Cinematographe.it presenta Ricordi? di Valerio Mieli

Perché il cinema ha bisogno di registi come Valerio Mieli e di film come Ricordi?, con Luca Marinelli e Linda Caridi? La nostra analisi in lungo e in largo di un film che si sofferma sul tempo e di come esso pesi su tutti noi.

Momenti, luoghi, persone, volti. Come per dei flashback, il passato irrompe nel presente e gli occhi si squarciano. Se ci si ferma anche solo per un secondo, si viene trasportati in un altro posto, in un’altra dimensione, nel passato e ci si ritrova lì, vestiti come al primo appuntamento, e si percepiscono nitidamente le parole dette da noi e dagli altri; tutto è come in quel preciso istante. Sono solo ricordi, si potrebbe dire per banalizzare il processo, ma quelle briciole di passato possono essere lievi come amorose carezze o dolorose come pugni ben piazzati. Questo è il magma narrativo attorno a cui si costruisce Ricordi?, il secondo lungometraggio di Valerio Mieli che arriva a distanza di dieci anni da Dieci inverni, il suo primo e fortunato lavoro in cui ha diretto Isabella Ragonese, Camilla, e Michele Riondino, Silvestro.

Ricordi?, ancora lì, tra le pieghe dell’anima e del cuore

Mieli torna a parlare di sentimenti, d’amore, di coppia. Se in Dieci inverni si è avvicinato a due amici che, solo dopo dieci anni, riescono a vivere la loro storia, qui parte proprio dal punto in qui finisce il primo, la nascita di una relazione, e dialoga a bassa voce con i ricordi e con la loro intimità. L’autore si inerpica ancora una volta sulle lentezze dell’amore, sulla curiosità dei primi incontri, sugli attimi fondamentali che fanno di una frequentazione un amore. Ricordi?, come Dieci inverni, mette al centro un lui (Luca Marinelli), bello e tormentato, e una lei (Lida Caridi), allegra e un po’ bambina, che si incontrano per caso, si intravedono durante una festa e si capiscono, sono entità diverse che diventano un uno: un infelice e un’entusiasta, uno scuro e una luminosa, un disilluso e una sognatrice, almeno all’inizio. Se nel primo film Mieli fa la cronistoria di due timidi, orgogliosi che non hanno il coraggio di parlarsi, dirsi, amarsi, e a Camilla e a Silvestro servono proprio questi dieci inverni per capire che l’unica cosa che vogliono è stare insieme, qui il punto di vista sembra essere, all’apparenza, quasi contrario.

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Ricordi? parla di due che si innamorano subito, ma tutto cambia quando vanno a vivere insieme e, dopo lo strappo, tentano di dimenticarsi, di rompere il cordone che li unisce (“Io non avevo più il tuo numero, l’avevo cancellato, ero stata brava, solo che poi me lo sono ricordato” dice lei a lui). Si lasciano – Mieli sembra mettere in scena ciò che potrebbe succedere a Camilla e a Silvestro dopo la fine del loro film – e cercano di trovare pace in altre storie, in altri corpi – come avevano fatto i protagonisti di Dieci inverni – ma sembra impossibile perché nonostante i se e i ma, la mente li riporta indietro. C’è però un filo rosso che tiene insieme le due storie e questo è visibile proprio nella mappatura dei sentimenti che si intrecciano, si complicano, si evolvono.

Oltre alle tematiche ci sono anche luoghi narrativi che ritornano nei primi due film del regista, che rendono Lui e Lei, Camilla e Silvestro amici che hanno qualcosa in comune, fratelli d’amore le cui storie sono tanto simili quanto diverse. Nessuna delle due coppie sa il nome dell’altro, si incontrano in vari momenti della loro vita, le loro esistenze si incrociano e sono unite grazie ad una casa in vendita, il finale delle loro storie è aperto.

Con Ricordi? Mieli osa senza timori

Ricordi? è un film che osa, che rompe gli schemi, che lavora come la memoria; può infastidire, turbare o anche far cadere innamorati e persi di questi personaggi che non hanno niente di speciale, non sono eroi, ma che provano proprio ciò che ognuno ha sentito almeno una volta. Le storie narrate da Mieli infatti possono sembrare banali, semplici, a renderle strazianti e malinconiche, appassionate e dirompenti è la sua narrazione, punto focale anche di quest’ultimo film la cui trama potrebbe sembrare esile. Il regista scrive di questo lui e di questa lei come se i loro sentimenti fossero elementi di una partitura musicale che segue le salite veloci e vorticose – gli amplessi di cui lo spettatore è partecipe -, come anche le discese rovinose e drammatiche (le prime liti, il momento in cui l’uomo decide di chiudere). La loro è una passione travolgente, un abbraccio lungo di conoscenza e di riconoscimento ma poi come dice il giovane la poesia diventa “pappa” e, i ricordi si confondono, le cose non sono più felici come prima forse anche perché convivendo l’uno ha preso un po’ dell’altro: lei è diventata un po’ più triste e lui fin troppo idealista.

