Hollywood è a rischio e la colpa è dei blockbuster (ma non per il motivo che pensate)

Perché i blockbuster stanno mettendo in crisi l’industria del cinema (e forse non c'è modo di salvarla).

C’era un tempo in cui le regole erano chiare: prima si scriveva una storia, poi si girava un film. Oggi sembra valere l’esatto contrario. Le dichiarazioni di Rebecca Romijn sul set di Avengers: Doomsday“la sceneggiatura non è pronta” – non sono solo una curiosità da dietro le quinte, ma l’ennesima conferma di una pratica sempre più diffusa a Hollywood: avviare produzioni da centinaia di milioni di dollari senza avere in mano un copione definitivo.

Il problema non nasce certo oggi. Già negli ultimi anni diversi blockbuster, da Quantumania a The Flash, passando per Jurassic World: Dominion e perfino Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, sono stati in larga parte scritti e riscritti mentre le telecamere erano già accese. È la logica dello studio system moderno: fissare la data d’uscita, blindare attori e merchandising, e sperare che la storia si sistemi strada facendo. È un modello che garantisce la macchina industriale nel breve termine, ma che sta svuotando i film di coerenza narrativa e di identità.

Che questo accada proprio con Avengers: Doomsday, il film chiamato a rilanciare l’intero universo Marvel dopo una serie di flop, rende la questione ancora più preoccupante. Un progetto di tale portata, con un cast sterminato e un budget da 300 milioni di dollari, avrebbe bisogno di una base solida, e invece rischia di diventare l’ennesimo puzzle messo insieme in corsa, sacrificando la storia sull’altare della tabella di marcia.

Il perché sia diventata una prassi è evidente. Le major ragionano sempre più in termini di marketing prima ancora che di racconto. Una volta annunciata una release date, spostarla è percepito come un fallimento. A questo si aggiunge la frammentazione creativa: troppi produttori e troppi team mettono mano al copione, che finisce per essere scritto da un comitato più che da un autore.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. I film risultano spesso spettacolari ma privi di anima, costruiti come catene di montaggio, con trame incoerenti e personaggi sacrificati. Il pubblico comincia a percepirlo, e il calo degli incassi di Marvel e DC non è solo una questione di “superhero fatigue”, ma il segnale di una stanchezza verso prodotti che sembrano tutti uguali e raccontano sempre meno.

James Gunn, che ora guida la DC, lo ha detto con chiarezza: “Non si gira un film senza una sceneggiatura buona”. La domanda è se Hollywood avrà il coraggio di fermarsi, tornare a raccontare storie prima di vendere giocattoli e pianificare crossover. O se aspetterà che la crisi d’incassi diventi irreversibile per riscoprire la regola più antica di tutte: senza una buona storia, nessun effetto speciale può salvarti.