10 film indimenticabili di o con Vittorio De Sica

Vittorio De Sica è senza alcuna contrarietà uno dei più importanti e influenti personaggi nella storia del cinema.
Nacque a Sora il 7 Luglio del 1901, in provincia di Frosinone, da padre di origini campane e madre napoletana, forse motivo e vanto di quella passione mai messa da parte per la canzone napoletana che lo ha accompagnato in tutta la sua vita, con esiti certamente moderni per l’epoca e ora indimenticabili come Parlami d’amore Mariù scritta per il film Gli uomini, che mascalzoni… di Mario Camerini del 1932, da Cesare Andrea Bixio e Ennio Neri.

Vittorio De Sica è stato un uomo d’arte pieno di passione, talento e generosità: sin dagli inizi in teatro fino alle opere in cui ha recitato istrionicamente, per arrivare ai grandi capolavori che talvolta ha sceneggiato insieme a Cesare Zavattini ed ha diretto in chiave puramente neorealista, prendendo gli attori dalla strada, inventando storie, raccontando la vita vera di quell’Italia allo stesso tempo così ricca e così povera.

Scomparso da più di quarant’anni (13 novembre 1974) oggi avrebbe compito 115 anni! In occasione dell’anniversario della sua nascita abbiamo selezionato 10 film migliori di Vittorio De Sica. Per l’esattezza, i 5 migliori film da regista e le 5 migliori interpretazioni.

Le 5 Migliori Interpretazioni:

Vittorio De SicaPadri e Figli

Film di Mario Monicelli del 1957 vincitore dell’Orso d’Argento per il miglior regista al Festival internazionale del cinema di Berlino. Un film in cui De Sica interpreta un vedovo padre di due figli in una Roma borghese in cui è titolare di una buona sartoria.

Un ruolo senza grinze, De Sica è il volto di un uomo consapevolmente debole, alle prese con un figlio maschio (interpretato da Riccardo Garrone) particolarmente desideroso e incline alla gestione della sartoria e della famiglia e la giovane femmina (Lorella De Luca) alla prese con i problemi legati ad un’età difficile.
Il film, in pieno stile Monicelli, è uno spaccato variopinto di diverse situazioni familiari intricate dove, insieme a Vittorio De Sica e alla fragile personalità del suo personaggio, compare anche Marcello Mastroianni.

La bella mugnaia

Un delizioso film in costume del 1955, diretto da Mario Camerini. Vittorio De Sica interpreta Don Teofilo, il governatore ai tempi della dominazione spagnola nel sud d’Italia di un feudo in cui vivono Luca e Carmela, una coppia giovane e bellissima interpretata da Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Il trio De Sica, Loren, Mastroianni insieme è scoppiettante, divertente, fiabesco e buffo. La storia e il susseguirsi di scene e battute si intersecano bene con i loro volti destinati a non essere dimenticati.

Pane, amore e…

Iconico film del 1955 diretto da Dino Risi. Indimenticabile la scena del mambo del cavalier Antonio Carotenuto con la pescivendola donna Sofia in abito rosso cangiante. È il terzo film della tetralogia Pane, amore e…, preceduto da Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia e seguito da Pane, amore e Andalusia, fu girato interamente a Sorrento e valse a De Sica il David di Donatello come miglior attore protagonista.

Peccato che sia una canaglia

Un film del 1954 quando già si era composto il trio De Sica, Loren e Mastroianni. Diretto da Alessandro Blasetti e tratto dal racconto Il fanatico di Alberto Moravia, la pellicola rappresenta un punto molto interessante nella carriera dei tre attori: tutti e tre impetuosi, vividi, spavaldi nella loro bravura. De Sica interpreta il “Professore” Stroppiani, padre di Lina (la Loren), un ladro dotato di una bella parlantina intrisa di retorica sempre capace di raggirare il prossimo in modo arguto e raffinato. Vittima del “Professore” e di sua figlia Lina sarà Paolo, un giovane ed onesto tassista che ha il volto di Mastroianni.

Il generale Della Rovere

Film del 1959 diretto da Roberto Rossellini, realizzato su un soggetto di Indro Montanelli, dalla rielaborazione del quale prese forma l’omonimo romanzo.

Alla 20ª Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il film venne premiato con il Leone d’oro, a ex aequo con La grande guerra di Mario Monicelli. Il film mette in pellicola una storia di sovrapposizioni, di condizioni umane misere e intricate in un contesto storico caratterizzato da conflitti e diversità inconciliabili.

Una volta compreso il film e una volta snodato anche dalle altre opere di Roberto Rossellini, risulta evidente come la grandezza de Il generale Della Rovere stia nel racconto e nell’intensità degli interpreti.

In questo caso Vittorio De Sica si pone in modo trasparente di fronte alla macchina da presa dell’amico e collega con espressioni enfatizzate e spirito onesto: forse il punto più alto delle sue interpretazioni.

Le 5 Migliori Regie:

Ladri di biciclette

Il secondo capolavoro neorealista dopo il poco acclamato Sciuscià del 1947. Un anno dopo Vittorio De Sica volle a tutti i costi realizzare un secondo film, investendoci di tasta propria.

