Ghost Stories: la spiegazione del film di Andy Nyman e Jeremy Dyson

Ghost Stories è capace, grazie al suo linguaggio, di usare la paura come strumento psicologico portando al centro tematiche difficili da affrontare.

Il professor Philip Goodman è un investigatore televisivo del soprannaturale, che ritiene possa essere sempre smascherato come una truffa tutto ciò che appare inspiegabile. fin da piccolo ha un mito, un altro uomo di televisione che si occupava dello stesso argomento, il soprannaturale. L’uomo è scomparso da anni ma un giorno egli si mette in contatto con Philip che quando lo incontra ne resta sconvolto perché l’uomo non solo è in disgrazia, ma è convinto di aver sbagliato tutto e che ci siano dei casi in cui la ragione non spiega ogni cosa. Per questo motivo gli chiede aiuto, affidando a Philip tre casi per lui inspiegabili, confidando che il professore riesca a trovare una soluzione così da non dover pensare di aver buttato via la sua vita. Il primo caso riguarda un guardiano notturno convinto di essersi imbattuto in un fantasma, il secondo un giovane che sostiene di aver incontrato una creatura demoniaca, il terzo è un uomo di successo la cui casa è infestata da poltergeist. Questa è la trama di Ghost Stories, il film di Andy Nyman e Jeremy Dyson.

Ghost Stories - Cinematographe.itGhost Stories: Goodman, il centro di ogni cosa

Il film è costruito come una sorta pellicola a episodi, racchiusi in un racconto a cornice, ma poi è come se superasse la sua stessa struttura e i singoli capitoli diventano parte di un gioco intricato le cui tessere poi tornano ad incastrarsi in modo affascinante. Le tre storie che si incrociano sono queste: un guardiano notturno, Tony Matthews, la cui moglie è morta di cancro e che si sente in colpa per aver smesso di andare a trovare sua figlia che soffre della sindrome “del chiavistello”, ha a che fare con una presenza sul posto di lavoro; l’adolescente Simon Rifkind investe una presenza demoniaca con la sua auto; il finanziere Mike Priddle è tormentato da un fantasma in attesa della nascita di suo figlio e alla fine si suicida con un colpo di fucile in testa mentre parla con Goodman. Goodman ha a che fare con dei folli che dicono di avere capacità soprannaturali, che credono di poter leggere la mente, con tutti coloro che credono nel potere della mente eliminando la ragione dal processo intellettuale.

I tre casi sono il cuore centrale di Ghost Stories e Goodman in un modo o nell’altro diventa punto attraverso cui passano i tre racconti. Philip e la sua storia inizialmente sembra avere il tono della comedy, in realtà è solo un modo in cui i due registi giocano con il ritmo e con la tensione lungo i tre casi che per stile, per indole, per contenuto sembrano storie a se stanti ma che hanno appunto un nucleo comune. L’angoscia e la paura pungolano lo spettatore portandolo in angoli bui che sembrano non dargli via d’uscita, facendolo dubitare di tutto.

La mente vede ciò che si convince di vedere; in queste parole c’è il senso del film. L’uomo e la mente umana sono facilmente impressionabili; è semplice autoconvincersi e proprio da questo assioma parte la storia di Goodman secondo cui ogni evento sovrannaturale è frutto dell’autosuggestione. Le tre storie in un modo o nell’altro insinuano il dubbio anche nel professore che ha la patente di scetticismo.

Ghost Stories - CInematographe.itGhost Stories: tre storie per rappresentare lo scontro tra dubbi e certezze

Il film interpella chi guarda, gli chiede di interrogarsi su ciò che sta guardando e sulla veridicità delle cose in cui crede, sulla relazione tra ciò che i sensi recepiscono e ciò che la mente elabora. Quindi il mondo si divide tra chi dubita e chi invece crede senza troppe incertezze e i registi sembrano trattare entrambe le categorie con la stessa ironia come se entrambe confidassero troppo in se stesse e nella percezione derivante dai loro sensi. Ghost Stories è dunque una interessante dissertazione sul vedere che ha nel protagonista il miglior rappresentante colto nel narrare e tirare le fila.

È stata una delle più belle sorprese dell’annata cinematografica, una di quelle geniali storie di fantasmi e presenze oscure che terrorizza, un thriller-horror che fa tremare i polsi ma fa anche riflettere sullo scontro eterno fede e ragione, usando anche l’ironia. Il film di Nyman e Dyson ha poche fragilità riuscendo a spaventare spingendo l’acceleratore su un argomento che può toccare tutti. I due conoscono bene le basi del genere, sanno perfettamente usare la grammatica del terrore e toccano ogni corda del testo, dalla struttura alla scelta degli interpreti.

Nonostante qualche lungaggine per mettere in scena la storia principale, Ghost Stories è capace, grazie al suo linguaggio, di usare la paura come strumento psicologico portando al centro tematiche difficili da affrontare, il rimpianto, l’errore, la morte e la famiglia. Come i migliori horror la storia di Goodman riesce a entrare tra le piaghe della mente umana, parlando alle nostre paure più profonde, prima fra tutte il rapporto con l’ignoto, l’inspiegabile, ciò che non è comprensibile dalla mentre umana. Ghost Stories è un horror antologico che scuote e terrorizza grazie al potere suggestivo del paranormale, che spesso ci aiuta a superare i dolori del quotidiano ma che qui serve a spaventare il pubblico. 

Ghost Stories: un horror ben fatto che gioca con le sue storie e con lo spettatore

Il film è un grande gioco fatto di simboli e allegorie, un divertissement che punta all’effetto immediato e alla contrazione delle storie che serve ad entrare in profondità nelle storie stesse. Goodman, di caso in caso, discende negli inferi e così entra in contatto con i propri fantasmi; appare evidente che tali spettri prendano forma dalle ferite individuali, da un passato complesso e doloroso.