Diane Keaton: storia di un’icona che ha trasformato la vulnerabilità in arte

Un'icona di ironia e imperfezione, Diane Keaton è stata un'antidiva immortale della nuova Hollywood

C’è qualcosa di profondamente umano in Diane Keaton, qualcosa che sfugge alle definizioni rigide di Hollywood. Non è mai stata la “diva” nel senso classico del termine. Non ha mai cercato di essere perfetta, e proprio per questo è diventata l’icona che tutti conosciamo. L’11 ottobre 2025, Diane Keaton, 79 anni, si è spenta a Los Angeles lasciando dietro di sé un’eredità artistica e umana impossibile da misurare con i soli premi o successi al botteghino. La sua forza e quella dei suoi personaggi nasce dalle crepe, dalle fragilità, da quella naturalezza disarmante che l’ha resa una delle figure più autentiche della storia del cinema americano.

Gli inizi di Diane Keaton: dalla timidezza al palcoscenico

diane keaton, cinematographe.it

Nata il 5 gennaio 1946 a Los Angeles, Diane Hall cresce in una famiglia della classe media californiana.
Sua madre, Dorothy Keaton Hall, è una fotografa dilettante che le trasmette la passione per l’estetica e la libertà creativa. Da lei eredita anche il cognome d’arte: Keaton. Fin da giovane, Diane mostra un carattere sensibile, introverso e al tempo stesso curioso. In un’intervista del 2015, ha dichiarato: “Volevo essere famosa. Volevo essere una star del cinema.” Questa determinazione l’ha spinta a trasferirsi a New York all’età di 19 anni per studiare recitazione. Dopo gli studi teatrali al Neighborhood Playhouse School of Theatre di New York, debutta nel 1968 a Broadway nel musical Hair. Ma il destino ha in serbo per lei un incontro che cambierà tutto, quello con Woody Allen.

Gli anni d’oro con Woody Allen

L’incontro con Woody Allen segna il punto di svolta nella vita di Diane Keaton, una svolta umana, sentimentale e artistica. Si conoscono nel 1968 durante le audizioni per la versione teatrale di Play It Again, Sam. Lei è una giovane attrice ironica, un po’ impacciata ma irresistibilmente vera; lui è un comico già affermato, geniale e nevrotico. Tra i due nasce immediatamente una connessione profonda, un’alchimia intellettuale e sentimentale che andrà oltre il palcoscenico e oltre gli anni della loro relazione amorosa.

Nel 1972 il sodalizio si trasferisce al cinema: Provaci ancora, Sam diventa un film per la regia di Herbert Ross e sancisce l’inizio di uno dei rapporti creativi più fecondi della storia del cinema americano.
Seguono, sotto la regia di Allen, Il dormiglione (1973), una folle commedia fantascientifica in cui i due giocano con i cliché della cultura pop e della politica americana, e Amore e guerra (1975), una parodia filosofica e geniale dei romanzi russi di Tolstoj e Dostoevskij. In queste opere, Diane Keaton diventa la controparte perfetta del mondo alleniano: lo specchio della sua nevrosi, ma anche la sua valvola di umanità.

Ma è con Io e Annie (1977) che la magia esplode in tutta la sua potenza. Allen scrive il film come una sorta di confessione sentimentale, un racconto di amore e perdita ispirato alla loro relazione reale. Il film conquista quattro Premi Oscar, tra cui Miglior Attrice Protagonista per Keaton, e consacra entrambi come simboli di una nuova sensibilità cinematografica. Lei diventa l’emblema della donna contemporanea: indipendente ma vulnerabile, ironica ma profonda, seducente senza artifici.

Nonostante la loro storia d’amore fosse finita già da tempo, infatti si erano lasciati poco prima delle riprese di Io e Annie, i due rimasero legati da un affetto indissolubile. Keaton sarà presente in molti altri film di Allen: Manhattan (1979), Radio Days (1987) e Misterioso omicidio a Manhattan (1993), in cui i due, ormai maturi, ritrovano la complicità di un tempo, tra battute affilate e malinconia. Anni dopo, Diane racconterà con tenerezza: “Woody è stato l’uomo più importante della mia vita. Non ho mai smesso di amarlo, anche quando non eravamo più insieme. Lui mi ha insegnato a non avere paura della mia stranezza.

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Dal Padrino a Reds: il nuovo volto femminile del cinema americano

Se Woody Allen ne ha messo in luce il lato ironico e nevrotico, Francis Ford Coppola ha rivelato in Diane Keaton una presenza drammatica e intensa. In Il Padrino (1972), Il Padrino – Parte II (1974) e Il Padrino – Parte III (1990), interpreta Kay Adams-Corleone, la moglie del boss Michael Corleone (Al Pacino), figura chiave nell’evoluzione morale della saga. Con quella parte Keaton dimostra di poter dominare la scena anche in contesti epici, tragici e maschili, portando umanità in un mondo dominato dal potere e dalla violenza.

Negli anni ’80, la Keaton si afferma come una delle attrici più versatili di Hollywood. In Reds (1981), diretta da Warren Beatty, dà vita alla giornalista e femminista Louise Bryant, ottenendo la sua seconda nomination all’Oscar. Seguono titoli come Baby Boom (1987), Crimini del cuore (1986) e Il padre della sposa (1991), film che fanno breccia nel grande pubblico e che ne consolidano l’immagine di donna indipendente ma empatica, capace di far ridere e commuovere con la stessa naturalezza.

Lontana dall’essere relegata al ruolo di “ex star”, Diane Keaton ha saputo reinventarsi anche nella maturità. Nel 2003 conquista una nuova generazione di spettatori con Tutto può succedere, accanto a Jack Nicholson. Qui interpreta Erica Barry, una scrittrice di mezza età che ritrova l’amore, un ruolo che le regala un’altra nomination all’Oscar e un Golden Globe. Il segreto di Keaton è la naturalezza: non finge giovinezza né si rifugia nella nostalgia, ma abbraccia con ironia la complessità del tempo che passa.
Oltre alla recitazione, Diane Keaton ha mostrato discreta sensibilità anche dietro la macchina da presa. Ha diretto film come Avviso di chiamata (2000), ma anche documentari e progetti fotografici.

Appassionata di architettura e restauro, ha pubblicato libri come California Romantica e House, dedicati al design delle case storiche. Nel libro Then Again (2011) racconta il rapporto con la madre e la propria vita con una sincerità rara, affrontando anche i suoi disturbi alimentari e la scelta di non sposarsi mai.
Ha adottato due figli, Dexter e Duke, ai quali ha sempre dedicato il suo affetto più autentico, lontano dalle luci dei riflettori.

L’eredità artistica di Diane Keaton

Diane Keaton è scomparsa l’11 ottobre 2025 a Los Angeles, all’età di 79 anni, lasciando un vuoto immenso nel cinema mondiale. La sua eredità va oltre i premi e i ruoli: risiede nella sua autenticità, nel coraggio di mostrarsi imperfetta, nella capacità di unire eleganza e goffaggine, forza e vulnerabilità, autoironia e determinazione. In un’industria che spesso impone maschere, Keaton ha scelto la verità dell’imperfezione, la leggerezza dell’ironia e la forza della vulnerabilità. E queste caratteristiche, con la sua risata contagiosa, i cappelli improbabili e gli sguardi che raccontavano più di mille parole, rimarrà per sempre nella storia del cinema.

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