Il film è, come spesso avveniva nel periodo, un adattamento del romanzo di Luigi Bartolini, riadattato da Cesare Zavattini e De Sica stesso. Un film bello, ruvido e commovente, un documentario sulla Roma del dopoguerra romanzata con gli occhi di chi voleva rappresentare non solo i luoghi e i personaggi, ma inglobare tutto un condensato di desideri e aspetti crudamente umani.

Ladri di biciclette è uno dei capisaldi di quel cinema puro che alcuni critici hanno osannato e altri hanno denigrato, in cui i protagonisti erano presi nella loro realtà e immersi in quella stessa realtà traslitterata filmicamente: un’operazione forte e vincente.

Il giardino dei Finzi-Contini

Un film “della maturità”, tratto dall’omonimo romanzo di Giorgi Bassani. Nel 1970 De Sica volle ancora raccontare una storia che si svolge a ridosso della guerra aventi come protagonisti la ricca famiglia borghese dei Finzi-Contini, i loro intrecci, le loro personalità, le loro vicende legate al loro status di ebrei in quegli anni in cui si diffondevano le leggi razziali. Le scene si presentano come dei veri e propri bozzetti, dei quadri sullo schermo ricchi di significato.

È un film – contrariamente a ciò che si può credere – straordinariamente veloce, seppur intriso di sentimenti. Si aggiudicò l’Oscar nel 1972.

La Ciociara

Se Vittorio De Sica e Sophia Loren sono stati meravigliosi fianco a fianco sullo schermo, la combinazione che vede l’attrice partenopea davanti la macchina da presa e il regista adottato da Napoli dietro appare grandiosa: il film La ciociara ne è un esempio lampante.

Un dramma vero: violenza e lacrime senza sconti, una madre e una figlia da sole in cerca di salvezza e che, nonostante tutto, si ritrovano unite dalla speranza.
Un film immenso soprattutto per i retroscena raccontati che pongono l’accento sulle peculiarità di De Sica regista: ottenne pianti veri dalla giovanissima Eleonora Brown, pur non raccontandole esplicitamente dello stupro e per la scena della morte di Michele (interpretato da Jean-Paul Belmondo) si dice che le abbia raccontato una finta morte dei genitori. In questo film, forse con un linguaggio meno raffinato rispetto ad altri, De Sica è umile servitore di verità, coadiuvato da una Sophia Loren premio Oscar a soli 25 anni.

Umberto D.

Un film poco compreso, come già avvenuto con Ladri di biciclette e Sciuscià, perché ritenuto un racconto drammaticamente ed estremamente reale. Il film è esattamente una trasposizione cruda della condizione sociale di un uomo solo. Il film è un tributo del regista al padre Umberto, con cui aveva un rapporto molto stretto e a cui sentiva di dovere molto sul piano umano.

Carlo Battisti, che interpreta il protagonista, è stato in realtà un professore universitario, Umberto D. è il suo unico film, pertanto un plauso a posteriori a Vittorio De Sica andrebbe fatto solo per la capacità di aver reso qualità attoriali a chiunque (anche al cane Flaik), portando sul grande schermo un condensato di sperimentazioni registiche e interpretative, allora recepite con qualche remora, oggi pienamente riconosciute a prescindere dal fatto che i diversi film possano essere più o meno riusciti.

Umberto D., a tal proposito risulta un film riflessivo, specchio di una lentezza e di una stasi propria del personaggio, che però garantisce parimenti una narrativa lineare.

Ieri, oggi, domani

Film composto da tre episodi del 1963 tutti interpretati da Sophia Loren e Marcello Mastroianni: tre donne, tre uomini, tre città e tre storie.

Adelina è stato scritto da Eduardo De Filippo e racconta una vicenda realmente accaduta: una venditrice di sigarette di contrabbando del quartiere di Forcella a Napoli pur di sfuggire al carcere ricorre continuamente alla gravidanza, portando allo stremo il marito Carmine.

Anna, scritto da Billa Zanuso e Cesare Zavattini, mette in evidenza la superficialità della società borghese, ricorrendo ad una donna falsa e arida, rinchiusa nel suo mondo superficiale, incapace perfino di tenersi un’amante.

Mara, anch’esso sceneggiato da Zavattini, ambienta a Roma, in una storica Piazza Navona ancora aperta al traffico, la vicenda di una squillo, di un affezionato cliente bolognese e di un seminarista che si invaghisce di lei con la totale disapprovazione della nonna (interpretata da Tina Pica nella sua ultima apparizione cinematografica).

Uno spaccato che si svolge su due terrazze confinanti, che lucidamente fa apparire Mara come un’anima buona, comprensiva, a tratti docile. Il film termina con una scena di cui dovremmo essere davvero grati a Vittorio De Sica: lo spogliarello sulle note di Abat-jour di Mara di fronte a Rusconi, famelico e desideroso.
Il film vince il Premio Oscar nel 1965 ed è, ad oggi, uno dei migliori film mai visti, grazie a storie ed interpreti, uniti da un fil rouge di comicità amara che pennella questo film come un affresco gigante della cultura italiana.