Dove è finito il patrimonio di Freddy Heineken e a quanto ammonta?

Chi è Charlene de Carvalho-Heineken e a quanto ammonta il suo patrimonio?

La famosa birra Heineken, marchio olandese internazionale che nel 2017 conta 165 siti produttivi dislocati in più di 70 Paesi e che, in Italia, possiede i marchi della Moretti, dell’Ichnusa e della Messina, inizia il suo corso il 14 febbraio 1864. Il giovane ventiduenne Gerard Adriaan Heineken ottiene l’autorizzazione per acquistare il birrificio De Hooiberg di Amsterdam. Modificando tecniche di fermentazione, aprendo altri stabilimenti nel resto d’Europa, ma soprattutto, con la fine del proibizionismo, l’Heineken diventa la prima birra straniera ad essere importata negli Stati Uniti. È però nel 1948 e 1954 che la birra acquista il logo e il colore con i quali la si conosce oggi in tutto il mondo.

Leggi anche Il caso Freddy Heineken: analisi del film e spiegazione del finale

Charlene de Carvalho: la figlia di Freddy Heineken è tra le donne più ricche del mondo

Heineken

Charlene de Carvalho-Heineken

Primo posto tra i produttori di birra in Europa e secondo in base ai ricavi nel 2015, il patrimonio globale dell’Heineken ammontava a 1,5 miliardi di euro. La Heineken è inoltre sponsor di numerosi eventi sportivi e cinematografici, ed è nota anche per essere stata consumata da personaggi come Pablo Escobar e Freddie Mercury. Per quanto riguarda il secondo era facilmente visibile: durante alcuni suoi concerti la storica bottiglietta di vetro con la stella rossa e l’etichetta verde erano in primo piano accanto a bicchieri di plastica pieni. Fino al 2002, alla morte dell’ultimo proprietario della Heineken, Freddy Heineken, la figlia Charlene de Carvalho-Heineken, possedeva solo lo 0,80% delle azioni del padre. Non si era infatti mai interessata al suo lavoro, né si era mai distinta per le sue doti imprenditoriali, evitando spesso di parlare con i media. Madre di cinque figli e dedita alla propria famiglia, non aveva mai partecipato alla vita dell’azienda. Aiutata e supportata dal marito Michel de Carvalho, nome d’arte, Charlene ha preso in mano il potere del brand, viaggiando per il mondo visitando i birrifici, arrivando a detenere 100 milioni di azioni e il controllo della società. Diventando il motore dietro l’Heineken, con attualmente un patrimonio di 14, 2 miliardi di dollari, la de Carvalho-Heineken è l’11ª donna più ricca al mondo.

Il caso Freddy Heineken: leggi la storia vera del rapimento del magnate della birra

La Heineken è famosa anche per altri fattori, è l’unico grande Gruppo di proprietà familiare che ha da sempre mantenuto intatti i propri valori fondamentali, con uno sguardo all’innovazione e all’essere al passo con i tempi. Gli elementi che l’azienda non ha mai abbandonato e che, in parte, la contraddistinguono riguardano l’associazione della birra al divertimento e allo svago, come molti altri prodotti del genere, ma anche al rispetto verso i propri consumatori, trasmettendo sempre un messaggio di sicurezza e protezione. Basti pensare ai più recenti spot realizzati dalla Heineken: quello del 2011 che giocava sulle differenze tra uomini e donne con la didascalia finale “Serving the planet“, “Servi il pianeta“. 33 secondi senza dialogo che, apparentemente, potevano pubblicizzare una marca di scarpe e una di birra, o nessuna delle due, una pubblicità divertente e anche veritiera.


Ma forse il massimo fu raggiunto con lo spot del 2018 dove l’ex pilota tedesco di formula 1 e campione del Mondo nel 2016, Nico Rosberg fu protagonista di un mini corto utilizzato come pubblicità non solo della birra, ma anche dell’importanza di non bere quando si guida. Soprattuto considerando l’età dei più grandi consumatori di birra che si aggira tra i 18 e il 35 anni. In questo modo il brand pubblicizzava la birra, ma anche la guida sicura. Lo spot terminava con un preciso Rosberg che rifiutava una birra esordendo con “I’m still driving“, “Guido ancora” per poi passare alla chiara didascalia: “When you drive, just one beer is too many“, “Quando devi guidare, anche una sola birra è troppo“, mentre la macchina partiva per un’altra cosa. Subito dopo stella rossa dell’Heineken e ancora “When you drive never drink“, “Non bere mai quando devi guidare“. E se lo dice l’Heineken e Nico Rosberg allora è tutto diverso.

Sostenibilità e cronaca della Heineken, una delle aziende produttrici di birra più famose del mondo

Heineken

Heineken Experience

Senza dimenticare la loro ricerca dell’eccellenza e la passione che ogni proprietario di Heineken ha dimostrano nel produrre un marchio intramontabile nato dal sogno giovanile dell’ignaro Gerard Adriaan Heineken. Dal 1991, la fabbrica dove nacque la birra che venne poi esportata in tutto il mondo, è stata trasformata in un museo ad Amestardam, chiamato Heineken Experience. Proprio quando il brand passò nelle mani di Charlene, si vociferava che avrebbe venduto l’azienda, ma questo non è mai successo, anzi, era forse l’unica risposta rimasta invariata per anni e sulla quale la donna fu chiara da subito. Anche la sostenibilità è uno dei valori principali su cui si fonda l’Heineken che nel 2010 ha lasciato il piano Brewing a better world con focus le aree dove il business opera. Puntando quindi su produzioni a basso impatto ambientale, commercio sostenibile, tutela del territorio, ovviamente, consumo responsabile per garantire la sicurezza delle persone.

L’Heineken fu anche al centro di un fatto di cronaca, che turbò e scosse l’opinione pubblica, avvenuto il 9 novembre 1983 e del quale vene prodotto un film nel 2015 diretto da Daniel Alfredson, Il caso Freddy Heineken. Freddy, padre della de Carvalho-Heineken, venne rapito all’età di 60 anni da cinque ragazzi, piuttosto inesperti, Cor van Hout (attualmente condannato all’ergastolo con più condanne di omicidio), Willem Holleeder (cognato e assassinato per mano di Cor van Hout nel 2014), Jan Boellaard, Frans Meijer e Martin Erkamps. I cinque cercavano un modo per diventare ricchi facilmente e in poco tempo. Nonostante tutto misero in atto un piano dettagliato, sequestrando sia il presidente della famosa società produttrice di birra che il suo autista. Dopo 21 giorni vennero entrambi liberati, o meglio rintracciati dalla polizia, dopo che i rapitori non mantennero fede alla loro parola. Avevano infatti assicurato che, dopo il pagamento del riscatto, avrebbero lasciato andare Freddy Heineken e Ab Doderer.

Stasera in TV

Anthony Hopkins nei panni di Freddy Heineken nel film Il caso Freddy Heineken

Ed è qui che il sequestro passò alla Storia: alla famiglia venne chiesto di pagare la somma di 35 milioni di fiorini olandesi che equivalgono a 25 milioni di euro, attualmente la cifra di riscatto più alta mai richiesta in casi del genere. I soldi non vennero mai trovati né i rapitori hanno mai ammesso dove potrebbero esser stato nascosti. I cinque vennero, anche se a distanza di tempo diverse, tutti arrestati e condannati, grazie a una chiamata che permise il ritrovamento di Freddy e Ab e che svelò l’identità di tutti e cinque i rapitori. Chiamata che rimane, ancora oggi, del tutto anonima.