Bugonia: 7 film da vedere se ti è piaciuto il film di Lanthimos

Sette film che esplorano il grottesco, la paranoia e la satira sociale come solo Bugonia sa fare.

Bugonia di Yorgos Lanthimos, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2025 ed approdato nelle sale italiane dal 23 ottobre, ha diviso il pubblico e affascinato la critica. La sua miscela di satira, paranoia e assurdo, la cui trama vede due uomini convinti che una CEO (Emma Stone) sia un’aliena pronta a distruggere la Terra, diventa una riflessione sulla follia del controllo, sul potere e sulla manipolazione dell’informazione.
Se quel tono straniante ti è rimasto addosso e vuoi ritrovare la stessa tensione tra grottesco e reale; se Bugonia ti ha colpito per il modo in cui distorce la quotidianità, mescola fantascienza, satira e visione artistica, allora ti proponiamo sette film perfetti per andare oltre l’opera di Lanthimos, capaci di offrire nuovi sguardi, nuove ambientazioni, ma la stessa voglia di non accontentarsi.

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Bugonia: la creatura di Yorgos Lanthimos tra sci-fi e satira

Bugonia - cinematographe.it

Bugonia segna un ritorno in grande stile per Yorgos Lanthimos, dopo il successo de Povere creature! e dopo il bizzarro, controverso e ancor più divisivo Kinds of kindness, il film, liberamente ispirato al coreano Save the Green Planet!, racconta di due ambientalisti che rapiscono un magnate, convinti che sia un alieno responsabile della distruzione della Terra. Lanthimos gioca ancora una volta con la crudeltà e l’assurdo, in un equilibrio perfetto tra commedia nera, tragedia e fantascienza paranoica. Bugonia non parla solo di alieni, ma della disumanità stessa che infetta i rapporti umani: un’analisi impietosa e surreale sulla follia del mondo contemporaneo. Scopriamo, dunque 7 film che potrebbero avere diversi punti in comune e che potresti voler guardare.

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1. La fabbrica delle mogli (1975) di Bryan Forbes

Una cittadina perfetta dove tutte le donne sembrano fin troppo perfette.
Dietro la facciata, una cospirazione che trasforma gli esseri umani del gentil sesso in macchine di obbedienza.
Questa inquietante satira fantascientifica condivide l’idea dell’“altro che si finge umano” che è centrale anche in Bugonia.
È la paranoia domestica che diventa metafora del controllo patriarcale e sociale.

2. Brazil (1985) di Terry Gilliam

Un classico della distopia satirica: ambientato in una società opprimente dove la burocrazia è onnipresente, Brazil emerge come un film che utilizza la metafora del sogno e dell’assurdo per raccontare la lotta individuale contro un sistema impenetrabile.
Il protagonista, Sam Lowry, vive in un mondo dove persino un errore tipografico può trasformarsi in catastrofe, e la sua fuga sul finale appare come un sogno disperato.
Come Bugonia, questo film mostra la normalità che esplode in grottesco, il sistema che soffoca l’individuo, l’alienazione che diventa visiva. Se ami ciò che è “straniante ma familiare”, questo è imperdibile.

3. Save the Green planet (2003) di Jang Joon-hwan

Prima di Bugonia, c’è stato Save the Green Planet!, piccola perla del cinema sudcoreano diretta da Joon-Hwan Jang. Uscito nel 2003 e diventato nel tempo un cult sotterraneo, il film è un’esperienza singolare, quasi indescrivibile: una miscela esplosiva di generi, capace di fondere thriller psicologico, commedia nera, fantascienza paranoica e melodramma. La trama segue Byeong-gu, un giovane convinto che il mondo stia per essere invaso dagli alieni. Ossessionato dalla sua teoria, rapisce un industriale che ritiene provenire dal pianeta Andromeda e lo sottopone a un delirante “interrogatorio” nel tentativo di salvare la Terra. Ma ciò che inizia come una farsa assurda si trasforma presto in un racconto di dolore, trauma e follia.

4. Under the silver lake (2018) di David Robert Mitchell

Una Los Angeles – simbolo del sogno americano – che diventa teatro di una caccia alle congiure, dei misteri urbani e del senso di perdita. Il protagonista, Sam (Andrew Garfield), si perde in una spirale di codici, simboli, occultismo e ossessione amorosa.
Parimenti a Bugonia, questo film mostra la normalità che esplode in grottesco, il sistema che soffoca l’individuo, l’alienazione che diventa visiva. Se ami ciò che è “straniante ma familiare”, questo può essere un film assolutamente affascinante.

5. Sorry to bother you (2018) di Boots Riley

Un film che non è propriamente fantascienza aliena, ma utilizza la satira bizzarra e il grottesco per esplorare capitalismo, identità, razza e lavoro. La storia segue Cassius Green, che trova successo nel telemarketing usando una “voce bianca”, ma finisce in un mondo di manipolazione corporativa e produzione di forza lavoro ibrida. La transizione dal quasi-reale al quasi-surreale, il momento in cui il film esplode in metafora visiva, lo rendono ideale per chi apprezza il mix di critica sociale + estetica straniante tipico di Bugonia.

6. Do Not Expect Too Much from the End of the World (2023) di Radu Jude

Quest’opera rumena, dello stesso regista del bellissimo e controverso Sesso sfortunato o follie porno (2021) è una commedia nera satirica e sperimentale che scava nella precarietà lavorativa, nella manipolazione mediatica e nel collassare del soggetto sotto il peso del sistema. La protagonista Angela è una assistente di produzione che viaggia per Bucarest realizzando video aziendali, ma il film si dilata in digressioni, montaggi sperimentali, sullo sfondo di un mondo che ha davvero poco da aspettarsi. Non vi è “fantascienza aliena”, ma il senso di estraniamento, la critica al capitale corporativo e l’uso formale del cinema lo rendono un match ideale, sebbene possa richiedere una pazienza più specifica da parte dello spettatore.

7. Vincent deve morire (2023) di Stéphan Castang

Vincent deve morire: recensione del film di Stéphan Castang

Un thriller satirico francobelga dal tono assurdo: Vincent, graphic designer, scopre che tutti — colleghi, vicini, sconosciuti — lo vogliono uccidere per ragioni incomprensibili. Il film utilizza un registro quasi comico ma con violenza, per parlare di alienazione, aggressioni e società assoluta di odio.
Se in Bugonia hai apprezzato quel senso di “qualcosa è profondamente sbagliato ma è preso come normale”, qui lo trovi in modo esplicito. Un’opera che trasforma la normale giornata da ufficio in un incubo collettivo.