Il giardino delle vergini suicide: frasi e citazioni del film di Sofia Coppola

Tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides, il film di Sofia Coppola – Il giardino delle vergini suicide – è ambientato nel 1974. Protagonista è la famiglia Lisbon, composta dai due genitori (James Woods e Kathleen Turner) e le loro cinque bellissime figlie: Therese (17 anni), Mary (16 anni), Bonnie (15 anni), Lux (14 anni) e Cecilia (13 anni).

Ad occuparsi dell’educazione delle cinque ragazzine è la madre, autoritaria e bigotta. Stanca di questa vita fatta di restrizioni, la più piccola delle Lisbon tenta il suicidio, tagliandosi le vene nella vasca da bagno. Gli assistenti sociali, che hanno notato le condizioni di vita delle sorelle, propongono ai genitori di lasciar vivere le proprie figlie come delle normali adolescenti.

La madre così organizza una festa, che si rivela più imbarazzante del previsto. Cecilia sceglie quindi di togliersi definitivamente la vita, gettandosi da una finestra. Questo è solo il primo evento che segnerà la fine prematura di tutte e cinque le sorelle.

il giardino delle vergini suicide

La bellezza di questo film non è data solo dalla trama, così profonda e drammatica, ma anche dai dialoghi e dalle frasi rimaste impresse nel tempo. Le citazioni rappresentano appieno lo stato d’animo delle protagonisti de Il giardino delle vergini suicide. Alcune di queste frasi aleggiano ancora nell’aria, così attuali e vere.

Il giardino delle vergini suicide: le più belle frasi e citazioni dal film di Sofia Coppola

A nessuna delle mie figlie è mai mancato l’amore, c’era tutto l’amore necessario nella nostra casa. Non ho mai capito il perché.

Sul volantino verde era scritto che c’erano ottanta suicidi al giorno, trentamila all’anno, e ci metteva in guardia sui sintomi di pericolo che non potevamo non notare: le pupille delle ragazze erano dilatate? Avevano perso interesse nelle attività scolastiche, negli sport e negli hobbies? Stavano allontanandosi dai loro coetanei?

“Evidentemente lei, dottore, non è mai stato una ragazzina di tredici anni.”

“Scoprimmo che le ragazze sapevano tutto di noi e che noi non potevamo capirle affatto.”

“Ciò che si trascinarono dietro non era vita, ma una banale lista di fatti frivoli, un orologio sul muro che scandisce il tempo, una camera offuscata a mezzogiorno, e l’assurdità di un’essere umano capace solo di pensare a se stessa. Cercammo di dimenticarle, ma ovviamente era impossibile.”

Nel corso degli anni sono state dette tante cose sulle ragazze, ma non abbiamo mai trovato una risposta. In fondo non importava la loro età, né che fossero ragazze. La sola cosa che contava è che le avevamo amate, e che non ci hanno sentito chiamarle, e ancora non ci sentono che le chiamiamo perché escano dalle loro stanze, dove sono entrate per restare sole per sempre e dove non troveremo mai i pezzi per rimetterle insieme