Frankenstein di Guillermo del Toro: 7 cose da sapere sul film

Con Frankenstein, Guillermo del Toro firma una delle sue opere più personali e mature. Il film è in streaming su Netflix dal

Guillermo del Toro, maestro del fantastico e del gotico, porta finalmente sul grande schermo il suo Frankenstein, un progetto che sognava da decenni e che ora diventa realtà. Il film, interpretato da Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth e Christoph Waltz, arriverà in alcune sale selezionate il 22 ottobre, per poi approdare su Netflix il 7 novembre 2025. L’autore de La forma dell’acqua e Il labirinto del fauno reinterpreta il celebre romanzo di Mary Shelley con uno sguardo intimo e poetico, spostando l’attenzione dal terrore alla tenerezza, dal mostruoso all’umano. “Per me non è un horror”, ha spiegato il regista, “ma una storia d’amore tra un padre e un figlio, una riflessione su cosa significhi essere umani”.

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Frankenstein: una storia immortale

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Il film Frankenstein racconta la vicenda di Victor Frankenstein, scienziato geniale e ossessionato dall’idea di creare la vita. Nel tentativo di superare i limiti della natura e di sfidare la morte, dà vita a una creatura composta da frammenti umani, un essere che, abbandonato dal suo stesso creatore, si trasforma in simbolo di dolore, solitudine e ricerca di identità. Guillermo del Toro riscrive questa storia universale mantenendone l’essenza tragica, ma arricchendola di sfumature emotive e riflessioni filosofiche.

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Un cast stellare

Nel ruolo di Victor Frankenstein troviamo Oscar Isaac, che restituisce al personaggio un’intensità nuova, divisa tra ambizione e rimorso. A interpretare la creatura è Jacob Elordi, volto emergente di Hollywood, che prende il posto inizialmente pensato per Andrew Garfield. Il cambio di attore ha richiesto un profondo ripensamento del design del mostro, adattato alla fisicità e alla sensibilità di Elordi. L’attore ha raccontato di aver trascorso fino a dieci ore al giorno nel trucco per entrare completamente nella parte, descrivendo l’esperienza come “un viaggio interiore verso la parte più pura e vulnerabile di sé”. Mia Goth interpreta Elizabeth Lavenza, l’amore e la coscienza di Victor, mentre Christoph Waltz è Henrich Harlander, figura ambigua e moralmente complessa. Il cast è completato da Charles Dance, Lars Mikkelsen, Felix Kammerer e David Bradley, che aggiungono profondità e umanità alla narrazione.

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Le location gotiche tra Canada e Regno Unito di Frankenstein

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Le riprese di Frankenstein sono iniziate nel febbraio 2024 a Toronto, per poi spostarsi in alcuni dei luoghi più suggestivi del Regno Unito. Il Royal Mile di Edimburgo, con la sua architettura austera, e la maestosa Burghley House di Stamford, nel Lincolnshire, sono diventati scenari perfetti per l’atmosfera gotica e malinconica del film. Del Toro, da sempre attento ai dettagli visivi, utilizza queste ambientazioni per amplificare il contrasto tra la monumentalità del mondo esterno e la fragilità dei sentimenti dei protagonisti.

La colonna sonora di Alexandre Desplat

A firmare la musica del film Frankenstein è Alexandre Desplat, uno dei più importanti compositori contemporanei e collaboratore di lunga data di Guillermo del Toro. Dopo La forma dell’acqua e Pinocchio, Desplat torna a lavorare con il regista per creare una colonna sonora che unisca dolcezza e inquietudine, capace di accompagnare lo spettatore nel viaggio emotivo dei personaggi. Con undici nomination agli Oscar e due vittorie (per Grand Budapest Hotel e La forma dell’acqua), Desplat conferma ancora una volta la sua abilità nel tradurre in musica la complessità dei sentimenti e l’anima visionaria del cinema di Del Toro.

Un film romantico, non un semplice horror

Nonostante l’immaginario gotico e la presenza della creatura, Guillermo del Toro tiene a precisare che il suo Frankenstein non è un film dell’orrore nel senso tradizionale. Durante il Festival di Cannes, il regista ha dichiarato: “Qualcuno mi ha chiesto se farà paura, ma per me è una storia romantica, una riflessione sul legame tra creatore e creatura, tra padre e figlio”. Il suo approccio è più vicino alla poesia visiva che alla paura: la creatura non è un mostro, ma un’anima ferita, un simbolo della ricerca di amore e accettazione in un mondo che rifiuta la diversità.

I messaggi e la visione del regista

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Come in tutti i suoi film, Del Toro usa la dimensione fantastica per parlare della realtà contemporanea. Il suo Frankenstein diventa una riflessione sull’umanità in un’epoca segnata dalla tecnologia, dalla guerra e dalla disumanizzazione. “Viviamo in un mondo che ci divide tra puri e terribili, in cui non c’è più spazio per la complessità”, ha detto il regista alla Mostra del Cinema di Venezia. “Questo film vuole fare pace con l’imperfezione, ricordare che si può essere buoni e cattivi allo stesso tempo, e che proprio le nostre fragilità ci rendono umani”. Del Toro non nasconde il suo messaggio politico e morale: i veri mostri non sono quelli creati in laboratorio, ma coloro che, “in giacca e cravatta”, disumanizzano gli altri in nome del potere.

Frankenstein è un’opera personale e universale

Con Frankenstein, Guillermo del Toro firma una delle sue opere più personali e mature. È un film che fonde la grandiosità del mito con la delicatezza del sentimento, un racconto visivo che parla di amore, perdita e redenzione. Lontano dal puro orrore, il regista messicano costruisce una meditazione sull’anima umana e sulla necessità di accettare l’altro, anche quando ci spaventa. Ancora una volta, Del Toro trasforma il fantastico in poesia e il mostro in un simbolo di bellezza ferita, regalando al pubblico una versione di Frankenstein che non fa paura, ma commuove.

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