Harry Potter, la serie reboot ha un’occasione d’oro: recuperare la sottotrama dimenticata di Hermione (e no, non si tratta di una pozione)
La saga di Harry Potter ha dimenticato una delle sottotrame più importanti di Hermione. Dovrebbero includerla nel reboot, ma con qualche modifica.
Uno dei motivi per cui l’universo di Harry Potter continua ad affascinare anche a distanza di anni è la profondità dei personaggi e la quantità di dettagli che J.K. Rowling ha disseminato nei suoi libri. Eppure, per quanto i film abbiano fatto un lavoro dignitoso nel portare Hogwarts sullo schermo, molte sottotrame sono finite… nella Stanza delle Necessità. Invisibili. Una delle più importanti? Quella che riguarda l’attivismo elfico di Hermione Granger.
I film di Harry Potter hanno totalmente ignorato la S P.E.W.

Sì, stiamo parlando della famosa (e completamente ignorata dai film) Society for the Promotion of Elfish Welfare — in sigla, S P.E.W. (in italiano C.R.E.P.A., Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti). Una delle iniziative più sincere ma anche più controverse di Hermione, che meritava decisamente più spazio. Nei libri, Hermione non è solo la “secchiona” del trio, la ragazza brillante che salva tutti con un incantesimo all’ultimo secondo. È anche una giovane donna con forti ideali di giustizia sociale, disposta a portare avanti battaglie anche da sola, con la testardaggine di chi ci crede davvero. La questione degli elfi domestici, spesso trattati come servi invisibili nel mondo magico, la colpisce al punto da fondare una sua organizzazione.
Tutto comincia nel Calice di Fuoco, quando l’elfa Winky viene pubblicamente umiliata e licenziata. Hermione non ci sta. Per lei, non è un episodio isolato, ma la punta dell’iceberg di un sistema schiavista radicato e accettato senza batter ciglio. Così nasce la S P.E.W. Peccato che nessuno — né Harry né Ron — la prenda sul serio. Ron, anzi, la prende in giro apertamente. Gli elfi domestici di Hogwarts? Offesi e scandalizzati all’idea di “essere liberati”. Insomma, la missione di Hermione si scontra con l’indifferenza generale e il rifiuto da parte degli stessi interessati.
E qui viene il punto delicato: la sua iniziativa, pur spinta da nobili intenzioni, finisce per scivolare in quella che alcuni fan hanno definito una rappresentazione del “white savior” – la figura che, pur animata da buone intenzioni, impone la propria idea di giustizia a chi non l’ha chiesta. In altre parole, Hermione parte in quarta senza davvero ascoltare. Ed è proprio questo l’aspetto interessante della sottotrama: Hermione evolve. Con il tempo, e con l’incontro con personaggi come Kreacher e Dobby, inizia a capire che la libertà non si impone, e che aiutare qualcuno significa prima di tutto ascoltarlo. Il suo attivismo si fa più consapevole, più rispettoso. E questo percorso di crescita personale arricchisce enormemente il suo personaggio.
Il reboot HBO può (e deve) rimediare
Ora che HBO ha messo in cantiere un reboot della saga, promettendo un adattamento più fedele ai libri, è il momento perfetto per rispolverare questa storyline. Non solo per rendere giustizia a Hermione, ma perché il tema che affronta — la giustizia sociale, il privilegio, il paternalismo — è oggi più attuale che mai. Mostrare i suoi errori, i suoi eccessi e poi il suo cambiamento darebbe spessore al personaggio, evitando di ridurla al cliché della ragazza perfetta. Perché anche la più brillante delle streghe può sbagliare. E proprio da questo nasce la vera magia della crescita.
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