Carlo Rambaldi: l’uomo che ha cambiato la storia degli effetti visivi
Per i 100 anni dalla nascita di Carlo Rambaldi, ripercorriamo insieme la sua straordinaria carriera
Originario di Ferrara e trasferitosi a Los Angeles negli anni Settanta, con le sue opere visive Carlo Rambaldi ha radicalmente cambiato la storia degli effetti visivi, modificando per sempre la storia dell’immaginario cinematografico. Un artista completo in continuo movimento, amante del suo lavoro sotto tutti gli aspetti, che aveva la capacità di “immaginare per davvero”. Scomparso nel 2012, Carlo Rambaldi continua a vivere attraverso il suo lavoro, il quale ha avuto la capacità di dare vita a numerosi personaggi divenuti nel corso del tempo vere e proprie icone della cultura pop: proprio a Rambaldi dobbiamo infatti, la nascita degli alieni più emblematici del cinema, Alien ed E.T., e quella del maestoso King Kong che ha tenuto tra le zampe una giovanissima Jessica Lange nell’omonima pellicola di John Guillermin. Per celebrare i 100 anni dalla nascita di Carlo Rambaldi, ripercorriamo insieme le tappe fondamentali della sua eccezionale carriera.
Prima della fabbrica dei sogni: Carlo Rambaldi e il cinema italiano

Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Rambaldi scopre una particolare vocazione verso la scultura e il modellismo di opere semoventi. Verso la fine degli anni Cinquanta, il lavoro lo spinge a trasferirsi a Roma, dove iniziò a lavorare per la realizzazione di effetti speciali per film mitologici e a sfondo storico-religioso. Il suo primo vero incarico in una grande produzione è la realizzazione di un drago meccanico lungo ben quindici metri per il film Sigfrido: la leggenda dei Nibelunghi di Giacomo Gentilomo, pellicola che gli aprì numerose strade nell’industria cinematografica italiana del dopoguerra.
In quel periodo, infatti, iniziarono a fiorire i maestri italiani del genere horror e fantastico, come Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci, per i quali Rambaldi realizza negli anni Sessanta gli effetti speciali per le pellicole Profondo Rosso, Terrore nello spazio e Una lucertola con la pelle di donna. Il vero successo arriva all’inizio degli anni Settanta, quando Luigi Comencini gli affida la realizzazione del burattino di legno Pinocchio, per la miniserie Rai Le avventure di Pinocchio. Tuttavia, la costruzione di questo burattino incontrò alcune controversie nel momento in cui, a causa del budget limitato, Rambaldi fu costretto a realizzare i prototipi a proprie spese. Nonostante il film fosse ancora in fase di sviluppo, Rambaldi scoprì che le sue idee vennero usate in modo illecito, portando quindi all’inizio di una causa legale per plagio, vinta successivamente dall’effettista. Oggi, il Pinocchio originale di Carlo Rambaldi è conservato con cura e viene descritto come un burattino incredibilmente espressivo, capace di emozionare grandi e piccini.
Leggi anche Profondo rosso: 8 curiosità sul cult di Dario Argento
Carlo Rambaldi e l’arrivo a Los Angeles: le grandi collaborazioni

Nel 1975, con Profondo Rosso di Argento, si chiude il periodo di attività italiana per Rambaldi. Nel settembre dello stesso anno, l’artista si trasferisce ad Hollywood, dove il regista John Guillermin gli affida la realizzazione del personaggio artificiale di King Kong per l’omonimo film, da ultimare in pochi mesi. Rambaldi qui realizza un complesso costume meccanicizzato da far indossare al truccatore Rick Baker, le due gigantesche braccia meccaniche con dita articolate, e una versione del gorilla alta quindici metri. Per gli effetti visivi di King Kong, nel 1977 Rambaldi guadagna il primo Premio Oscar della sua carriera, l’Oscar Special Achievement Award, un premio assegnato periodicamente quando non vi è alcuna categoria nei premi annuali e che si applica al contributo specifico.
La creazione di Alien

