Adriano Valerio al Sole Luna Doc 2023: “Mi ispira la curiosità verso gli altri”

Intervista al regista vincitore di un David di Donatello e di un Nastro d’argento per i suoi cortometraggi, ospite del Sole Luna Doc Film Festival 2023

Ospite della 18esima edizione del Sole Luna Doc Film Festival nella sezione Sguardi Doc Italia il regista Adriano Valerio. I suoi cortometraggi hanno riscosso grande interesse e raccolto numerosi riconoscimenti, come 37°4S (David di Donatello (2014), Premio Speciale Nastro d’Argento, Menzione Speciale al Festival di Cannes), Mon Amour Mon Ami (Amnesty Award (Parigi, 2018), premio Bridging the Borders a Palm Springs), e Calcutta 8:40AM (Nastro d’Argento, 2022). Il suo primo lungometraggio, Banat – Il viaggio, è stato presentato alla Settimana della Critica al Festival di Venezia del 2015, e nominato ai David di Donatello e ai Globi d’oro come Miglior Opera Prima e ai Nastri d’Argento per il Miglior Soggetto Originale, ed ha vinto il Premio Corso Salani. Ha anche diretto episodi della serie tv Non Uccidere 2, ed è docente di Regia e Analisi del Film all’École National Supérieure Louis-Lumière, all’International Film School of Paris, all’Académie Libanaise des Beaux Arts di Beirut e all’Istituto Marangoni.

Leggi anche Cinematographe.it affida il 1° Premio Giovani Talenti, scopri a chi è andato e perché

La nostra intervista a Adriano Valerio al Sole Luna Doc 2023

Adriano Valerio, cinematographe.it

Cosa ti spinge a raccontare determinate storie?
Io vengo da un mondo che è la borghesia cattolica milanese, un mondo che garantisce delle libertà che in altre parti non ci sono, per cui non posso dire che è un ambiente in assoluto costrittivo, però effettivamente mi sono presto reso conto che avevo delle ambizioni, delle curiosità come essere umano prima che come narratore, quelle di scoprire delle porzioni di mondo molti più grandi e dei modi di vivere meno circoscritti. Poi c’è un’altra ragione, quella di andare semplicemente incontro alle persone, uno dei libri più toccanti che ho letto quest’anno è un libro di Ferracuti, ed è la biografia di Mario Dondero, un grande fotografo, ma soprattutto un grandissimo viaggiatore, una persona che aveva questa esigenza di girare per il mondo e di riuscire sempre a creare un’empatia con le persone, trovando storie che poi diventavano i suoi reportage. Mentre leggevo questo libro mi identificavo, amo molto questo percorso di curiosità e di voglia di continuare a scoprire le persone”.

Calcutta 8.40 am racconta il rapporto fra un figlio e un padre lontani, Mon Amour Mon Ami l’amicizia speciale tra un uomo e una donna, lei di Bari, lui di Casablanca, accomunati da una vita difficile e fuori dalle regole. Quanto i rapporti interpersonali influiscono sul tuo lavoro?
Sono molto presenti anche nel mio primo lungometraggio, Banat, una storia d’amore tra Bari e la Romania. Il mio primo cortometraggio, 37°4S, che mi ha permesso poi di continuare la mia carriera, è una storia d’amore tra due adolescenti su un’isola nel mezzo dell’Atlantico, lei decide di andare a studiare in Inghilterra, mentre lui rimane lì. Spesso c’è la fragilità di un individuo davanti a una separazione, ovviamente sono storie che mi affascinano e decido di raccontarle, e retrospettivamente, come fa esattamente uno psicanalista, mi rendo conto che ci sono delle traiettorie, dei percorsi, e devo dire che la fragilità di una persona spaesata da un viaggio, molto spesso dalla fine di una relazione, è un tema per me ricorrente”.

Adriano Valerio, cinematographe.it

Il tuo primo lungometraggio è del 2015, a quando il prossimo?
Ho girato un documentario che credo uscirà tra pochissimo ed è la continuazione di Mon amour mon ami, ho seguito i personaggi tra Parigi e Casablanca dal 2016 al 2022. Il direttore della fotografia è Diego Romero, lo stesso di Roberto Minervini, a me piace molto il cinema di Roberto, la sua ricerca mi affascina. E poi sto lavorando sul mio primo film di finzione, ma non posso raccontarti nulla ancora”.

Tu vivi e lavori a Parigi, come vedi la situazione del cinema in Italia e com’è invece in Francia?
Il Covid è stata una mazzata per tutti, in Italia più che in Francia, lì c’era già un sistema più solido rispetto anche ad altri paesi, a partire dai fondi di sviluppo per i cortometraggi, per arrivare al cinema sperimentale fino alle sale d’essai. In Francia c’è un sistema che è infinitamente più virtuoso. Quello che sta accadendo adesso al cinema è un discorso che coinvolge ogni paese, quello delle piattaforme, diciamo che i paesi che hanno una tradizione cinematografica più forte come la Francia sono un pochino più protetti, però io credo che anche in Italia ci siano ogni anno delle opere molto interessanti nel lungometraggio come nel cortometraggio. Poi sarà che io sono resistente allo sciovinismo francese, sono pronto a difendere anche Vanzina di fronte a Truffaut se è necessario (ride). Scherzo, mio figlio e la mia compagna sono francesi, ma io rimango profondamente italiano e profondamente critico rispetto ai molti aspetti della Francia”.

E sugli scontri di questo periodo in Francia che cosa pensi?
È qualcosa che è sempre stato fuori campo ma presente, adesso è esploso, ma è il risultato di tensioni che ci sono sempre state, e di un problema che lo Stato francese deve avere la premura di trattare con delicatezza e pazienza. Quando si parla di immigrazione la situazione è abbastanza diversa tra la Francia e l’Italia, specialmente perché loro hanno un vero trascorso coloniale e l’immigrazione in Francia è cominciata molto prima, per cui da una parte c’è una maggiore integrazione come è giusto che sia, però dall’altra parte ci sono dei quartieri dove non c’è la minima integrazione, ed è qualcosa di inquietante”.

Adriano Valerio, cinematographe.it

Hai dei maestri del cinema a cui fai riferimento?
La risposta a questa domanda cambia spesso, sono uno spettatore molto appassionato, mi piace scoprire nuovi registi. Un film recente che ho molto amato è As bestas di Rodrigo Sorogoyen, per me è un’ispirazione recente straordinaria, se invece devo parlarti di un’ispirazione di più ampio raggio è un momento in cui sono particolarmente toccato dai film di Ettore Scola che sto rivedendo”.