Bussano alla porta non è il film che ci aspettavamo ma quello di cui abbiamo bisogno

Il nuovo film di M. Night Shyamalan è una “parabola” horror che ci mette di fronte alle nostre responsabilità verso il nostro pianeta e il futuro. Attenzione spoiler!

Il regista statunitense M. Night Shyamalan ci ha da sempre abituati a film inquietanti, divisi tra realtà e fantasia, tra paura ed eroismo, dove spesso abbiamo visto la Terra e l’umanità sotto attacco, verso la fine: è successo con Signs con l’arrivo degli alieni, con E venne il giorno e l’estinzione del genere umano e After Earth con la Terra devastata e abbandonata dagli esseri umani. In Bussano alla porta, dal 2 febbraio 2023 al cinema distribuito da Universal Pictures, basato sul bestseller americano di Paul Tremblay, La casa alla fine del mondo, quattro persone, Leonard (Dave Bautista), Sabrina (Nikki Amuka-Bird), Redmond (Rupert Grint) e Adrianne (Abby Quinn), si presentano alla porta di Eric (Jonathan Groff), Andrew (Ben Aldridge) e della loro bambina Wen (Kristen Cui), in vacanza in una baita in un bosco, dichiarando di essere i quattro cavalieri dell’Apocalisse e che per salvare il mondo dalla fine imminente dovranno fare una scelta difficile e dolorosa: sacrificare un componente della loro famiglia. Cosa decideranno di fare? I quattro individui sono davvero i cavalieri dell’Apocalisse o solo quattro fanatici profondamente disturbati?

La “parabola” biblica come metafora del presente

Bussano alla porta, cinematographe.it
Jonathan Groff, Ben Aldridge e Kristen Cui

Viene da chiedersi che cosa farebbe un eroe come David Dunn (Bruce Willis) il predestinato di Unbreakable, uno dei personaggi più amati della filmografia di Shyamalan e non solo, capace di una forza sovraumana e di un animo altruista come confà a un vero eroe. Forse si immolerebbe senza pensarci troppo per la sua famiglia e per l’umanità tutta. Ma noi nel nostro quotidiano cosa facciamo per sventare l’Apocalisse?

Shyamalan attraverso la metafora di una “parabola” biblica affronta il tema caldo delle responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del mondo che abitiamo e del suo futuro. Ogni nostro gesto può fare la differenza, quanto siamo disposti a sacrificare di noi stessi per il bene comune, per un pianeta nel quale siamo solo di passaggio? La tensione è altissima sin dai primi minuti del film, cosa alla quale il regista ci ha da sempre abituati, i primi piani di Dave Bautista e della piccola Kristen Cui, il loro dialogo innocente all’inizio del film diventano l’anticamera del terrore e della follia. L’azione si svolge nello spazio ridotto di una baita, fuori la natura incontrastata, quella da salvare dall’Apocalisse insieme al resto dell’umanità, e gli sguardi dei protagonisti, il terrore e la disperazione che comunicano, sono gli stessi che avremmo noi tutti in una situazione simile. Shyamalan ci mette così di fronte a uno specchio, alla nostra coscienza, e rende un film fantascientifico una riflessione sul nostro presente e sul futuro di chi verrà dopo di noi, sull’egoismo e sul bene comune.

Bussano alla porta e il finale che non ci aspettavamo come monito

Bussano alla porta, cinematographe.it
Nikki Amuka-Bird, Dave Bautista e Rupert Grint

Sacrificando quello che ci si aspetta dai suoi film e dai suoi finali spiazzanti, capaci di sovvertire un’intera storia proprio negli ultimi minuti della narrazione, Shyamalan sceglie invece di dare una speranza, in un finale “addomesticato”, diverso da quello del romanzo, che non si basa sul colpo di scena ma diventa un monito per l’umanità. E non è forse anche questo il ruolo di un certo tipo di cinema, di un autore come Shyamalan, spesso sottovalutato e relegato a “semplice” regista di puro intrattenimento, che attraverso le sue opere, fantascientifiche, horror, estreme, vuol scuotere e parlare dell’oggi? L’horror da anni è spesso “politico” e i titoli più importanti sono stati capaci sì, di intrattenere, ma anche di scuotere le coscienze, come il cult Non aprite quella porta di Tobe Hopper, o il più recente Scappa – Get Out di Jordan Peele. E se nel finale del film di Hopper vediamo la sopravvissuta Sally completamente ricoperta di sangue scappare a bordo di un pick- up dal mostruoso Faccia di cuoio, lontana dall’incubo dopo aver visto i suoi compagni morire, perché non accettare anche il finale di Bussano alla porta, con il suo messaggio positivo e la rinuncia, per una volta, al twist ending?

Leggi anche Bussano alla porta: recensione del film