Cinema e pazzia: 10 film sulla malattia mentale
La follia è, da sempre, uno dei temi più cari alla cinematografia di tutti i tempi. Il rapporto ambivalente di attrazione e repulsione esercitato dalla pazzia è stato, nel corso del tempo, approfondito ed esplorato in tutte le sue forme sul grande schermo e ogni regista ci ha dato una visione differente ed ha esaminato un singolo aspetto della follia umana.
Tra le interpretazioni più interessanti c’è sicuramente quella data dal regista austriaco Fritz Lang (di cui festeggiamo, attraverso questo viaggio tra cinema e pazzia, il giorno del compleanno!) in M – il mostro di Düsseldorf, del 1931. Ispirato a reali omicidi avvenuti in Germania nel corso degli anni venti, il film è il primo esperimento del regista con il sonoro ed è considerato uno dei migliori esempi di cinema espressionista.
Particolarmente interessante, la scelta di Lang per quanto riguarda il protagonista; uno psicopatico e disturbato assassino seriale di bambine, il quale non può esimersi dal compiere i suoi barbari ed efferati crimini a causa delle voci che sente nella testa, che lo spingono ad uccidere di nuovo.
Per dare vita al difficile personaggio, probabilmente affetto da disturbo schizofrenico, Lang scelse l’allora affermato Peter Lorre, che fu in grado di realizzare un’interpretazione magistrale. Particolarmente in contrasto con il modo in cui, istintivamente, immagineremmo un “mostro”, Lorre è caratterizzato da una fisionomia, con tratti bambineschi, che non farebbero pensare immediatamente ad un cattivo. La sua statura bassa, il viso tondo e gli occhi esageratamente grandi, provocherebbero, a prima vista, più simpatia che paura. Proprio grazie a questo e alla stupenda performance dell’attore, emerge ancora più drammaticamente il contrasto tra l’immagine dell’assassino e la sua natura violenta e malata.
L’aspetto fisico del protagonista, così come l’andamento della storia, concorre a creare sentimenti ambivalenti nello spettatore che, se da un lato è portato a schierarsi dalla parte delle bambine assassinate, dall’altro non può che provare empatia per il dramma del “mostro”, soprattutto quando quest ultimo viene sottoposto a processo da parte della malavita.
Lo stesso protagonista, proprio nel corso del confronto con i malavitosi, fornirà una lucida e oggettiva analisi del suo dramma: “Chi può sapere come sono fatto dentro? Che cos’è che sento urlare dentro al mio cervello? E come uccido: non voglio! Devo! Non voglio! Devo! E poi sento urlare una voce, e io non la posso sentire!”.
Nella spiegazione del modo in cui avviene l’istinto omicida si evidenzia, in maniera toccante ed inequivocabile, lo stato di malato mentale del protagonista ed emerge pienamente il dramma di una persona costretta a compiere gesti terribili, spinto da una volontà/non-volontà che lo imprigiona.
Lang, tuttavia, non è stato l’unico cineasta ad essere stato attratto dal tema della pazzia: nel corso degli anni sono state tante le opere cinematografiche con al centro questa tematica.
Cinema e pazzia: 10 film che hanno portato la follia sul grande schermo
Uno degli esempi più indietro nel tempo e più riusciti è il film muto del 1920 Il gabinetto del Dottor Caligari, diretto da Robert Wiene, che si avvalse di alcuni suggerimenti proprio da parte di Fritz Lang.
Opera simbolo della cinematografia espressionista tedesca, il film parte da un flashback, in cui il protagonista Francis racconta le sinistre vicende legate al Dr. Caligari, che spinge Cesare, il protagonista, a compiere alcuni omicidi. Ma alla fine del lungo e allucinato flashback la realtà che emerge è ben diversa: Francis è, in realtà, un malato mentale che ha raccontato una realtà distorta frutto della sua immaginazione, utilizzando medici e pazienti del manicomio in cui è rinchiuso come personaggi della sua fantasia.
Ma è nel 1960 che il Maestro del brivido Alfred Hitchcock ci regala una delle migliori rappresentazioni della schizofrenia con Psyco.
Il film è particolarmente riuscito anche grazie all’interpretazione del suo protagonista, Anthony Perkins, che resterà per sempre legato a questo ruolo. Norman Bates gestisce un motel ed è ossessivamente legato alla madre morta, tanto da assumerne la personalità per compiere efferati omicidi.
