 2 novembre del 1972 dalle Forze dell’Ordine brasiliane, le autorità gli confiscano eroina pura per un valore di 25 miliardi di lire dell’epoca.

Estradato in Italia, viene rinchiuso a Palermo per traffico di stupefacenti ed esce una voltato scontati gli otto anni comminatigli. Riottenuta la libertà, Tommaso Buscetta riapproda in Brasile. Durante la seconda guerra di mafia negli anni Ottanta, la fazione vincente dei Corleonesi, guidata da Riina, decide di eliminarlo in quanto strettamente legato alla parte nemica. Non avendone l’occasione, attuano vendette trasversali contro i suoi parenti: in totale saranno undici le vittime.

L’arresto di Tommaso Buscetta e la morte

Il 23 ottobre 1983 quaranta poliziotti circondano Tommaso Buscetta nella sua casa a San Paolo in Brasile e lo arrestano. In un primo momento, evita di cooperare con le istituzioni, finché non comincia a rivelare organigrammi e piani della mafia al giudice Falcone. Per tale ragione è ritenuto dei primi collaboratori di giustizia della storia. Nel 1984 ottiene la possibilità di rifarsi una nuova vita negli Stati Uniti, in cambio di ulteriori confessioni contro la mafia americana, testimoniando al maxi processo di Palermo del 1986.

In seguito agli attentati dell’estate 1992, in cui muoiono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accusa gli onorevoli Salvo Lima e Giulio Andreotti di essere i principali referenti politici di Cosa Nostra. Muore di cancro il 2 aprile 2000, all’età di 71 anni, dopo aver passato la maggior parte della sua vita con la terza moglie e famiglia in Florida, negli Stati Uniti, sotto falsi nomi.

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