The Handmaid’s Tale – Stagione 4: la colonna sonora tra speranza e distopia

Un viaggio tra i brani più iconici della quarta stagione della serie distopica con protagonista Elisabeth Moss.

Sui motivi per cui The Handmaid’s Tale è uno dei prodotti più belli degli ultimi anni potremmo scrivere un trattato. La serie distopica tratta dal romanzo di Margaret Atwood è un gioiello dal punto di vista attoriale, di scrittura, di fotografia e di ogni categoria che vi possa venire in mente, compresa la musica. In un’opera audiovisiva la musica è tutto, e la scelta dei brani originali e non originali può trasmettere le emozioni di una scena a livello molto più profondo della sola immagine. In questo Maggie Phillips, la curatrice della colonna sonora di The Handmaid’s Tale, è una vera maestra. Non sorprende quindi come la soundtrack della serie sia una componente essenziale del suo successo, in grado di suscitare emozioni forte e di rendere le disavventure di June Osborne e delle altre Ancelle davvero indimenticabili.

La stagione 4, attualmente in onda su TIMVISION, non è da meno rispetto alle precedenti e riesce ancora una volta a farci immergere nell’angoscia e nel dolore causati da Gilead. Se i brani originali di Adam Taylor sono creati  per intonarsi al mondo distopico, la parte non originale della colonna sonora è fortemente anacronistica rispetto alle scene che vengono mostrate. Niente però è scelto a caso, e nei testi c’è sempre un riferimento più o meno diretto a quello che stiamo guardando. Inoltre, in un mondo in cui alle donne è vietato sentire musica così come leggere o scrivere, ogni brano proposto diventa ancora più toccante. Non una sola sola delle scelte musicali di The Handmaid’s Tale 4 è banale, anzi sono quel quid in più che rendono anche la quarta stagione uno spettacolo per gli occhi. E per le orecchie.

*ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA STAGIONE 4*

La musica come legame col passato e ancora di salvezza dalla follia

Ogni brano che compare quando la protagonista June è in scena è frutto di un attento lavoro di ricerca sui sentimenti del personaggio fatto sia da Maggie Philipps sia da Elisabeth Moss, che ha portato molte delle sue influenze musicali nella colonna sonora. I brani che accompagnano June infatti sono attentamente studiati per raccontare allo spettatore il suo mondo interiore, quello che è rimasto della vera lei oltre gli abusi e le torture di Gilead. Il suo canticchiare sommesso, una scena che viene riproposta spesso nel corso delle quattro stagioni, sembra quasi un modo di ricordarsi chi è, da dove viene, cosa ama. Un modo di non perdere quel passato sempre più sfuggente e di non abbandonarsi alla follia. Nell’episodio 4X03 sentiamo June sussurrare Heaven Is A Place On Earth di Belinda Carlisle mentre, chiusa ancora una volta in una cella, subisce i soprusi di Gilead. C’è un senso di ironia e tragedia nel sentir parlare di paradiso mentre June sta vivendo un vero inferno, lo stesso che abbiamo provato quando ha cantato il brano nell’episodio 3×09, in ospedale al capezzale di Natalie/Ofmatthew (la scena che potete vedere qui sopra). Profondamente toccante anche la scelta dell’episodio 4×04, quando assistiamo al flashback della vita di Janine. La ragazza canta a suo figlio Caleb Three Little Birds di Bob Marley a suo figlio Caleb, e mentre sentiamo le frasi don’t worry about a thing e every little thing is gonna be alright non possiamo che sentirci a pezzi, sapendo perfettamente che non andrà bene praticamente nulla. E anche questo è uno struggente richiamo, a quando l’Ancella interpretata da Madeline Brewer aveva cantato lo stesso brano alla nascita della piccola Angela nell’episodio 1×02.

The Handmaid’s Tale 4: l’anacronismo tra la musica e la distopia di Gilead

Un perfetto esempio di come le scelte musicali si scontrino con la crudezza delle scene di The Handmaid’s Tale è il finale dell’episodio 4×05. In una delle sequenze più belle della quarta stagione, June vaga tra le macerie in cerca di Janine, ma anche in cerca di un senso di fronte a quella che sembra l’ennesima vittoria di Gilead. Lo fa assordata dalle bombe, accecata dal fumo e accompagnata dalle note dolci Fix You, la canzone dei Coldplay qui proposta nella versione dei Fearless Soul. June prova ad aggiustare tutto ma continua a fallire, proprio come dice il brano nei suoi versi, e il brano struggente stride così tanto con lo spaesamento di June di fronte alla distruzione di Chicago da diventare quasi doloroso da guardare. Oltre questa scena incredibile, sono tanti i momenti della stagione 4 in cui i brani scelti colpiscono in modo particolare, sembrando fuori posto all’inizio, ma che a un secondo ascolto hanno sempre un aggancio con quello che si guarda. Nella 4×01 l’apertura è affidata a I Say a Little Prayer di Aretha Franklin, e se la melodia allegra stride con la fuga delle Ancelle, le parole sono una preghiera verso la loro salvezza. La fuga dell’episodio 4×03 è accompagnata da Street Spirit (Fade Out) dei Radiohead, con le Ancelle che scappano accompagnate dalla voce di Thom Yorke che parla di amore, morte, dell’essere in trappola. Per non parlare dell’epica scena dell’episodio 4×07, in cui June finalmente mette piede in Canada e la seguiamo iniziare una nuova vita sulle note dell’iconica At Last di Etta James. Alla fine ce l’hai fatta, June. Sei libera, finalmente.

Maggie Phillips, la donna che sta rivoluzionando la musica nelle serie tv

The Handmaid's Tale 4 cinematographe.it

Se The Handmaid’s Tale ha uno stile musicale così particolare e strettamente legato alla narrazione, il merito è della musical supervisor del momento Maggie Phillips e del suo nuovo approccio alle soundtrack delle serie tv. La Phillips, infatti vuole che la musica si leghi alle storie dei singoli personaggi, e che sia uno strumento per indagare il loro lato emotivo e il loro arco di trasformazione nel corso della storia. Per The Handmaid’s Tale la musical supervisor ha lavorato a stretto contatto con il produttore esecutivo della serie Bruce Miller, e i due hanno creato una playlist per ogni singolo personaggio, raccontando le fasi della vita di ciascuno e basandosi sui criteri dell’età e del contesto sociale per immaginare cosa ascoltassero in epoca pre-Gilead. Nella fase della scelta dei brani, un apporto fondamentale è arrivato dall’attrice Elisabeth Moss, sempre più coinvolta nelle fasi tecniche della serie (ha diretto anche alcuni episodi della quarta stagione). Il risultato del loro lavoro combinato è una peculiarità e una ricercatezza delle scelte musicali che ha reso la colonna sonora un crescendo dalla stagione 1 alla stagione 4, riuscendo a dare vita a dei momenti iconici e indimenticabili.

Per chi è curioso di ascoltare tutti i brani non originali usati nella colonna sonora di The Handmaid’s Tale 4, di seguito la playlist completa disponibile su Spotify.

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