Chiwetel Ejiofor in 7 film, i migliori dell’attore
6 titoli che raccontano il talento dell'attore.
C’è un tipo di attore che non si misura soltanto per il numero di premi vinti o per la popolarità presso il grande pubblico, ma per la sua capacità di trasformarsi in uno specchio della complessità umana. Chiwetel Ejiofor appartiene a questa rara categoria. Non entra in scena per intrattenere o stupire, ma per scavare: nel personaggio, nella storia, nel tempo in cui viviamo. Non recita, interroga. Non interpreta, espone. Come un artigiano del cinema, modella figure cariche di dignità, ambiguità e dolore con l’umiltà di chi mette sempre la verità prima del protagonismo. La sua carriera – iniziata tra le tavole di Shakespeare e maturata tra i set di Hollywood – è un tracciato netto, coerente, a volte persino controcorrente. Ejiofor non rincorre le luci, ma sceglie le zone d’ombra in cui le emozioni più autentiche si nascondono. Nato a Londra nel 1977 da una famiglia nigeriana, ha attraversato con disinvoltura generi e continenti, portando sempre con sé uno sguardo profondo, una dizione raffinata e una presenza magnetica. In un mondo dello spettacolo spesso dominato da performance urlate o programmaticamente “intense”, Ejiofor rimane un attore che ascolta, prima di parlare. E proprio per questo, parla come pochi. Immergiamoci in 6 film imperdibili di questo grande interprete.
1. 12 anni schiavo (2013), di Steve McQueen

Nessun elenco delle performance di Ejiofor può prescindere da 12 anni schiavo. Tratto dalle memorie di Solomon Northup, afroamericano libero rapito e venduto come schiavo nel Sud degli Stati Uniti prebellico, il film di Steve McQueen è uno dei ritratti più spietati e lucidi della schiavitù mai realizzati. Al centro del film, c’è proprio la performance di Ejiofor. Il suo Solomon è un uomo dignitoso, spezzato, ma mai completamente sconfitto. È una prova d’attore che rifiuta ogni retorica: Ejiofor non urla, non cerca la commozione facile, ma lavora sul dettaglio, sul non detto, sul dolore che si legge negli occhi. Il suo volto, in particolare in quelle inquadrature frontali dove guarda direttamente lo spettatore, diventa una tela su cui si proiettano secoli di oppressione. La nomination all’Oscar come miglior attore protagonista – una delle tante onorificenze ricevute per il ruolo – è solo una piccola parte dell’eredità di questo lavoro. 12 anni schiavo è un’opera che ha ridefinito il cinema storico contemporaneo, e Ejiofor ne è stato il cuore pulsante.
2. I figli degli uomini (2006), di Alfonso Cuarón
Il film distopico di Alfonso Cuarón, ambientato in un futuro prossimo in cui l’umanità ha perso la capacità di procreare, è ormai considerato un classico moderno. In un mondo sull’orlo del collasso, Ejiofor interpreta Luke, membro dei Fishes, un gruppo rivoluzionario che lotta per i diritti dei migranti. È un ruolo che si muove in bilico tra idealismo e cinismo. Luke crede nella causa, ma le sue azioni sollevano interrogativi morali. Ejiofor lavora con sottrazione, lasciando emergere l’ambiguità del personaggio più dalle pause che dalle parole. Anche in un cast di altissimo livello (Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine), riesce a imporsi con una presenza carismatica e sottilmente inquietante. Nel caos di un’umanità alla deriva, Ejiofor rappresenta una delle tante zone grigie in cui la speranza si confonde con l’opportunismo. Una performance sottovalutata, ma fondamentale per comprendere la versatilità dell’attore.
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3. American Gangster (2007), di Ridley Scott