Ricordi? è un film in cui c’è una profonda analisi sul tempo e su quanto spesso gravi sulla vita di ciascuno. Se Dieci inverni è fatto di un tempo “reale”, di anni che passano, incontri e rincontri, di luoghi in cui Camilla e Silvestro si sfiorano senza raggiungersi mai veramente, Ricordi? è costruito su tempi sfalsati, dilatati, di passato e presente dai contorni sfilacciati. I due film sembrano essere quasi dicotomici sotto questo punto di vista, ma in realtà sono facce di una stessa medaglia: Mieli gioca con il destino, malefico attore protagonista nella storia di Camilla e Silvestro, come qui gioca con la memoria per narrare l’amore profondo e sincero che spesso è difficile, complicato, come sono complicati coloro che lo provano.

Ricordi? di Mieli gioca con la memoria e con il tempo

Mieli parla di ricordi che formano e danno senso alle vite proprio perché il “presente non esiste”; se questo è vero dal punto di vista contenutistico e narrativo lo è anche perché sembra che in Ricordi? ci siano tutte le influenze dei film visti dal cineasta: c’è la sospensione del ritmo, la dilatazione del tempo morto che ricorda, alla lontana, quelli di Terence Malick, il mondo surreale e lunare di Fellini, la paura invalidante di Saverio Costanzo e un po’ di Gondry. Questo però è annacquato, disperso nella sua grande personalità, che emerge da ogni movimento di macchina, è reso nuovo proprio per quel suo occhio sensibile che racconta qualcosa di solito in maniera insolita.

Il passato non è una terra straniera per Mieli ma provoca qualcosa che si avvicina di più alla dolente malinconia di Eternal Sunshine Of The Spotless Mind Quotes, anche se in Ricordi? nessuno vuole cancellare ciò che è stato, ma anzi i protagonisti vogliono immergersi dentro ad esso, impossibilitati a vivere il presente. Il film proprio per questo sa essere inquietante e affascinante perché i ricordi possono ferire come lame affilate: il giovane docente di Storia romana, interpretato da Marinelli, si dispera per ciò che non ha più, piange come un bambino quando sente un profumo che gli ricorda qualcuno del suo passato, si arrabbia come se il ricordo fosse un atroce super potere quando ritrova per casa la fascia per capelli della donna che ha lasciato. Mieli non usa artifici per separare passato e presente, frammenta, accumula le cose di ieri, aggiungendole a quelle di oggi, sceglie di dipingere i ricordi come folgorazioni che prendono il protagonista maschile nei luoghi in cui è stato bambino, dove si è innamorato per la prima volta, le stesse che colgono la sua ex ragazza quando torna nelle strade, nella casa in cui hanno vissuto insieme, nelle stanze per loro importanti. Il regista rende la memoria, il passato, i ricordi come fossero qualcosa di reale, tangibile, come i filmini che chiunque ha in soffitta, le cose si sovrappongono e diventano modi per conoscere meglio i protagonisti.

Ricordi? e Mieli sono un film e un regista di cui il cinema italiano ha bisogno

Se Dieci inverni è un film molto più classico, Ricordi? (ha incassato fino ad ora 94,6 mila euro) pulsa di una forza e di una vitalità più contemporanee, si fa espressione di un cinema che intraprende strade, scelte narrative e registiche poco battute nel confine nazionale. Il secondo lungometraggio è un film ambizioso che guarda al cinema d’autore e a quello straniero ma che non lo imita, facendo un suo percorso e questo perché Mieli ha una sua voce e un suo modo di raccontare che si ritrova con difficoltà in altri film, lambendo un lato spesso oscuro della narrazione, la poesia.

Un’opera come questa, coraggiosa, piena di sentimento, che sa raccontare anche l’umanità con lentezza e nelle pause, può dare molto al cinema italiano di oggi, anche nel film d’amore, spesso ingabbiato nei soliti cliché romantici e poco veritieri, e un regista come Mieli fa ben sperare che ci possano essere ancora tante storie da portare sullo schermo.

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