Sempre nel 1977, Carlo Rambaldi inizia la sua più florida collaborazione, quella con il regista Steven Spielberg, uno dei capostipiti della nascente Nuova Hollywood degli anni Settanta, assieme ai suoi colleghi George Lucas, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese. Rambaldi disegna gli alieni per la pellicola fantascientifica Incontri ravvicinati del terzo tipo, un film per il quale si iniziò a sperimentare con la nascente tecnica CGI.
L’interesse per gli alieni continua a svilupparsi floridamente quando nel 1979, in collaborazione con Hans Giger, Rambaldi realizza la creatura del cult cinematografico di fantascienza Alien di Ridley Scott. Rambaldi è artefice principale delle meccaniche dello Xenomorfo, mostro con aspetto simile a quello degli artropodi, con un corpo agile e veloce, la cui forza è due volte maggiore di quella umana. Alien del 1979 rappresenta il capostipite di un fortunato franchise multimediale, che si è successivamente esteso a fumetti, libri e videogiochi. Grazie ad Alien, Carlo Rambaldi viene premiato per la seconda volta con un premio Oscar nella categoria Migliori effetti speciali nel 1980, insieme a Giger.
Leggi anche Alien: Ridley Scott ammette di aver pensato che il franchise fosse morto

Carlo Rambaldi e gli anni Ottanta: E.T. l’extra-terrestre e l’inizio dell’era del digitale
Nel 1982, Spielberg si rivolge di nuovo a Carlo Rambaldi per la creazione del piccolo alieno protagonista, dal collo telescopico e dai piccoli piedi grassocci della pellicola blockbuster E.T. l’extra-terrestre. Spielberg dichiarò: “Fu difficile trovare la giusta rappresentazione di E.T., perché volevo qualcosa di speciale. Non volevo che sembrasse un alieno qualsiasi“. E.T. rappresenta una delle maggiori opere di Rambaldi, nonché una delle più elaborate: ispiratosi ironicamente agli occhi del suo gatto di famiglia, l’alieno fu assemblato per la prima volta nel 1981, sei mesi prima dell’inizio delle riprese, con un primo modello in creta, successivamente colorato di marrone.

Pochi mesi dopo, i primi due esemplari scultorei di E.T. furono perfettamente assemblati: uno a grandezza naturale di 1,2 metri, un modello elettronico azionato mediante radiofrequenza e usato nei primi piani per le espressioni facciali. I modelli di E.T. erano estremamente complessi, con uno scheletro di alluminio e ferro ricoperto di gomma e fibra di vetro, e con ottantasette punti di movimento, di cui dieci solo nel viso, rappresentando il limite massimo di movimento per un pupazzo ad uso cinematografico. Con l’alieno E.T., Rambaldi guadagna il suo terzo Oscar per gli effetti speciali nel 1983.
Leggi anche E.T. l’extraterrestre: la statua animatronica originale è stata venduta all’asta a una cifra esorbitante!

L’avvento dell’era digitale nella seconda metà degli anni Ottanta segna un cambiamento radicale nel settore degli effetti visivi: George Lucas fonda l’Industrial Light and Magic, sostituendo progressivamente i modellini agli interventi computerizzati in fase di post-produzione. Nonostante questa profonda metamorfosi tecnologica, Carlo Rambaldi continua a dimostrare l’enorme importanza della modellistica e della scultura nel settore cinematografico, fortemente rilevante tutt’oggi, momento storico in cui il 3D e la CGI hanno raggiunto limiti sconfinati nella realizzazione di immagini computerizzate. Numerosi infatti sono i registi che scelgono di utilizzare gli effetti speciali fisici nel loro lavoro, realizzati direttamente durante le riprese senza ricorrere esclusivamente alla post-produzione digitale. Tra questi figurano ad esempio Christopher Nolan con i suoi effetti pratici nel film Inception come il corridoio rotante e la scala infinita.
Leggi anche E.T. L’extra-terrestre: 10 curiosità sul film di Steven Spielberg

Ad oggi, la memoria e il lavoro di Carlo Rambaldi sono a cura dei figli Daniela e Victor, che nel 2014 istituiscono l’omonima Fondazione Culturale, con l’intento di conservare e restaurare i reperti e le opere del padre e di continuare a promuovere l’arte degli effetti visivi.