Wake Up – Il risveglio: recensione del film con Jonathan Rhys Meyers

Il film di Aleksandr Chernyaev è un thriller piatto, dove l'interpretazione di Meyers si ferma a un solo volto.

Su Sky Cinema On Demand è disponibile il film del 2019 Wake Up – Il risveglio (Awake). Diretta da Aleksandr Chernyaev e interpretata da Jonathan Rhys Meyers, la pellicola è un action crime thriller leggerissimo. Una scrittura annoiata accompagna tutta la visione di un prodotto privo di spirito. La narrazione lenta e priva di climax rendono Wake Up – Il risveglio soporifero. L’asciuttissima interpretazione del suo protagonista non fa altro che accentuare questo aspetto, e a privare di gravitas scene che avrebbero richiesto un peso drammatico maggiore. Un film, quindi, che punta tutto sul nome di Meyers e si dimentica di tutto il resto.

Wake Up – Il risveglio: un action thriller senza verve

Wake Up - Il Risveglio - Cinematographe.it

Dopo un brutto incidente, che lo ha vista precipitare in un burrone con la sua auto, un uomo si risveglia in ospedale privo di ricordi su chi sia. Diana (Francesca Eastwood), l’infermiera che si prende cura di lui, lo chiamo John Doe (come tutte le persone scomparse senza nome). Nel frattempo le forze dell’ordine del posto indagano sulla morte di cinque ragazze. Le indagini portano la polizia a sospettare dell’uomo, che verrà accusato di essere il killer dietro gli efferati omicidi. Ma Diana è convinta dell’innocenza del suo John Doe, e lo aiuterà a scappare dall’ospedale. I due si faranno strada in una rete di misteri e falsificazione, dove la verità è stata celata per proteggere il vero assassino.

Una trama semplice, da manuale: omicidi, un sospettato in fuga e innocente, il poliziotto sulle sue tracce. Ma semplicità non sempre ha una connotazione negativa, anzi. Però non è questo il caso, perché oltre a questo Wake Up – Il risveglio è un film spento sotto ogni punto di vista. La scena iniziale sembra arrivare direttamente da CSI, da un prodotto televisivo a basso costo. Il pessimo rallenty sul cofano dell’auto è il primo segnale di ciò che andremo a vedere da quel momento in poi. La sceneggiatura non aiuta in tal senso, depotenziando i personaggi di caratterizzazione e, soprattutto, mordente. Dall’infermiera all’agente dell’FBI Frank Ward (Malik Yoba), fino allo sceriffo Roger Bower la scrittura si ferma al cliché dei personaggi di genere. Imbriglia e accentua personalità senza profondità. Prima fra tutte Diana, le cui azioni non sono mai ben chiare. Il suo attaccamento a John Doe non trova piena risposta nel suo background. Un esempio è l’iniziale spinta che la porta ad aiutarlo più di qualsiasi altro paziente.

Jonathan Rhys Meyers rimane imbrigliato ad una sceneggiatura debole

Wake Up - Il Risveglio - Cinematographe.it

Tonalità di grigio e una fotografia desaturata fanno da cornice alla storia di Wake Up – Il risveglio. Il colore, quando serve, accentua elementi d’indagine e il sangue. Un’espediente visivo didascalico, ad evidenziare contenuti filmici già aventi; un ricalco da serialità. Sullo stesso piano lavora il montaggio, prolungando i momenti di scoperta senza mai accentuarne la portata. Tutto viaggia allo stesso livello, come una sinfonia monotona, senza alti né bassi. Il film di Chernyaev non alza mai l’asticella, e non perché non possa, ma per pura scelta.

Jonathan Rhys Meyers, che dovrebbe spingere il film, sterilizza il volto a una sola espressione facciale. Il suo protagonista si muove nell’ambiente in modo meccanico, non fa proprio lo spazio d’azione. È una pedina nelle mani della scrittura, e l’attore non sembra aver lavorato sulla caratterizzazione del personaggio, attenendosi solamente al copione. Un copione che ricalca molto la trama della prima stagione di True Detective, quella con Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Il confronto è puramente tematico, in quanto i due prodotti sono ben distanti fra loro. Oltretutto, Wake Up – Il risveglio compie un grande passo falso, laddove va a giustificare le azioni dello sceriffo. Ad un livello più profondo, di messaggio filmico, assolve una retorica maschilista di protezione del branco. Concludendo, il film poggia su assunti di produzione labili, che portano sullo schermo un prodotto debole e senza verve.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.5

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