A spasso nel bosco: il finale del film con Robert Redford e Nick Nolte

Gli insegnamenti e la spiegazione del finale di A spasso nel bosco di Bill Bryson, con Robert Redford, Nick Nolte e Emma Thompson, commedia avventurosa ambientata lungo il sentiero degli Appalachi.

A spasso nel bosco di Ken Kwapis è tratto dal romanzo bestseller Una passeggiata nel bosco, scritto nel 1998 dal romanziere ed avventuriero Bill Bryson – anche autore del soggetto del film – su base autobiografica. Nel cast il protagonista Robert Redford è affiancato da Nick Nolte e Emma Thompson, che non tradiscono le aspettative date dai loro nomi risultando, insieme ai paesaggi splendidamente fotografati, il principale punto di forza dell’opera. Il film, un mix tra commedia, avventure e riflessioni sull’amicizia e sulla vita e l’età che avanzano, segue un percorso abbastanza classico di “Buddy Movie” che, con il sorriso sulle labra, racconta i saliscendi delle amicizie virili messe di fronte a situazioni particolari e in qualche modo estreme; con insegnamenti e prese di consapevolezza connesse.

A spasso nel bosco: la trama

A spasso nel bosco finale cinematographe.it

Il cinquantenne scrittore di viaggi Bill Bryson (Robert Redford) decide, per combattere la stasi della propria vita, di percorrere a piedi il celebre e difficoltoso Sentiero degli Appalachi, mitico percorso lungo più di tremila chilometri che si snoda nella wilderness più selvaggia degli States unendo Georgia e Maine. Su insistenza della coriacea moglie Catherine (Emma Thompson), preoccupata per l’incolumità del coniuge non più in forma come una volta, Bill cerca qualcuno con cui condividere il cammino.

L’unica persona disponibile all’impresa è Stephen Katz (Nick Nolte), un vecchio amico da tempo perso di vista con cui già una quarantina d’anni prima aveva affrontato un rocambolesco viaggio in Europa e che nel presente del film è dedito alla bella vita fatta di donne, alcool e cocaina. I due si avventurano così in un’esperienza che riserverà loro parecchie sorprese, tra animali selvatici, acciacchi, pericoli di vario tipo e incontri strani e paradossali che metteranno alla prova la loro amicizia e insegneranno ad entrambi qualcosa.

Il viaggio dei due vecchi amici è in realtà diviso in due segmenti. C’è infatti una pausa, un ritorno alla normalità dettato dalle difficoltà incontrate, tra la prima parte del sentiero e la seconda. Mentre però Bill si mantiene in allenamento, compiendo zaino in spalla camminate più semplici e maturando gli insegnamenti avuti dall’esperienza, Katz al contrario ricade nei vizi di empre; su tutti, l’abuso di alcolici. Ritrovatisi e ripreso il cammino, Bill e Stephen, con le rispettive eredità del periodo di “riposo”, decidono di affrontare il temibile Hundred Mile Wilderness, un monte la cui scalata è un’impresa ad alto rischio anche per sportivi. In questa occasione, Katz, perdendo l’equilibrio, arriva a due passi dalla morte.

L’incidente e la tragedia sfiorata convincono i due arzilli protagonisti ad accettare le regole imposte dall’età; torneranno una volta per tutte a casa, questa volta – in particolare per quanto riguarda Kantz – con i nuovi insegnamenti e le nuove consapevolezze date dall’avventurosa esperienza e ormai radicate, e comunque orgogliosi di aver compiuto una grande impresa.

A spasso nel bosco: il significato del finale che emerge tra commedia e avventura

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A spasso nel bosco è un gradevole mix di commedia e giocoso film d’avventura, dove, in fin dei conti, la prima prevale sulla seconda, grazie al piacevole fuoco di fila di battute e frecciatine che caratterizza i battibecchi tra i due protagonisti e ai molti incontri “strani” e paradossali che costellano il loro percorso.

Il film si inserisce inoltre in quel filone abbastanza rigoglioso negli ultimi anni di opere di vario tipo dedicate alla terza età e che vedono anziani e vivaci personaggi alle prese con attività e vicende che in qualche modo riaccendono passioni giovanili, spesso viste con un sottofondo di ironia e comicità e che altrettanto spesso portano, se non ad una vera e propria “morale”, perlomeno ad una più forte e radicata coscienza di sé; si pensi per esempio al “buddy movie” di ambiente criminale Uomini di parola di Fisher Stevens (2012, con Al Pacino, Nick Nolte e Christoph Walken) oppure alle operazioni nostalgie compiute da Silvester Stallone con le riprese di Rocky e Rambo.

Non mancano quindi spunti e riflessioni sull’età che passa, sui desideri e le velleità che cambiano o che improvvisamente riemergono. Come in ogni grande viaggio che si rispetti, insomma, i due protagonisti riflettono sulle loro vite, passate e presenti, imparando anche ad accettare una volta per tutte i limiti imposti dal tempo che scorre – è il caso soprattutto di Bill – oppure ad affrontare con una più chiara consapevolezza la propria vita, affrontando i cambiamenti necessari – e questo sarà il caso soprattutto di Kantz.

Il finale di A spasso nel bosco accenna, con la tragedia sfiorata, un brusco e tutto sommato abbastanza improvviso, per quanto plausibile, cambio dal tono giocoso da commedia avventurosa. In questo modo, per così dire, “spaventa” e rende così definitivamente tangibili, concreti ed evidenti gli insegnamenti di quello che, come ogni viaggio, può essere considerato anche un romanzo di formazione. È il momento in cui i due protagonisti sono messi di fronte alla realtà, quella più amara, ma ormai accettabile serenamente, del tempo che passa, come quella dell’orgoglio di avere comunque compiuto un’impresa.

 

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