Nel 1976, Miloš Forman ci porta all’interno di un ospedale psichiatrico, dando vita ad una forte critica alle condizioni in cui, all’epoca, erano tenuti i malati, parliamo di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Jack Nicholson è Randle McMurphy, inviato nell’ospedale psichiatrico di Salem per essere sottoposto ad esami che spieghino se la sua malattia mentale sia reale o solo simulata. All’interno dell’istituto McMurphy, caratterizzato da atteggiamenti anticonformisti, si scontrerà con il sistema utilizzato da medici e infermieri.
Nel 1980 è ancora una volta Jack Nicholson a condurci nei meandri della follia nel film Shining, diretto da Stanley Kubrick.
L’attore americano interpreta lo scrittore Jack Torrance, autore in crisi d’ispirazione che accetta il lavoro di custode invernale all’interno dell’Overlook Hotel, isolato tra le montagne.
Trasferitosi nella struttura insieme alla famiglia, Jack si ritroverà preda degli spiriti che abitano l’albergo e, complici tensioni a lungo sopite e l’isolamento, scivolerà inesorabilmente nella pazzia.
Solo un anno dopo, nel 1981, Brian De Palma esplora il mondo del travestitismo e della malattia mentale con Vestito per uccidere.
Micheal Caine è lo psichiatra newyorkese Robert Elliott che, tra gli altri pazienti, ha in cura anche il transessuale omicida Bobbi. Tuttavia le cose non sempre si rivelano essere quelle che sembrano…
Nel 1995 Terry Gilliam dirige L’esercito delle 12 scimmie, fanta-thriller in cui compare un allucinato e folle Brad Pitt.
In un futuro dispotico in cui la maggior parte della popolazione umana si è estinta in seguito alla diffusione di un letale virus, il condannato a morte James Cole, interpretato da Bruce Willis, viene spedito indietro nel tempo per impedire la diffusione della malattia. Giunto nel passato, viene ricoverato in una clinica psichiatrica, dove fa la conoscenza di Jeffrey Goines, allucinato in cura in quello stesso ospedale che sembra avere a che fare con il virus più di quanto inizialmente potrebbe apparire.
Nel 1999 James Mangold ci porta all’interno di un ospedale psichiatrico femminile con il suo Ragazze interrotte.
Winona Rayder interpreta Susanna Kaysen, ragazza depressa che, in seguito ad un tentativo di suicidio, viene ricoverata nell’istituto psichiatrico di Claymore. Affetta da disturbo borderline della personalità, Susanna dovrà adattarsi alle regole dell’ospedale ed imparare a convivere con donne affette da patologie ben più gravi della sua, tra le quali l’affascinante Lisa (Angelina Jolie).
Nel 2001 l’esordiente Richard Kelly stupisce il mondo con la sua ispirata opera prima Donnie Darko.
Un giovanissimo Jake Gyllenhaal interpreta Donnie, adolescente affetto da schizofrenia e per questo in cura da una psichiatra. Un giorno, però, Donnie inizia ad avere delle strane visioni, che gli rivelano la prossima fine del mondo, tra ventotto giorni esatti. È tutto frutto della sua immaginazione o c’è qualcosa di vero?
Tra i film più recenti che esplorano il mondo della follia e gli istituti mentali c’è sicuramente Shutter Island, diretto nel 2010 da Martin Scorsese e interpretato da Leonardo Di Caprio.
Il Detective Teddy Daniels viene inviato, insieme al suo collega, sull’isola di Shutter Island, dove ha sede l’ Ashecliffe Hospital, istituto di cura per criminali affetti da turbe mentali, per indagare sulla misteriosa sparizione di una paziente.
La donna sembra scomparsa nel nulla, nonostante la struttura stessa dell’isola e del manicomio non lasci pensare ad una sua fuga. Addentrandosi nelle indagini, Daniels si ritrova coinvolto in una serie di situazioni ambigue, che lasciano intendere oscuri segreti celati dietro la facciata dell’ospedale.
Ma sarà davvero questa la verità?
Concludiamo con l’interessante esperimento diretto da Zack Snyder nel 2011, Sucker Punch.
Negli anni Cinquanta la giovane Babydoll (Emily Browning) viene accusata di aver ucciso la sorella minore durante un attacco di pazzia: viene così rinchiusa in un istituto psichiatrico in attesa di essere lobotomizzata.
Nell’ambiente del manicomio la mente della ragazza si dissocia dalla realtà e la catapulta in un mondo alternativo nel quale, insieme ad altre pazienti dell’istituto, dovrà affrontare diverse prove per conquistare la libertà.