No, Barbieland non è un matriarcato: come Barbie ci spiega l’antifemminismo

Barbieland ha davvero le caratteristiche di un sistema matriarcale? In realtà, no. Le pellicola di Greta Gerwig riflette su alcuni sentimenti degli uomini nei confronti del femminismo contemporaneo, offrendoci degli interessanti spunti di riflessione.

Il nuovo e brillante film di Greta Gerwig, Barbie, si apre con l’immagine idilliaca e “pastellosa” del mondo perfetto di Barbieland, un luogo dove tutte le versioni della bambola più celebre al mondo vivono felici e detengono il potere economico e legislativo. In questo contesto, i Ken hanno un ruolo unicamente decorativo, in quanto riflettono la popolarità delle Barbie.       
Tra tutti i Ken ne spicca uno particolarmente triste e insoddisfatto: il Ken “tipo da spiaggia”, interpretato da un esilarante Ryan Gosling. Ken è innamorato perdutamente di “Barbie Stereotipo” (Margot Robbie), la quale non sembra ricambiare i suoi sentimenti, in quanto preferisce di gran lunga passare il tempo a fare pigiama party con le sue amiche, piuttosto che trascorrere una serata con lui.           

La protagonista è, tra l’altro, impegnata nel suo viaggio dell’eroina nel mondo reale, alla ricerca di una bimba infelice che sta mandando in tilt la sua perfezione ( o, almeno, è ciò di cui lei è convinta).   
Ken decide, così, di seguire la sua amata in California, per aiutarla nella missione. Tuttavia, Barbie non ha affatto bisogno del suo spasimante per portare a termine il suo compito.    
Il giocattolo, allora, non ha altra scelta se non quella di esplorare il mondo da solo: legge qualche libro e scopre il concetto di patriarcato. Viene, dunque, folgorato da un’idea: far diventare Barbieland un patriacato.          
Il viaggio interiore del personaggio di Ryan Gosling ridicolizza diversi aspetti della cultura contemporanea anti-femminista. Vediamo insieme quali.

Barbieland è davvero un matriarcato?

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Alcuni critici cinematografici, studiosi, ma anche semplici spettatori, hanno proposto una lettura secondo cui Barbieland avrebbe tutte caratteristiche di un matriarcato. Lucy Nicholas, docente di sociologia alla Western Sidney University, sostiene, al contrario, che l’atteggiamento delle Barbie nei confronti dei Ken è, piuttosto, la totale indifferenza. Il personaggio interpretato da Gosling che si strugge dolore poiché la bionda protagonista non sembra accorgersi di lui – e che, per questo motivo, decide di vendicarsi – riflette alcuni sentimenti degli uomini nei confronti del femminismo contemporaneo.

Sempre secondo Nicholas, il film di Gerwig ci mostra le logiche e i percorsi mentali che portano gli uomini ad assumere atteggiamenti antifemministi e misogini. La radicalizzazione dei pensieri degli attivisti per i diritti degli uomini, è spesso motivata da una sensazione diffusa di questi ultimi nell’essere messi da parte da un sistema femminista che non li valorizza. Questa sensazione li porterebbe a desiderare un ordine patriarcale in cui le donne rimangono/tornano al loro posto.

Queste logiche sono alla base della Manosphere, le organizzazioni online antifemministe che lottano contro l’emancipazione delle donne. Questa rete include gli MRA (Men’s Rights Activists), ovvero attivisti per i diritti degli uomini, che sostengono che il femminismo si stia spingendo troppo oltre e vada fermato; gli INCEL (“involontariamente celibe”), un movimento che lotta per la fine dei diritti delle donne e che, negli anni, ha assunto delle caratteristiche sempre più estremiste, tanto da essere associato a vari atti di terrorismi; i Redpillers che affermano di conoscere la verità sul dominio femminista e su lavaggio del cervello fatto dalle donne ai loro danni; gli PUA (Pick up Artists), che insegnano agli uomini strategie di manipolazione per sedurre le donne. Queste tecniche includono anche il maltrattamento fisico ed emotivo.

Come molti MRA, Ken non si sente speciale, perché è, essenzialmente, intercambiabile con qualsiasi altro Ken. Questo personaggio sente l’urgenza di porre fine alle sue frustrazioni, e trova una soluzione nel patriarcato: trasformare Barbieland in Kendom, un regno in cui gli uomini detengono il potere (e i cavalli).

La divertente, quanto inquietante, scena in cui i Ken esibiscono la loro l’ipermascolinità intonando per le Barbie una cover del brano dei Matchbox Twenty’s Push (“Voglio spingerti in giro … Voglio darti per scontata”), ci mostra fino a che punto viene appresa la mascolinità tossica. Allo stesso modo, la sequenza in cui i Ken lottano tra di loro è la perfetta istantanea del danno che i modelli tossici di mascolinità fanno agli uomini.

Cosa possiamo imparare da Barbie?

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Cosa possiamo imparare, allora, da questo film e, in che modo, possiamo prevenire la radicalizzazione di questi comportamenti da parte di alcuni uomini?   
Alle fine della pellicola, Barbie e Ken raggiungono una sorta di intesa. Barbie incoraggia Ken a capire chi è al di fuori della sua relazione con lei, e a imparare che essere Just Ken è sufficiente.          
Negli ultimi anni sono nati numerosi centri di consulenza per gli uomini che usano la violenza, fondati con lo scopo interrompere il perpetuarsi della violenza di genere commessa dagli uomini, cercando di renderli consapevoli che i loro comportamenti ledono la dignità delle donne e ostacolano i loro diritti, oltre a causare tanta sofferenza.

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