Non c’è più religione: le location del film con Claudio Bisio

Dov’è stato girato Non c'è più religione, la favola inter-religiosa e multietnica con Claudio Bisio? Ecco le location pugliesi che hanno ospitato il film.

Non c’è più religione, la commedia del 2016 scritta e diretta da Luca Miniero con protagonisti Claudio Bisio, Angela Finocchiaro e Alessandro Gassmann, è ambientata nella piccola isola di Porto Buio dove la gente si sta dando da fare, come ogni anno, per realizzare un presepe vivente in occasione del Natale. Ma purtroppo quest’anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio! Sostituirlo con un altro bambino? Magari! Peccato che Lupo sia l’unico bambino rimasto a Porto Buio e la tradizione del presepe vivente sia l’unica “resistenza per non scomparire”.

L’impresa del sindaco Cecco, fresco di nomina, che vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull’isola, lascia trasparire le differenze tra due culture diverse quanto affascinanti, sullo sfondo di un paesaggio mozzafiato in cui si alternano bellezze, costumi, cibi e tradizioni differenti. Ma dove si trova davvero l’isola di Porto Buio? Le riprese sono state girate nel promontorio del Gargano, zona nel nord della Puglia, andiamo a vedere nel dettaglio alcuni luoghi del film.

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Non c’è più religione: dove è stato girato il film con Claudio Bisio?

Non c'è più religione location Cinematographe.it

Situata nel parco nazionale del Gargano, la città deve il suo nome a Manfredi di Sicilia, figlio dell’imperatore Federico II, che la fondò nel XIII secolo. Conosciuta con l’appellativo di porta del Gargano per la sua posizione geografica in relazione alle antiche vie di comunicazione terrestri e marittime, l’abitato sorge sull’omonimo golfo. Quando si parla di Manfredonia non si può fare a meno di ricordare il suo golfo, il suo porto, che assume ogni giorno di più un vasto interesse dal punto di vista turistico, ed è l’elemento vitale dell’economia locale.

Manfredonia e il quartiere di Siponto tra le location di Non c’è più religione

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Le riprese del film si sono poi concentrate particolarmente sul quartiere di Siponto, che fu una delle più antiche città d’Italia, nonché una delle più attive colonie romane. La basilica di Siponto, i cui interni sono al centro del film, è la Basilica di Santa Maria Maggiore che risale al 1098 ed è stata eretta sulle vecchie macerie della vecchia basilica paleocristiana e precedentemente del tempio di Diana. La chiesa è un gioiello dell’arte romanico-pugliese, pur mostrando influenze islamiche e armene.

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L’area in cui sorgeva l’antica Siponto è stata trasformata in un parco archeologico visitabile esclusivamente previa prenotazione presso il Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia. Durante la passeggiata, tra le rovine, è possibile scorgere i reperti che vanno dal II secolo a. C. all’Alto Medioevo, tra cui case, strade, luoghi di riunione della comunità, un anfiteatro e soprattutto le chiese

Monte Sant’Angelo: l’ambientazione principale di Non c’è più religione

In Non c’è più religione le riprese principali dei momenti comunitari della cittadina guidata dal sindaco Cecco sono state realizzate nel centro storico di Monte Sant’Angelo. Il centro abitato è il più elevato del Gargano ed è situato in una posizione panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato sul Tavoliere e sul golfo di Manfredonia.

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La chiesa ripresa dall’esterno sulla piazza del paese di Porto Buio è in realtà la Chiesa della Santissima Trinità di Monte Sant’Angelo, affacciata su piazza De’ Galganis nel rione Junno. L’edificio in origine faceva parte di un complesso monastico appartenente alle monache Clarisse che lo fondarono nel Quattrocento, venendo poi rifatta completamente nel Settecento, arricchendola con altari, decorazioni e il campanile. Il monastero oggi è sede del Centro Studi Micaelici e Garganici dell’Università degli Studi di Bari.

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La città è inoltre principalmente nota per il santuario di San Michele Arcangelo, antico centro di culto d’epoca romano-bizantina e Patrimonio dell’UNESCO, realizzato tra il V-VI secolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute le apparizioni dell’arcangelo nella Sacra Grotta raggiungibile tramite una scalinata scavata nella roccia.  I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell’Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. È meta di pellegrinaggio per la Cristianità da tutta Europa.