In questo potente affresco criminale firmato Ridley Scott, ambientato nella New York degli anni ’70, Ejiofor è Huey Lucas, fratello minore del protagonista Frank Lucas, interpretato da Denzel Washington. Il film racconta l’ascesa e il declino di un impero della droga costruito con disciplina militare e brutalità. Huey è un personaggio che rimane spesso ai margini, ma la sua presenza è costante e significativa. Ejiofor riesce a costruire un fratello fedele, ma non sottomesso, un uomo che osserva, partecipa, e forse un giorno erediterà. È una performance che si distingue per discrezione e profondità, in netto contrasto con la carica magnetica del protagonista. In un film dominato da figure larger-than-life, Ejiofor sceglie di lavorare in sottrazione, e il risultato è un ritratto umano credibile, realistico, che aggiunge spessore all’intero racconto.
4. Inside Man (2006), di Spike Lee
Inside Man è forse il più anomalo dei film di Spike Lee: un thriller di rapina con un impianto classico, ma punteggiato dalle consuete riflessioni del regista su razza, potere e giustizia. Ejiofor è l’ispettore Mitchell, spalla del detective Keith Frazier (ancora una volta Denzel Washington). Anche qui, il ruolo di Ejiofor è apparentemente di supporto, ma non per questo meno incisivo. Mitchell è un uomo pragmatico, intelligente, osservatore, capace di leggere tra le righe. Ejiofor riesce a dargli una credibilità assoluta, senza mai strafare. Il suo modo di interagire con Washington costruisce un rapporto tra colleghi che si regge su fiducia e tensione, elemento cruciale per la riuscita del film. Un altro esempio di come Ejiofor riesca a lasciare il segno anche quando lavora nelle pieghe del racconto, senza bisogno di grandi monologhi o gesti eclatanti.
5. Il ragazzo che catturò il vento (2019), di Chiwetel Ejiofor

L’opera prima da regista di Ejiofor è anche uno dei suoi progetti più intimi. Tratto dalla vera storia di William Kamkwamba, ragazzo malawiano che riesce a costruire una turbina eolica per salvare il suo villaggio dalla carestia, il film è un racconto di resilienza, ingegno e coraggio. Ejiofor non solo scrive e dirige, ma interpreta anche il padre di William. È una figura severa, ma giusta, che incarna tutte le contraddizioni di un genitore alle prese con la povertà, la tradizione e il cambiamento. La sua interpretazione è asciutta, intensa, dolorosa. Più che un semplice dramma familiare, Il ragazzo che catturò il vento è un film che parla di emancipazione attraverso l’educazione, e la regia sobria di Ejiofor riesce a dare forza a ogni scena. Un debutto maturo, che mostra un nuovo lato del suo talento: quello del narratore.
6. Piccoli affari sporchi (2002), di Stephen Frears
Uno dei primi ruoli da protagonista nella carriera cinematografica di Ejiofor, Piccoli affari sporchi (Dirty Pretty Things) è un thriller sociale ambientato nella Londra invisibile degli immigrati, dove l’illegalità è spesso l’unica forma di sopravvivenza. Ejiofor è Okwe, ex medico nigeriano costretto a vivere ai margini della società: di giorno portiere d’albergo, di notte coinvolto in una rete clandestina di trapianti illegali. È un personaggio stratificato, ferito, determinato, che lotta per conservare la propria moralità in un mondo che sembra averla smarrita. La performance dell’attore è magnetica: Ejiofor dona a Okwe una dolente umanità, fatta di silenzi, sguardi, esitazioni. È una prova che rivelò al mondo il suo talento, ottenendo il plauso della critica e una candidatura ai BAFTA come miglior attore.
7. Love Actually (2003), di Richard Curtis

In Love Actually, commedia romantica corale diventata un classico natalizio, Chiwetel Ejiofor ricopre un ruolo secondario ma significativo: quello di Peter, l’amico che sposa Juliet (Keira Knightley) nella scena iniziale del film. Anche se la sua presenza sullo schermo è limitata, la sua interpretazione contribuisce a costruire una delle trame più note e commoventi del film, quella del triangolo amoroso velato tra Peter, Juliet e Mark (Andrew Lincoln). La partecipazione di Ejiofor a questo progetto internazionale e di grande successo ha rappresentato un passo importante nella sua carriera, confermandolo come volto versatile e capace anche in contesti più leggeri rispetto ai suoi ruoli drammatici. Il film ha inoltre aumentato la sua visibilità presso il grande pubblico, aprendo la strada a produzioni sempre più rilevanti.
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