Chi è il regista: 5 cose da sapere
Scopriamo chi è il regista, cosa fa e perché è la figura fondamentale in un film
Il regista è spesso considerato il vero e proprio “padre” di un film, colui che dà forma e direzione all’intero progetto. Ma dietro questo titolo c’è molto più di quanto si possa pensare: coordinare reparti, comunicare con attori, curare ogni dettaglio tecnico e artistico, talvolta riadattare la sceneggiatura e, in molti casi, esserne anche l’autore.
Ecco 5 aspetti fondamentali per capire davvero chi è il regista e quanto sia centrale nel mondo del cinema.
1. Il ruolo del regista

Il regista non si limita a “girare le scene”: è colui che definisce il tono, lo stile e l’atmosfera del film. Trasforma la sceneggiatura in immagini, facendo scelte su inquadrature, movimenti di macchina, luci e ritmo narrativo. Ma è anche un direttore d’orchestra di tutti i reparti tecnici e artistici della realizzazione di un film o una serie Tv. Tuttavia, non tutti i registi hanno lo stesso margine di libertà. Esistono anche i registi esecutori, figure che lavorano principalmente per concretizzare la visione di un produttore o di uno sceneggiatore, rispettando indicazioni precise senza stravolgere il progetto.
2. Il regista come direttore di attori
Uno dei compiti più delicati del regista è la direzione degli attori, un’arte che richiede sensibilità psicologica, capacità di ascolto e grande chiarezza comunicativa. Non si tratta solo di spiegare “cosa” fare, ma di trasmettere perché un personaggio agisce in un certo modo, così da permettere all’attore di interpretarlo in modo autentico.
Ogni regista ha il proprio metodo. Alcuni, come Mike Leigh, lavorano per settimane o mesi su improvvisazioni e laboratori, costruendo i personaggi insieme agli attori prima ancora che la sceneggiatura sia definitiva. Altri, come Clint Eastwood, preferiscono un approccio rapido e spontaneo: poche prove, massima fiducia nel talento dell’attore e una ricerca della naturalezza anche a costo di imperfezioni tecniche.
3. Coordina tutti i reparti tecnici e artistici
Il regista è il punto di raccordo tra ogni reparto del set, una figura che deve saper parlare lingue diverse: quella del direttore della fotografia, dello scenografo, del costumista, del responsabile trucco e parrucco, del tecnico del suono e del montatore.
La sua missione è far sì che tutti questi elementi, pur avendo dinamiche e priorità differenti, convergano verso un’unica visione artistica e narrativa. Sul piano pratico, questo significa prendere decisioni cruciali: approvare la palette cromatica insieme al direttore della fotografia, stabilire con lo scenografo il tipo di ambienti e oggetti di scena, concordare con il reparto costumi lo stile e l’evoluzione visiva dei personaggi. Tutto deve avere coerenza, dall’inquadratura più ampia fino al più piccolo dettaglio.
In una produzione indipendente, il regista può avere un controllo diretto su ogni reparto, mentre nei grandi set cinematografici lavora soprattutto come mediatore tra le esigenze creative e i vincoli di budget e tempo. Registi come Ridley Scott o James Cameron, noti per la loro precisione quasi ingegneristica, seguono personalmente storyboard, scenografie e persino tecnologie di ripresa, assicurandosi che tutto rispecchi la loro idea iniziale.
4. Il regista è coinvolto in tutte le fasi di produzione
Molti pensano che il regista lavori solo sul set, ma in realtà è presente già nella pre-produzione (casting, location, storyboard) e nella post-produzione (montaggio, colonna sonora, effetti speciali). In pre-produzione, il regista partecipa al casting, visiona location, discute con i reparti creativi e tecnici, approva lo storyboard e definisce insieme alla produzione il piano di lavoro. È in questo momento che stabilisce l’identità visiva e il ritmo narrativo dell’opera. Registi come Peter Jackson hanno speso mesi (a volte anni) in questa fase, pianificando ogni inquadratura e ogni movimento di macchina prima ancora di iniziare le riprese.
Durante la produzione vera e propria, il regista diventa il cuore pulsante del set: supervisiona ogni scena, guida gli attori, coordina i reparti e, soprattutto, prende decisioni rapide di fronte a imprevisti tecnici o atmosferici. Sul set, la sua capacità di problem solving è vitale: una luce che non funziona, un attore in ritardo, un cambio meteo improvviso, per cui tutto può trasformarsi in un ostacolo, ma anche in un’opportunità creativa.
Infine, in post-produzione, il regista lavora a stretto contatto con il montatore per dare forma definitiva al film, scegliendo il ritmo delle scene, l’uso di transizioni e dissolvenze, e intervenendo sulla colonna sonora insieme al compositore. Qui, la visione iniziale si affina e prende corpo il prodotto finale.
5. Chi è il regista autore

Non tutti i registi sono “autori” e non tutti gli autori si limitano a essere registi.
In termini cinematografici, il regista è il professionista che dirige la realizzazione del film, mentre l’autore è colui che imprime una visione personale e riconoscibile all’opera, spesso firmando anche la sceneggiatura e mantenendo un controllo creativo molto forte.
Un regista può essere un discreto o un eccellente mestierante, capace di portare a termine un progetto con precisione e professionalità anche senza lasciare un’impronta autoriale evidente. Questi professionisti sono fondamentali, soprattutto in produzioni complesse, serie TV o film su commissione, dove lo stile personale lascia spazio alle esigenze del produttore o del pubblico.
Al contrario, l’autore è riconoscibile: ha temi ricorrenti, uno stile visivo preciso, un approccio narrativo coerente. Pensiamo a Takeshi Kitano, che nei suoi film alterna momenti di violenza improvvisa a silenzi contemplativi, con un ritmo unico che mescola poesia e brutalità. Ogni suo lavoro, da Hana-bi a Sonatine, è immediatamente identificabile per tono, messa in scena e rapporto tra immagine e musica. Un altro esempio è Kim Ki-duk, autore sudcoreano capace di raccontare la condizione umana con uno sguardo a volte crudele, a volte spirituale, ma sempre personale. Film come Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera o Ferro 3 portano la sua firma inconfondibile: pochi dialoghi, fortissimo simbolismo visivo e una cura per le immagini che trasmette tanto quanto le parole.
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