Il centro, ed in particolare il suggestivo quartiere Junno, è caratterizzato da vicoli stretti e le case ammassate, con le caratteristiche facciate bianche, dove fare piacevoli ed affascinanti passeggiate.

Le Isole Tremiti (Isola di San Nicola) del Gargano: cosa vedere?

Buona parte delle riprese si sono poi svolte nelle idilliache Isole Tremiti ed in particolare sull’Isola di San Nicola, centro storico ed amministrativo dell’arcipelago, che in Non c’è più religione diventa il fulcro degli incontri e scambi di battute tra cristiani e mussulmani.

Definita uno scrigno di leggende e storia è sicuramente l’isola più importante dell’arcipelago per l’aspetto monumentale-storico, offrendo moltissimi resti di torri, muraglie, fortificazioni ed in particolare l’abbazia –fortezza di Santa Maria a Mare, nella quale si alternarono Benedettini, Cistercensi e Lateranensi tra il ‘400 e il ‘500.

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La leggende più celebre, legata all’epica, è quella che riguarda Diomede, storico amico di Ulisse, il quale dopo la guerra di Troia avrebbe fondato alcune zone della Puglia con i massi della distrutta rocca di Pergamo, lanciando poi in mare gli ultimi tre giganteschi massi restatigli che avrebbero creato le tre isole di San Domino, Capraia e San Nicola. Egli si sarebbe poi ritirato nell’arcipelago trovando la morte a San Nicola, dove tutt’oggi vi è una tomba di epoca ellenica chiamata ancora la Tomba di Diomede. Le isole Tremiti sono difatti dette anche Diomedee.

Non c’è più religione: quali sono i cibi tipici delle zone in cui è ambientato il film?

Nel film di Luca Miniero, visto il confronto interculturale su cui si incentra la storia, si fanno vari riferimenti a pietanze della tradizione mediorientale e mussulmana, come cous cous, kebab, falafel, datteri. Questi ovviamente non sono piatti tipici della tradizione pugliese, infatti i luoghi che hanno ospitato il film hanno una loro tradizione culinaria.

Trattandosi principalmente di zone marittime il pesce è alla base dell’offerta gastronomica locale ed in particolare piatti forti delle isole Tremiti sono la grigliata di aragoste e scampi, gli spaghetti alle vongole o allo scoglio, la zuppa di pesce che vede impiegati principalmente spigole, ricciole, dentici, scorfani e triglie – pesci principali del pescato locale – e arricchite con cozze e altri molluschi, elementi tipici anche della ciambotta di Manfredonia. Anche il polpo verace si trova diffusamente durante tutto il periodo dell’anno, utilizzato soprattutto nelle insalate. Mentre nel golfo di Manfredonia vengono pescati anche orate, seppie, calamari e sogliole, quest’ultime al centro anche dell’episodio del film in cui Cecco e Bilal si ritrovano bloccati in mare sul motoscafo senza benzina.

Gargano: cosa mangiare in Puglia?

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La cucina tipica garganica è poi incentrata su ingredienti rustici e genuini, propri della cultura contadina e marinara. Immancabili sono il pane pugliese e la pasta, così come l’olio extravergine d’oliva, prodotto nella zona collinare di Monte Sant’Angelo. Il pane locale viene poi condito spesso, oltre che con l’olio, con pomodoro, sale, aglio e origano del Gargano, creando delle sfiziosissime bruschette. Dalla terra vengono ricavati lampascioni, asparagi, rucola, alloro, rosmarino e altre erbe di campo. Inoltre in un viaggio all’Isola di San Nicola e dintorni non si può non provare le scescille, polpette fatte di uova, pane e formaggio.

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In più per gli amanti dei formaggi è d’obbligo l’assaggio del caciocavallo podolico, derivante dalle omonime mucche dei pascoli del Gargano. Infine non possono mancare i dolci, come le ciangularie, fatte di mandorle, zucchero e miele, la farrata, composta da pastasfoglia al farro ripiena di ricotta, e i poperati, taralli dolci con cannella e arancia.