Guida per riconoscere i tuoi gangster

Guida per riconoscere i tuoi gangster.

La maggior parte di noi sbarca il lunario osservando le regole del vivere civile senza avere una chiara visione del contrasto tra la malavita e la società legale. Oggi i criminali sono gente comune mescolata nel mondo in generale, come il vicino di casa di  Jep Gambardella. Per vederli è necessario uscire dalla nostra vita, dalla nostra cultura, dalla nostra famiglia e andare al cinema. Il gangster-movie riesce a farci vedere ciò che sarebbe difficile scoprire da soli, mostrando il mondo sotterraneo della malavita che pure esiste intorno a noi, prima e oltre le cronache di giornali e tv.

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Little Caesar/ Il Piccolo Cesare

Merito di un genere cinematografico incentrato sulle imprese di criminali che svolgono attività illegali facendo ricorso alla violenza o che svolgono attività legali sciogliendo e permutando regole e morale con inganni e corruzione. L’album cinematografico gangsteristico nei suoi ritratti più antichi racconta l’ascesa, il trionfo e la caduta di un eroe maledetto ma nel corso del tempo ha sviluppato altre strutture narrative, dalla lotta di classe all’emancipazione della donna, dagli interessi della mafia a quelli delle corporation, dalle rapine ai conflitti razziali, dai traffici internazionali e guerre tra cartelli ai racket sportivi. All’inizio era il sogno americano alla rovescia che correva parallelo al western o al musical, l’altra faccia della stessa medaglia che confermava e realizzava i limiti del sognatore.

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The Public Enemy/ Nemico Pubblico

“Il nostro sentirci coinvolti nelle vicende del gangster si fonda sul nostro identificarci in lui in quanto archetipo del sognatore americano, le cui azioni ed il cui comportamento implicano un modo di vivere che nasce dal sogno comune alla maggioranza di coloro che conducono l’esistenza tra gli aspetti e le contraddizioni particolari della società americana, un sogno in conflitto con la società. La morte del gangster è un brusco risveglio. Il mondo serra da oggi parte; e noi vediamo questa morsa. Possiamo tirarci indietro, spezzare il modello di identificazione, ma ciò non significa la fine del sogno, che invece continua da un film all’altro, poiché tutto ciò che i film possono sempre fare è restituirci al nostro mondo e noi desideriamo vivere spesso il sogno, poiché la nostra ambivalenza verso le restrizioni della società è profondamente radicato nella nostra psiche.” (Jack Shadoian, Il cinema gangsteristico americano. Sogni e vicoli ciechi. Dedalo, 1980).

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Scarface

Il sogno americano che si crea continuamente in forza della libertà e dell’uguaglianza tra gli uomini, sbarcati da ogni dove in cerca di fortuna nella terra delle opportunità e della ricchezza per tutti. Coraggio e buona volontà, tenacia e ambizione, avidità e cupidigia scatenate in ogni tipo di avventurosa combinazione nella ricerca del successo e restituite all’Europa in forma cinematografica. “Gli Americani ci hanno colonizzato il subconscio” sosteneva Wenders, che ha tentato di fare il percorso al contrario girando Hammett (1982), riappropriazione del noir che era riuscita meglio a Roman Polanski con Chinatown (1974) e definitivamente raggiunta da Sergio Leone con C’era una volta in America (1984). (Ri)scoperta dell’America e di un cinema dalle strutture narrative tipiche che ha colonizzato il conscio e l’inconscio degli spettatori di tutto il mondo, fino alle emulazioni degli aguzzini di Anwar Congo in Indonesia che si ispiravano ai film di gangster nei loro massacri (The Act of Killing, Joshua Oppenheimer, 2012).

Edward G. Robinson

Rico Bandello / Edward G. Robinson

 Il gangster-movie è l’altra faccia del sogno americano alla Frank Capra. In fondo le situazioni prevalenti sono le stesse, l’America è una società senza classi, è democratica ed offre ogni possibilità a tutti: un individuo di fronte al bisogno obbligatorio di avere successo viene illuminato dalla carità e dall’ottimismo e supera le difficoltà che ha di fronte, oppure non ci riesce e diventa il capro espiatorio di una società capitalista dove le possibilità di raggiungere la ricchezza devono essere illimitate e alla portata di tutti. Tutto si svolge tra gli estremi del successo e del fallimento. La gran via della libertà è una via sentimentale e superficiale, il gangster muore perché uccide ed uccide perché non vuole stare al suo posto, vuole scalare posizioni sociali troppo in fretta, non si accontenta della normale convivenza tra delitti ed affari.

Il gangster-movie classico

Il primo capolavoro del genere, anche se non è il primo in assoluto, è Little Caesar (Piccolo Cesare), di Mervin LeRoy, del 1930, basato sul romanzo omonimo di WR Burnett, autore anche di Giungla d’asfalto e High Sierra. Piccolo Cesare racconta l’ascesa e la sciagurata caduta del boss malavitoso di Chicago Rico Bandello (Edward G. Robinson), presumibilmente ispirato alla figura di Al Capone. Piccolo Cesare è il padrino che ha reso Robinson per i gangster ciò che John Wayne è per i cow-boy (Roger Ebert)

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Rico Bandello / Edward G. Robinson

 

Serg. Tom Flaherty: Bè, Rico, a quanto pare stiamo per fare quella famosa passeggiata insieme.

Rico: Tu credi? Ti ho detto che nessun fetente riuscirà mai a mettere i braccialetti a me.

Serg. Tom Flaherty: Avresti dovuto uscire subito quando te l’ho detto.

Rico: Madre di misericordia! È questa la fine di Rico?

(Fine prima parte)