Cinematographe.it presenta Sorry we missed you di Ken Loach

Con Sorry we missed you, Ken Loach a ottantatré anni riesce ancora a raccontarci la nostra società, sempre schierato dalla parte degli ultimi, con un cinema realista ed essenziale

Sorry we missed you è l’ultima fatica cinematografica di Ken Loach, un racconto straziante e di grande realismo che ci parla delle nuove forme di sfruttamento del mondo odierno. La storia è quella di una famiglia inglese alle prese con le difficoltà economiche innescate dalla crisi del 2009. Ricky è un fattorino e Abby una badante a domicilio, entrambi mal pagati e con orari di lavoro estenuanti, soprattutto nel caso di Ricky che sognando di creare una propria attività si ritrova invece in una spirale di stress e tensioni al limite dello schiavismo. Queste condizioni fanno emergere conflitti e problematiche che dal lavoro si ripercuotono sui rapporti umani, mettendo a dura prova la tenuta familiare.

Ken Loach realizza una nuova opera ispirata all’attualità, con la grandissima capacità di lettura del presente e delle sue dinamiche che da sempre lo contraddistingue, creando un racconto di finzione che pesca però a piene mani nella realtà lavorativa contemporanea, descrivendo e denunciando le storture del sistema economico corrente.

Sorry we missed you e il mondo d’oggi: uno sguardo realista sulle schiavitù contemporanee ai tempi dell’e-commerce e una forte denuncia del sistema economico liberista

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Il regista britannico dalle simpatie socialiste tutt’altro che celate imbastisce un racconto realista facendoci riflettere sul mondo del lavoro al giorno d’oggi. In particolare la storia di Ricky diviene archetipo di una nuova condizione di sfruttamento che ha preso sempre più piede nella nostra epoca: con la diffusione dei servizi di e-commerce le storture del mercato del lavoro si sono acuite e modificate, passando dalla logica padronale al sistema del lavoro in franchise con il quale si diviene sostanzialmente schiavi di sé stessi, sottomessi direttamente all’imposizione del sistema economico. Il protagonista del film vende la macchina per acquistare un furgone, sognando un vero lavoro in proprio con l’apertura di una sua attività personale di consegna, ma la realtà che gli si costruisce davanti pezzo dopo pezzo è molto diversa da quella che aveva immaginato. Lo scanner palmare che gli viene consegnato diviene il suo vero padrone sottoponendolo a ritmi forsennati e orari estenuanti, a causa del vincolo della tracciabilità dei pacchi, dove ogni sgarro sul rigido orario di consegna corrisponde a una penalità economica e dove ogni necessità personale – anche il figlio che viene arrestato e sospeso da scuola – è sottoposta alle necessità lavorative, tanto che ciascuna sostituzione sul proprio orario di lavoro viene decurtata dallo stipendio o pagata di tasca propria.

Ricky lavora 14 ore al giorno senza alcun diritto, senza pause neppure per andare in bagno, tanto da dover avere con sé una bottiglietta di plastica dove espletare i suoi bisogni corporali. Con un capo-magazzino, anche lui parte del sistema soffocante, che ne controlla i movimenti pronto a togliergli la tratta su cui opera da un momento all’altro, Ricky diviene il simbolo del precariato nel XXI secolo. Raccontato in tutta la sua umanità da Ken Loach, ma considerato come un mero ingranaggio di una catena spietata nel sistema lavorativo attuale, il protagonista raggiunge il fondo del baratro nel momento in cui viene derubato dei costosi smartphone che aveva in consegna e picchiato selvaggiamente, ricevendo in cambio ulteriori sanzioni e obblighi riparatori per il disguido nel processo di consegna. È questo lo specchio della voracità del turbo-capitalismo odierno, fatto di avidità e competizione portate allo stremo, unite alla regressione nel campo dei diritti basilari di determinate categorie di lavoratori.

Sorry we missed you si inserisce con coerenza nella filmografia “resistente” di Ken Loach, sempre attenta alle ingiustizie e alle disparità sociali

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Giunto all’età di 83 anni Ken Loach non perde la sua capacità di leggere il presente e dopo venticinque film aggiunge un ulteriore tassello alla sua già ricchissima filmografia, dimostrando una grande capacità nel trattare i temi a lui cari, senza idealizzarli ma al contrario restando al passo coi tempi e tracciandone in maniera lucida le dinamiche attuali. Un’abilità quella del regista britannico che rifugge ogni sorta di moralismo, riuscendo al contempo a toccarci nel profondo e a farci riflettere sulle nostre abitudini e sulla realtà di cui facciamo parte. Loach, assieme allo sceneggiatore Paul Laverty con cui ha stretto un sodalizio che dura ormai da diciassette film, comunica importanti messaggi dalla forte valenza sociale ricordandoci che le ingiustizie e le sofferenze sono purtroppo parte integrante della contemporaneità e che ognuno di noi a partire dalle proprie piccole azioni quotidiane può contribuire a cambiare un sistema globale.

