Zuhal: recensione del film di Nazlı Elif Durlu

Incluso nella sezione Nuovi Sguardi del SAFF 2023, Zuhal è un film a tratti surreale, che ricorda un po’ una piece del Teatro dell’Assurdo per la sua leggerezza e per la serietà celata dei temi trattati.

Giunto alla 30esima edizione, Sguardi Altrove Film Festival è l’appuntamento meneghino con il cinema al femminile: Zuhal è l’opera della regista turca Nazlı Elif Durlu che trova spazio nella sezione Nuovi Sguardi in Concorso Internazionale Lungometraggi. 
Un’opera apparentemente leggera, che tocca però temi cari alla sfera femminile, quali l’emancipazione e il ribaltamento delle logiche patriarcali. Ma non solo. 

Zuhal, recensione Cinematographe.it

La trama in Zuhal in breve: ecco di cosa parla il film di Nazlı Elif Durlu

Zuhal (NIhal Yalcin) è una donna in carriera, un’avvocata che apparentemente ha avuto già tutto dalla vita, o quasi. Zuhal ha una casa elegante, delle domestiche, un lavoro di prestigio, una figlia e un compagno. Eppure, c’è ancora qualcosa, anche se a primo impatto di poca importanza, che riesce a destabilizzare Zuhal: una notte, dopo aver fatto del sesso telefonico più o meno appagante con il compagno, la donna sente il miagolio insistente di un felino. Poiché nel condominio non è permesso il possesso di animali domestici, Zuhal è molto incuriosita dall’accaduto, al punto da domandare dettagli e chiarimenti persino ai vicini di casa con i quali non sembra essere in rosei rapporti. Malgrado Zuhal continui a sentire un gatto miagolare tra le mura dello stabile, nessuno sembra darle ascolto o crederle. 

La leggerezza e il dark humor di Zuhal, opera quasi surrealista

Se avete letto almeno un romanzo o un racconto del nostro Italo Calvino o avete apprezzato l’attesa di Godot tra le pagine di Beckett, probabilmente dalla visione di Zuhal trarrete non certo molte affinità di trama, ma quel senso di piacevole straniamento e di leggera e frivola assurdità che conferisce alla prima opera della regista Durlu una patina più che gradevole.

E sotto la patina, d’altronde, non manca la sostanza: Zuhal è un film che fa commistione di generi, a metà tra la commedia e il dramma, una storia che potremmo facilmente definire tragicomica.

Perché dietro le gag divertenti della protagonista che cerca il gatto che non la fa riposare con il suo insistente miagolio, per tutto il condominio, al di là della sua sensuale goffaggine, si cela un’indagine interiore non indifferente, che verte sia sulla donna Zuhal, che sulla società in cui si è immersa.

Zuhal, recensione Cinematographe.it, Sguardi Altrove Film Festival

Perché ammettiamolo, anche nella Turchia di oggi, così come nel Belpaese, una donna bella, determinata e di successo come Zuhal può dare fastidio. Una donna che dà dimostrazione, in fondo, di aver poco bisogno di un uomo per sentirsi completa e realizzata, una donna che crede in se stessa e sa bene ciò che vuole tanto da arrivare a dimostrare – dopo un tira e molla in stile “al lupo, al lupo” – di non essersi assolutamente immaginata nulla.

Zuhal si svolge quasi unicamente all’interno degli appartamenti del condominio “infestato” dal gatto misterioso, si dispiega con una regia fresca e non eccessivamente teatrale ma che comunque conferisce alla storia una certa plasticità che ricorda in parte una pièce del Teatro dell’Assurdo.

Con il suo sguardo femminile, la regista ci offre il ritratto di una donna che scopre la propria determinazione ancora una volta non tramite un grande traguardo, come la laurea prestigiosa che possiede, ma tramite le piccole cose della vita (in questo caso, essere creduta e sostenuta). 
Nel complesso, nei suoi 90 minuti scarsi di girato, Zuhal è un film che si guarda piacevolmente, ben retto anche dall’ottima interpretazione dell’attrice protagonista e da una verve che cattura e conquista lo spettatore, fin dai primi minuti. 

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7