Chi è il direttore della fotografia: 5 cose da sapere

Scopri il ruolo fondamentale del direttore della fotografia, la figura che trasforma la visione di un regista in immagini indimenticabili.

Nel cinema e nelle serie TV, ogni immagine che vediamo è frutto di una scelta precisa: luce, colore, messa a fuoco, movimento di camera. Dietro queste decisioni c’è una figura chiave, spesso poco conosciuta dal grande pubblico ma fondamentale per la resa estetica di un film o una serie TV: il direttore della fotografia (o director of photography, abbreviato in DOP o DP).
È l’artista-tecnico che si occupa di trasformare la sceneggiatura e le indicazioni del regista in immagini capaci di raccontare, emozionare e immergere lo spettatore nella storia. Scopriamo 5 cose fondamentali da sapere su cosa fa il direttore della fotografia.

1. Il direttore della fotografia come creatore di immagini

Il direttore della fotografia è, in poche parole, il “pittore” del cinema.
La sua responsabilità principale è l’aspetto visivo dell’opera: dalla scelta del tipo di illuminazione alla definizione della palette cromatica, dal contrasto tra luci e ombre fino alla texture finale dell’immagine.
Questo non significa lavorare da solo: il DOP collabora strettamente con il regista, l’operatore di macchina e il reparto luci per assicurarsi che ogni inquadratura abbia la giusta atmosfera.

2. Luce, composizione e movimento

Blade Runner 2049 tesla cinematographe.it

Tre sono gli elementi fondamentali del suo lavoro:

  • Luce: decide come illuminare una scena per creare il giusto tono emotivo, evidenziare i personaggi o dare profondità all’immagine.
  • Composizione: cura il posizionamento della camera, l’inquadratura e l’equilibrio tra elementi visivi.
  • Movimento: stabilisce se e come muovere la macchina da presa (carrelli, steadycam, droni, camera a mano) per supportare la narrazione, quasi sempre in accordo con il regista o assecondandone determinate richieste.

Esempi illustri non mancano. Dalla fotografia futuristica di Roger Deakins in Blade Runner 2049, dove le luci al neon e i contrasti cromatici diventano parte integrante del racconto, si può citare Vittorio Storaro, maestro della luce in opere come Apocalypse Now, dove l’uso di luci calde e controluce dipinge la giungla come un inferno psicologico, o Il conformista, in cui contrasti netti e geometrie rigorose comunicano l’oppressione e l’ipocrisia del regime.
In L’ultimo imperatore, Storaro sfrutta le sfumature cromatiche, dal giallo regale al rosso intenso e drammatico, per raccontare il passaggio dall’infanzia dorata del protagonista alla perdita di potere e libertà.

3. Strumenti e tecnologie

Il direttore della fotografia non si limita alla creatività e alla cura dell’illuminazione, infatti è anche un esperto tecnico.
Tra i suoi compiti rientrano:

  • la scelta delle ottiche (grandangolo, teleobiettivo, zoom)
  • il tipo di macchina da presa (digitale o pellicola, e quale modello specifico)
  • l’uso di filtri per modificare luce e colore
  • la decisione sul formato di ripresa (ad esempio 4:3, 16:9, 2.35:1)

Queste scelte influenzano in modo diretto lo stile visivo e persino la percezione della storia da parte dello spettatore.

4. Fa da ponte tra regista e tecnici

Il DOP è una figura ibrida: deve comprendere la visione artistica del regista e tradurla in indicazioni concrete per i tecnici.
Durante la preparazione, partecipa ai sopralluoghi per studiare le location e valutare le condizioni di luce naturale. In fase di riprese, coordina il lavoro di gaffer, macchinisti e operatori.
In post-produzione, può collaborare con il colorist per assicurarsi che il risultato finale sia fedele al progetto iniziale.

5. Il direttore della fotografia come artista

In the Mood for Love - Cinematographe.it

Molti pensano che il direttore della fotografia serva solo a rendere le immagini spettacolari o patinate. In realtà, il suo scopo non è semplicemente abbellire, ma raccontare.
Ogni scelta visiva è funzionale alla narrazione: una luce fredda può comunicare distanza emotiva, un’inquadratura stretta può trasmettere tensione, una messa a fuoco selettiva può guidare l’occhio dello spettatore.

Qui entra in gioco una distinzione spesso sottile ma importante: quella tra mestieranti e artisti.
Il direttore della fotografia mestierante è un professionista impeccabile dal punto di vista tecnico: sa illuminare una scena in tempi rapidi, ottimizzare le risorse e garantire un’immagine pulita e coerente. È il tipo di DOP ideale per produzioni televisive, spot pubblicitari o talvolta in film a basso budget che richiedono efficienza e affidabilità.

Il direttore della fotografia artista, invece, è colui che imprime una visione personale al progetto, trasformando la luce e l’inquadratura in un linguaggio poetico. È la differenza tra una fotografia funzionale e una fotografia che diventa parte integrante della storia e ne amplifica il significato. Vittorio Storaro, ad esempio, ha sempre parlato della luce come “scrittura” e della composizione come “grammatica visiva”. Un altro esempio emblematico è Christopher Doyle, storico collaboratore di Wong Kar-wai, capace di trasformare storie intime e malinconiche in un tripudio visivo di colori saturi, movimenti fluidi e giochi di luce che diventano emozione pura, come in In the Mood for Love o Hong Kong Express.

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