Waiting for Giraffes – recensione del documentario di Marco De Stefanis

Waiting for Giraffes è il documentario girato da Marco De Stefanis a Qalqilya e presentato in questi giorni al festival Visioni Fuori Raccordo.

Uno dei documentari presentati in questi giorni al festival Visioni Fuori Raccordo è Waiting for Giraffes di Marco De Stefanis, girato in Palestina, per la maggior parte a Qalqilya. In particolare, questo documentario ci porta alla scoperta dello zoo presente in questa città, ormai una delle poche attrazioni rimaste in questa parte di mondo.

Tutta l’azione del film si svolge intorno alla figura del Dr. Sami, veterinario e instancabile lavoratore dello zoo che, con i pochi mezzi a disposizione, cerca di migliorare lo zoo e la qualità della vita degli animali che in esso vivono. Lo seguiamo soprattutto nella sua ricerca di una giraffa, animale mancante nello zoo a causa dei conflitti i cui proiettili sono arrivati davvero troppo vicini alle gabbie. Assistiamo dunque agli sforzi del Dottore per cercare di entrare a far parte dell’EAZA, la European Association of Zoos and Aquaria. L’ingresso dello zoo tra i membri di questa istituzione permetterebbe un notevole miglioramenti dello zoo palestinese.

Inevitabilmente, dallo zoo, si finisce a parlare del conflitto isrealo-palestinese in quanto, la stessa mancanza delle giraffe nel parco ne è una diretta conseguenza. De Stefanis riesce a non rendere banale questo discorso, e a rappresentare in maniera capace e originale il complicato rapporto tra i due popoli e la condizione di quello palestinese.

Se da un lato il punto di vista predominante è senza dubbio quello della Palestina costretta nei suoi confini, dall’altro il ruolo di Israele non viene mai banalizzato. In primo luogo vediamo la collaborazione e il rapporto d’amicizia esistente tra alcuni singoli delle due popolazioni, qui rappresentati dal Dr. Sami e da alcuni dipendenti di uno zoo israeliano: un elemento che ci riconduce ad una realtà quotidiana di quelle zone, assente dai notiziari e quindi piuttosto sconosciuta. Poi, attraverso un dialogo del Dr. Sami con due dipendenti del suo zoo a cui è stato negato un visto, possiamo intuire come, in alcuni casi si sia venuta a creare accettazione (o rassegnazione) davanti a certe pratiche adottate in nome della sicurezza.

Seguendo il Dr. Sami nelle sue attività quotidiane, la cinepresa di Waiting for Giraffes ci invita a passeggiare tra le gabbie dello zoo abitate da leoni, scimmie e da altri animali. Tuttavia in un attimo, con un salto spaziale, ci trasporta davanti al muro che divide i due stati. Ed così, in un lampo, che le gabbie trasfigurano: ad essere richiusi nella loro stessa terra sono gli stessi palestinesi. Il regista, per sottolineare questa situazione di ingabbiamento, ci rende partecipi e consapevoli delle difficoltà, che esistono soprattutto per i palestinesi, nell’attraversare i checkpoint verso Israele; difficoltà di spostamento che rendono difficile uscire dal paese, qualunque sia la motivazione del viaggio. Impedimenti che rendono quasi impossibile ai palestinesi, tra le altre cose, il poter vedere il mare.

In sintesi, quello che De Stefanis ci propone attraverso il suo documentario Waiting for Giraffes è un interessante viaggio attraverso una realtà che in Europa è forse conosciuta poco e male. Il continuo passaggio tra i vari livelli di rappresentazione di questo documentario ci consente di viaggiare in Palestina e di ascoltare le voci degli abitanti di questo stato, bambini e adulti, uomini e donne. Da queste voci traspare un barlume di quella che è la concretezza di una realtà conflittuale e complessa, molto facile da appiattire, soprattutto quando la vediamo da lontano, filtrata dai mezzi di informazione.

 

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 4

3.7