Frankenstein: la creatura di Jacob Elordi tra orrore e umanità

Jacob Elordi dà nuova vita alla Creatura di Frankenstein di Guillermo del Toro, in un ritratto che unisce paura, fragilità e desiderio di accettazione. Il film è in alcune sale selezionate esce in alcune sale selezionate dal 22 ottobre e su Netflix dal 7 novembre 2025.

Il 2025 segna il ritorno sul grande schermo di uno dei miti più potenti della letteratura: Frankenstein, rivisitato da Guillermo del Toro. In questa nuova versione, la creatura è interpretata da Jacob Elordi, pronto a trasformarsi in un’icona gotica. Ma chi è davvero il “mostro” creato da Victor Frankenstein? E perché, sotto la sua apparenza spaventosa, nasconde un cuore profondamente umano? Scopriamo questa ed altre particolarità sulla curiosa creatura del Frankenstein di Guillermo del Toro.

Jacob Elordi, da astro nascente a icona gotica

Frankenstein. Jacob Elordi as The Creature in Frankenstein . Cr. Ken Woroner/Netflix © 2025.

Dopo il successo ottenuto con serie come Euphoria e film come Saltburn, Jacob Elordi affronta una delle prove più impegnative della sua carriera. Nei panni della Creatura di Frankenstein, non deve soltanto impressionare con la fisicità, ma deve calarsi in un personaggio tormentato, fragile, capace di suscitare empatia oltre che paura. Del Toro, che da sempre ama raccontare i “mostri” come figure poetiche, gli offre la possibilità di trasformarsi in un’icona gotica moderna, lontana dalle caricature del passato. La sua presenza scenica, unita a una recitazione introspettiva, rende questa Creatura non un semplice oggetto di terrore, ma un protagonista tragico e umano.

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Frankenstein: tra orrore e umanità

La creatura di Frankenstein rappresenta da sempre un confine fragile tra mostruosità e compassione, tra paura e desiderio di appartenenza. Nel film di Guillermo del Toro, interpretata da Jacob Elordi, questa ambivalenza viene accentuata fino a diventare il cuore pulsante della narrazione. Il corpo deforme e innaturale incute terrore, ma dietro la maschera del mostro si cela una sensibilità struggente, un essere che anela all’amore, al riconoscimento e a una forma di umanità che gli è stata negata fin dal primo respiro. Proprio in questo contrasto nasce la forza drammatica del personaggio: lo spettatore si trova diviso tra il disgusto per la creatura e la pietà per la sua solitudine, costretto a confrontarsi con il proprio concetto di “mostro”. Del Toro accentua questi aspetti con la sua regia visionaria, fondendo atmosfere gotiche e poesia visiva, e trasforma Elordi in un simbolo della diversità, dell’emarginazione e della rabbia repressa che si cela dietro ogni identità non accettata. Così, il mostro non è più soltanto creatura dell’orrore, ma diventa specchio delle fragilità umane, incarnazione di un dramma universale che parla di esclusione e desiderio di essere visti per ciò che si è davvero. Come accaduto in altri suoi lavori, dal Labirinto del fauno a La forma dell’acqua, il regista messicano si concentra sul confine sottile tra orrore e compassione, mostrando che spesso le creature considerate mostri non sono altro che specchi delle nostre stesse paure e fragilità.

Il mito di Frankenstein tra passato e modernità

Frankenstein; cinematographe.it
Oscar Isaac as Victor Frankenstein in “Frankenstein” directed by Guillermo del Toro. Photo Credit: Ken Woroner / Netflix

Il cinema ha dato vita a numerose incarnazioni del mito di Frankenstein, da quella iconica di Boris Karloff del 1931 alle più moderne rivisitazioni. Dalla pubblicazione del romanzo di Mary Shelley nel 1818, la creatura è diventata simbolo di un immaginario gotico che ha nutrito cinema, teatro, televisione e cultura popolare. La visione di Del Toro, però, si distingue per la volontà di restituire alla creatura la profondità intellettuale e sentimentale che il romanzo di Mary Shelley già possedeva e che fu riportata con discreta fedeltà nel 1994 dall’adattamento di Kenneth Branagh. Non più, dunque, un essere grottesco e silenzioso, ma una figura che pensa, soffre e ama. Jacob Elordi diventa così il volto di un nuovo modo di intendere il personaggio: non più relegato al ruolo di spauracchio, ma protagonista di una tragedia esistenziale che parla al pubblico contemporaneo.

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Con Frankenstein, Guillermo del Toro e Jacob Elordi riportano al centro dell’immaginario una figura che non appartiene soltanto all’orrore gotico, ma alla nostra stessa condizione umana. La creatura, lungi dall’essere soltanto un mostro, diventa simbolo di un’umanità dolente, fragile e allo stesso tempo universale.