Alberto Sordi: i 7 film migliori dell’ultimo Re di Roma

Una selezione dei migliori titoli dell'Albertone nazionale

Uno degli interpreti più amati del nostro cinema, Alberto Sordi è stato uno dei miti della città eterna, una sorta di Re ad honorem per la capitale, oltre che simbolo dell’italiano medio incarnato al cinema per diverse decadi. Proprio in merito a questo accostamento reale, considerato che 7 sono stati i regnanti della città capitolina, andremo a considerare 7 titoli immortali del grande attore romano. Un compito non semplice nella prolifica filmografia dell’attore e anche regista di 18 titoli, da cui estrapoliamo quelli che potremmo considerare i 7 migliori film di Alberto Sordi. Lo faremo seguendo un ordine cronologico nella filmografia dell’attore.

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1. Un americano a Roma (1954)

Il primo grande ruolo di spicco, che diverrà immortale, della filmografia di Alberto Sordi è quello del buffo borgataro romano Nando Moriconi, cresciuto col mito del divismo americano e di uno slang goffo che imita la parlata anglofona, tra un’esternazione in romanesco e l’altra. Una delle scene più celebri del cinema italiano, quella della spaghettata preferita ad un “sano” pasto americano. Uno dei migliori film di Alberto Sordi a livello prettamente iconografico, oltre che per una capacità di divertire piuttosto intramontabile.

2. La grande guerra (1959)

Una delle più grandi prove tragicomiche di Alberto Sordi, qui in coppia con un altro gigante del nostro cinema, Vittorio Gassman, è in questo capolavoro che mescola il cinema di guerra alla commedia all’italiana. Sordi interpreta il soldato Oreste Jacovacci, spedito al fronte a combattere gli austriaci, durante la prima guerra mondiale. La combinazione di comicità nelle peripezie di due soldati dall’animo cialtrone e la drammaturgia di alcuni momenti vanno a confluire in un epilogo di grande intensità, in cui i nostri eroi riveleranno un valore umano inatteso.

3. Il Vigile (1960)

Uno dei personaggi più emblematici del cinema dell’ Albertone nazionale è sicuramente quello del vigile Otello Celletti, un disoccupato veterano di guerra che riesce ad ottenere un impiego nella municipale, per poi metterlo a rischio per essere troppo ligio al dovere, inimicandosi il sindaco della cittadina. Ne esce un ritratto satirico del Paese, fatto di contraddizioni e zelanterie, di corruttibilità e abusi di potere, in cui Sordi, affiancato da un impagabile Vittorio De Sica come antagonista, mette perfettamente al servizio dell’opera la sua maschera di “simpatico cialtrone”, piegato dalle maglie del potere.

4. Tutti a casa (1960)

Il film di Luigi Comencini è un’epopea appassionata e logorante nello spirito, capace di bilanciare i toni della commedia acre a quelli del dramma di guerra.
Ma è soprattutto un racconto di uomini (e di un uomo), senza ne arte e ne legge, al tramonto della guerra, uno spaccato che si dissemina da incontri (come il segmento della giovane ebrea o, appunto il ritorno a casa dall’amaro risvolto), di un personaggio che sa darsi alla macchia, ma sa riscoprire anche una sua dignità, un riscatto in un epilogo particolarmente furente.
La storia si ambienta nel settembre del 1943, con l’esercito sbandato, sotto l’armistizio di Cassibile, che sancì la resa italiana e la rottura coi nazisti, il sottotenente Alberto Innocenzi (Sordi) vede squagliarsi la sua compagnia di militi e si mette in marcia verso casa, con un suo sottoposto.
Il viaggio sarà lungo e tortuoso, fino a che riesce a riabbracciare il padre che, però, rischia di farlo riarruolare nelle fila fasciste, per guadagnare crediti per la carriera del figlio. Nei panni del padre del protagonista troviamo Eduardo De Filippo in un gustoso ruolo, poco più che un cameo.

5. Una vita difficile (1961)

Uno dei migliori film di Alberto Sordi è senza dubbio questo spaccato sociale diretto da Dino Risi, in cui l’attore romano interpreta Silvio, un partigiano ed idealista nell’Italia della Resistenza, prima, e della crescita economica, poi, che deve fare i conti con l’amoralità ed il materialismo della realtà che lo circonda. Un perfetto racconto di formazione adulta e un resoconto di vita in rapporto allo sviluppo di una nazione.

6. Lo scopone scientifico (1972)

Una coppia di coniugi, con figli a carico, proletari in una baraccopoli romana, attende annualmente l’arrivo di una vecchia americana che abita in una villa e li “usa” come sfidanti allo scopone scientifico.
Regalando loro in partenza un milione per giocare, che puntualmente lei recupera a fine gara.
Allenatisi a lungo, i due borgatari attendono con ansia l’arrivo della donna per le nuove partite a carte e poter spillare un ingente somma alla donna.
Tutto il popolo della baraccopoli tifa per loro, ma la sfida, si rivelerà ancora ardua.
Uno dei capisaldi della commedia all’italiana e, forse, vertice assoluto della filmografia di Luigi Comencini, è un ritratto comico e caustico di una lotta di classe, una parabola sulla vezzosità del potere, in cui il danaro soggioga attraverso un gioco di potere (e col potere del gioco, di carte) il proletariato, facendosi anche curiosa metafora dell’America e delle sue colonie (la vecchia miliardaria che mostra fiera le foto di varie coppie di sottoproletari nel mondo che va a sfidare) e l’ingenuità della classe umile che non può non risolversi in sotterfugi (il baro, ex amante della Mangano – interpretato da Domenico Modugno – che aleggia per sfidare la vecchia, al posto di Sordi).
Il film è, però, soprattutto un mirabile duello attoriale tra due mostri sacri del nostro cinema (Alberto Sordi e Silvana Mangano) e due divi internazionali (Bette Davis e il suo maggiordomo-spalla da giuoco Joseph Cotten) al servizio di una sceneggiatura calibrata e divertente, ma con l’amaro in bocca.

7. Un borghese piccolo piccolo (1977)

Indubbiamente tra i migliori film di Alberto Sordi rientra questa prova di alto tasso drammatico, in cui il nostro interpreta un padre che si vede morire il figlio davanti agli occhi, a causa di una rapina, dopo aver fatto di tutto per farlo partecipare ad un importante concorso di lavoro. L’uomo, morso dal dolore, decide di farsi giustizia da solo e sequestrare l’assassino del figlio.
Il maestro della commedia all’italiana, Mario Monicelli, riesce a regalare una prima parte da commedia di costume che va a controbilanciarsi mirabilmente con una seconda da tragedia, in linea con i revenge movie americani, in cui Sordi offre una struggente prova d’attore drammatico.