Denis Villeneuve, oltre Arrival ecco i migliori film del regista canadese

Pur avendo diretto successi recenti come Sicario e Arrival e attori di alto calibro, la filmografia di Denis Villeneuve risulta ancora ostica per molti appassionati di cinema.

Un nome destinato però a divenire noto dopo il suo ultimo lavoro Arrival uscito già nelle sale statunitensi guadagnando una cifra stimata di 24 milioni $ solo nel suo weekend di esordio. Arrival racconta della storia di una linguista (Amy Adams) e un matematico (Jeremy Renner), che incaricati dal governo degli Stati Uniti devono riuscire a trovare un modo per comunicare con degli alieni sbarcati misteriosamente sulla Terra senza conoscere la lingua umana.

In attesa dell’uscita del film nelle sale italiane, vi proponiamo un rapido excursus dei più grandi lavori di Denis Villeneuve.

Denis Villeneuve: da Sicario ad Arrival, i film da vedere del regista canadese

August 32nd on Earth (1999)

Dopo aver diretto diversi video musicali e cortometraggi, Villeneuve ha esordito nel 1998 con August 32nd on Earth un film indie la cui storia si concentra su una donna (Pascale Bussières) che sopravvive a un incidente d’auto quasi fatale. Anche se lo script risulta essere debole, l’occhio attento e visivo del regista è ben evidente, sopratutto nelle sequenze ambientate nella vasta arida America.

Maelström (2000)

Il secondo lavoro di Villeneuve è un “film d’essai” raffinato. Inizia con inquadrature di un pesce morto sul ceppo di un macellaio per concentrarsi poi sull’aborto di una donna entrando sempre più nel dettaglio della relazione tra la donna (Marie Josée Croze) e un uomo  (Jean-Nicolas Verreault). Il risultato è una favola moralistica vincitrice di cinque premi Genie canadesi, tra cui Miglior Film e Regista, un ritratto eclettico ed elettrico al tempo stesso, dell’interconnessione della vita e della brutta realtà in agguato sotto le facciate eleganti della società.

Polytechnique (2009)

Come Maelstrom, il terzo lungometraggio di Denis Villeneuve è stato acclamato e premiato con nove premi (tra cui Miglior Film, Regia, Sceneggiatura, e Cinematografia) in Canada. Ricordando lo stile di Gus Van Sant, Villeneuve riporta sul grande schermo la sparatoria di massa del 6 dicembre 1989 avvenuta a Montreal  École Polytechnique, dove un uomo armato, Marc Lèpine, uccise quattordici donne, ferendone molte altre, prima di togliersi la vita. Il regista non tenta di porre una risposta al perchè quella tragedia ha avuto luogo, piuttosto egli colloca gli spettatori negli spazi macchiati di sangue di quel giorno, aprendoli alla riflessione sulla fragilità della vita e lo spettro onnipresente della morte – tutto tramite una eccelsa fotografia in bianco e nero.

La donna che canta (2010)

Mentre i suoi primi tre film sono rimasti alla periferia del mainstream, il quarto lo ha condotto su una scala internazionale molto più ampia. La storia dei due fratelli canadesi che intraprendono una ricerca – richiesta dalla madre prima di morire – per consegnare lettere al padre che credevano fosse morto e un fratello la cui esistenza era sconosciuta. Un “trauma” raccontato in un dramma in cui passato e presente coesistono in un dialogo polemico. Una saga straziante ripagata con la nomination all’Oscar come miglior film straniero.

Prisoners (2013)

La donna che canta ha permesso a Denis Villeneuve di sbarcare a Hollywood, dove esordisce con un thriller angosciante: Prisoners. La vicenda ripercorre la storia di un padre (Hugh Jackman), il cui bambino scompare e tutti gli indizi del rapitore sembrano condurre a un malato mentale (Paul Dano). Quel sospetto spinge Jackman a rapire l’uomo e torturarlo. E’ un giallo avvincente che ruota al tema della vendetta, la scoperta della verità e la presenza pervasiva del male. Il direttore della fotografia Roger Deakind,grazie all’atmosfera minacciosa delle immagini costituita da una brillante fotografia, ottiene una nomination agli Oscar.

Enemy (2013)

Nello stesso anno di Prisoners, 2013, Denis Villeneuve torna a lavorare con Jake Gyllenhaal per il film Enemy tratto dal romanzo di Josè Saramago. Un professore universitario (Gyllenhaal) affitta un film e scopre che uno degli attori è il suo gemello speculare. In questo “viaggio” iniziano ad alternarsi una serie di sfocature, sovrapposizione e intriganti domande senza risposte.

Sicario (2015)

Nel 2015 per il film Sicario, Denis Villeneuve collabora nuovamente con il direttore della fotografia Roger Deakins. Il prodotto giudicato positivamente dalla critica, racconta attraverso gli occhi di un agente FBI (Emily Blunt) il traffico di droga messicano. Ben presto l’agente, inviata per partecipare a un’oscura task force, si ritroverà a faccia a faccia con un misterioso assassino (Benicio del Toro). Il puro splendore audiovisivo è rappresentato da un abbagliante e oscura fotografia che dona un effetto spaventoso a tutto il film.