Da Annabelle a Brahms – la morte è più vicina con la bambola assassina

Il mondo delle bambole ha sempre affascinato il cinema, in particolare l’ambito horror dove vi è una lunga tradizione di storie sulla bambola assassina. Chi l’avrebbe mai detto che dietro il volto innocente un pupazzo si potesse nascondere un potenziale killer? Quegli occhi aperti e fissi con lo sguardo nel perso nel vuoto, quelle gote arrossate, quel rossetto prominente, quel sorriso rassicurante danno un’espressione generale rassicurante e benevola; ma se tutto questo fosse solo un trucco? Uno scortese inganno dell’apparenza? Immaginate di dover trovarvi a combattere contro qualcosa di terrificante .

Cinema e bambole hanno da sempre avuto una bella armonia, quelle rappresentazioni filmiche dove questi simpatici e colorati oggetti sono viste come un semplice svago per i più piccoli hanno lasciato ben presto il campo al temibile e all’oscuro potere che spesso è risultato tutt’altro che benevolo trasformando il loro bel visino in quello di una bambola assassina, proprio come Chucky, protagonista de La bambola assassina del 1988. Abbiamo numerosi film che hanno reso i simulacri umani dei malefici nemici da cui sfuggire fino a giungere al non plus ultra della malvagità burattinesca rappresentata dall’entrata in scena del bambolotto in Profondo Rosso (1975), alfa e omega di tutte le paure inconsce.

Bambola assassina – un racconto tra realtà e paure inconsce

Chucky

In fondo il cinema horror moderno deve qualcosa a quella spaventosa scena che ha scombussolato l’esistenza di molti. Un film come La bambola assassina (1988) ha segnato una intera generazione, introducendo quella risata nell’horror che solo con Scream sarà quasi parte integrante del genere. Anche il regista James Wan sembra essere stato colpito dal capolavoro di Dario Argento, al punto che, nel suo primo horror di successo, Saw – L’enigmista (2003), ha inserito un pupazzo che, con la sua risata, rappresenta un palese omaggio al film del 1975.

Annabelle

In Dead Silence, sempre di Wan, il soggetto in esame è sempre lo stesso, ma in questo caso sono una moltitudine di bambole. Se in Saw  a farla da padrone era la singolarità di un simulacro umano, in Dead Silence è la pluralità che si esprime nel suo più alto potenziale, fino ad arrivare alla fusione con l’essere umano, tanto da rendere difficile la distinzione tra umano e bambola. Dead Silence, però, è distante mille miglia dagli horror che hanno usato fugacemente una bambola per fare paura (riuscendoci) e ci si rende conto che la sovraesposizione all’effetto temuto ne attenua l’effetto desiderato. Paroloni. In pratica intendo dire che se fa paura vedere una bambola che aggredisce un personaggio del film, lo fa perché è un evento unico e non ripetuto, se invece il volto del pupazzo ci viene mostrato per tutta la lunghezza della pellicola, faremo in tempo ad abituarci all’aspetto sinistro del pupazzo e finiremo per non temerne più la presenza.

Ecco quindi che la paura che si può provare guardando Dead Silence, film zeppo di bambole, non viene generato dalle bambole ma da altre situazioni tipiche delle ghost story, tale infatti è il film. Ciò che funziona davvero in questa pellicola, che per “sprigionare” tutte le sue potenzialità necessita di essere vista in solitudine, è l’idea di eliminare i suoni ambientali nel momento in cui stanno per accadere eventi nefasti; questo crea un’atmosfera di grande tensione. Altro elemento riuscito è il personaggio di Mary Show, sia nel trucco che nella persona; potrei sbagliarmi ma sono sicuro che il regista Wan, oltre ad essere stato colpito da Argento, deve essere rimasto molto impressionato da I tre volti della paura (1963) di Bava perché la sua Mary Show deve qualcosa alla medium morta dell’episodio “La Goccia d’Acqua”. Buono anche un finale inaspettato e complesso che aggiunge interesse alla storia ma che fondamentalmente non aggiunge molto alla ghost story. La fotografia del film lavora tutta su toni freddi e gli SFX (anche quelli in CG) sono buoni; apprezzabile il contegno nelle scene di sangue. Poco felice la scelta dell’attore Ryan Kwanten la cui prestazione standard non trasmette molto allo spettatore. Grande esaltazione per la presenza (troppo breve) di Laura Regan (They, 2002); non che sia Meryl Streep ma fa la sua figura.

Da Annabelle a Bramhs – l’evoluzione della bambola assassina

5

Dead Silence è un buon horror mainstream, standard rispetto a svolgimento e tecnica realizzativa, che se visto, ripeto, da soli saprà regalarvi una manciata di momenti di vera paura. I burattini che fanno rabbrividire, però, stanno altrove. Annabelle era solo l’ultima arrivata in quel genere che potremmo chiamare “ horror-dolls”. Vista per la prima volta nel celebre franchise de L’Evocazione di James Wan, Annabelle è una bambola posseduta che distrugge tutto ciò che incontra sul suo cammino e proprio come Annabelle c’è Brahms, un “bambino” davvero speciale che, siamo sicuri, sarà spaventare molti di voi. Sperando nella produzione futura di film degni di essere ammirati e perché no, qualche nuova ed elettrizzante bambola assassina, noi vi chiediamo, qual è la bambola più terribile che ricordate nel cinema?

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