Da Poor Cow del 1967 alla Palma D’Oro del 2016 Io, Daniel Blake il cinema di Ken Loach è sempre stato dalla parte degli ultimi e delle classi lavoratrici, raccontandone diritti mancati e vite oppresse. Anche Sorry we missed you si inserisce perfettamente in questa cornice, con uno sguardo estremamente empatico che descrive come le liberalizzazioni continue del mercato del lavoro e la deregolamentazione imposta dal neoliberismo – frutto di precise scelte politiche – abbiamo effetti devastanti su tanti esseri umani, acuendo le disparità sociali. Quella di Loach è la lotta di classe al giorno d’oggi, un concetto che può avere un sapore retrò ma che l’autore di opere come Riff Raff e Bread and Roses riesce a trasportare col suo ultimo film ai giorni nostri dimostrandone coerenza ed attualità.

Non parliamo di un film particolarmente innovativo nella carriera di Ken Loach, ma di un altro pezzo del puzzle che con armonia e coerenza compone il disegno della società e delle sue fasce più deboli attraverso lo sguardo del regista. Ed è esattamente quello che ci si aspetta da lui, una radicalità coraggiosa dei contenuti, che non si fa nostalgia ma adatta la denuncia del sistema economico alle sue forme del presente. Sorry we missed you è così un crudo ritratto del capitalismo odierno, che soffoca i lavoratori e porta le relazioni umane allo stremo, trasformando anche un premuroso ed amorevole padre di famiglia in una sorta di automa impossibilitato ad occuparsi della crescita dei propri figli.

Quello di Ken Loach è un cinema di cui avvertiamo ancora la necessità?

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In un’epoca in cui le logiche commerciali plasmano il cinema facendogli assumere sempre più i caratteri del prodotto di puro intrattenimento, pur con una propria dignità e in molti casi grande qualità, diviene di primaria importanza sostenere e dare risalto a quegli autori che cercano di leggere la società e il mondo che li circonda.

Sorry we missed you, così come tutta la produzione cinematografica di Ken Loach, si inserisce in questo filone che esalta la potenza del mezzo cinematografico come strumento essenziale di divulgazione culturale e di analisi socio-politica. Realizzato dopo numerosi incontri con veri riders e fattorini, proprio a sancire quel necessario ritorno realistico, è un film che riesce ad entrare sotto la pelle delle persone, permettendo di identificarsi direttamente con i suoi personaggi o comunque di far vibrare le coscienze, mettendoci davanti ad una realtà che troppo spesso ignoriamo. Il racconto della precarietà odierna, così passionale e pregno di realismo, diviene simbolo di un’epoca e di quella parte dell’umanità che lotta per un futuro fatto di dignità. Attraverso la rappresentazione della classe popolare inglese Loach ci parla dell’intera società occidentale, dell’intero cosmo degli emarginati. Lo fa anche in questo caso con uno stile sobrio e asciutto, che da sempre lo contraddistingue, utilizzando – come nella grande maggioranza dei suoi film – attori non professionisti per garantire in maniera netta quell’immedesimazione e quell’empatia verso i protagonisti delle storie che racconta.

Un cinema dunque di cui abbiamo ancora un forte bisogno, non per osservare con distacco i problemi che mette in scena, ma per immergerci completamente in quella “normalità” che più anormale non potrebbe essere.

Sorry we missed you sta ottenendo un discreto riscontro al box office, dimostrando come storie che raccontano la società destino tutt’ora interesse

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Il film di Ken Loach è stato presentato in anteprima nel maggio 2019 al Festival di Cannes, per poi essere distribuito da inizio novembre nelle sale britanniche e dal 2 gennaio 2020 in quelle italiane grazie a Lucky Red. Nella prima settimana ha fatto segnare un buon risultato al botteghino incassando 557.442 euro di cui 405.900 nel weekend d’esordio, che ne fanno un debutto migliore di quello di Io, Daniel Blake, suo ultimo film dal buon successo anche commerciale. L’incasso complessivo attualmente al box office internazionale segna un dato apprezzabile che si attesta di poco sopra ai 7 milioni, cifra soddisfacente considerando che, festival a parte, il film deve ancora debuttare nelle sale statunitensi e di vari altri Stati. Un indicatore confortante che ci dimostra come un cinema coraggioso e di denuncia debba ancora esistere al giorno d’oggi e possa ancora trovare un suo spazio adeguato.

Il film ha inoltre ottenuto un’importante candidatura ai Bafta, i principali premi cinematografici del Regno Unito, nella sezione per il miglior film britannico.

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