Mad Max: Fury Road – la potenza incontenibile della colonna sonora

Vi abbiamo descritto il grandioso successo di Mad Max: Fury Road attraverso gli Oscar che ha vinto durante questa 88esima edizione, ma l’immaginario creato da George Miller è talmente vasto e incredibile da farci sentire quasi impotenti e mai all’altezza nel trovare le parole adatte. Anche descrivere la colonna sonora, realizzata da Tom Holkenborg (Junkie XL) diventa arduo, soprattutto se pensiamo al massiccio lavoro di sound design e sound editing che sta dietro al film: tutte queste componenti vanno a integrarsi alle immagini e alla colonna sonora, formando una creatura quasi indivisibile. La musica acquista assolutamente un aspetto tridimensionale e tangibile, potente. Tom Holkenborg vi ha lavorato per un anno intero, essendo stato chiamato durante la lunga gestazione del film; in questo modo ha avuto la possibilità di visionare ore e ore di girato e quindi di provare diverse sperimentazioni. La colonna sonora è stata eseguita e registrata per la maggior parte da Holkenborg stesso, a Sydney; Nick Zinner, chitarrista degli Yeah Yeah Yeahs, ha collaborato per le parti di chitarra, mentre l’orchestra ha suonato le parti degli archi e degli ottoni.

Mad Max: Fury Road, una colonna sonora dalla visione complessa tra insane percussioni e lirismo epico

I suoni sembrano nascere da una tempesta, con le percussioni che battono senza sosta, le chitarre urlanti – oltre che fiammeggianti – e gli ottoni che danno un senso di urgenza. Infatti, il compositore si è rifatto all’opera rock per ottenere un risultato vigoroso, in cui le chitarre elettriche e le percussioni giocano un ruolo fondamentale. I percussionisti e il chitarrista che attraversano per tutto il tempo la Fury Road su un autocarro, per esempio, non offrono soltanto la principale musica diegetica del film, ma diventano la vera e propria ‘voce’ di Immortan Joe e dei figli della guerra. Ma non ci sono solo questi suoni martellanti: i momenti con protagonisti gli archi carichi di tensione si rifanno principalmente a Bernard Herrmann e generalmente alle grandi colonne sonore degli anni ’40 e ’50, come voluto anche dal regista George Miller, mentre le parti orchestrali più tradizionali e calde, che si fanno largo in Mad Max: Fury Road soprattutto dalla seconda metà del film, vanno a incarnare il bisogno di far sentire e percepire l’incontro tra umani (e infatti li troviamo soprattutto dall’arrivo dalle Molte Madri). Per gran parte del tempo la colonna sonora potrebbe sembrare una ripetizione incessante di percussioni, ma in realtà c’è una diversità, che imposta quasi una filosofia dell’apocalittico, attraverso tanti tasselli combinati o, meglio ancora, fatti scontrare l’uno con l’altro. C’è il senso dell’immensità, ma anche quello della ciclicità. Nella musica c’è un mondo post-apocalittico che va creato insieme all’immaginario, ed è per questo che Holkenborg dipinge delle atmosfere sonore prima di entrare nel vivo dell’azione pulsante.

Fondamentale per Holkenborg, comunque, è stata la costruzione del ritmo e di contra-tempi, attraverso delle sequenze matematiche di numeri, che permettessero una varietà di discorsi, come per raccontare una storia che si evolveva e non manteneva inalterati i suoi battiti. La colonna sonora trasmette quel senso di corsa incessante e inarrestabile che rappresenta il cuore del film, attraverso il ritmo sincopato e la forza feroce della potenza – potremmo dire frastornante – del suono, quasi folle e insana: il compositore, infatti, vedeva la necessità di tornare al primitivo, quindi attraverso anche suoni e rumori che richiamassero quelli degli animali, pronti ad essere manipolati e a trasmettere inoltre l’istinto di sopravvivenza.

La colonna sonora inizia ad acquistare anche un tono epico quando l’autocisterna entra nella tempesta di sabbia e gli uomini di Immortan Joe seguono Furiosa: sembra una musica che vuole descrivere la tensione e il disfacimento di un esercito. Gli scontri iniziali tra Max, Nux e Furiosa sono punteggiati da riff sfrenati e potentissimi e torna ancora la dimensione epica in particolare con Nux, quando Immortan Joe gli promette di portarlo di persona alle porte del Valhalla se gli riporterà le sue mogli. Da quel momento, è interessantissimo sentire come al personaggio di Nux venga legata una musica dai toni davvero epici, elevandolo a eroe e – ovviamente – sacrificio di Mad Max: Fury Road. Anche più avanti, quando Nux si confiderà con Capable, la colonna sonora sarà emotivamente dolce. Furiosa, ugualmente, sarà accompagnata da un tema più lirico da quando spiega la sua ricerca della redenzione, verso il finale; l’orchestrazione, come si diceva prima, è infatti la prerogativa dall’incontro sul piano umano dei protagonisti, e in “Many Mothers” – traccia ritenuta dai critici una delle migliori della colonna sonora – si sente la dimensione appunto più lirica di Mad Max: Fury Road, dove in particolare la musica va a sottolineare l’urlo di disperazione e sconforto di Furiosa.

Successivamente, ricominciando la folle corsa sulla Fury Road, la colonna sonora riprende i ritmi concitati, scontrosi e taglienti, intervallandosi spesso all’epicità che si fa più pervasiva. Dei rintocchi quasi sinistri ci segnalano la morte di Immortan Joe e, ancora una volta, la musica si fa sinceramente epica nel momento del sacrificio di Nux. Da quel momento la colonna sonora si carica di emozione, espressa anche attraverso la figura di Furiosa; ci sarà un guizzo finale delle percussioni, che ci fa pensare a un futuro al quale aggrapparci.

In definitiva, la colonna sonora di Tom Holkenborg entrerà di sicuro nella storia della musica per film, così come la pellicola: sarà presa a modello ed imitata da chi si occuperà del genere, ma quando e quanto sarà facile eguagliare o superare l’intero immaginario di Mad Max: Fury Road?

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