Vizio di Forma: recensione

Iniziamo subito con una premessa: recensire Vizio di Forma o almeno tentare di spiegarlo è un’impresa ardua, ma è proprio il suo carattere intricato ed allucinante a rendere la pellicola “stupefacente” e assolutamente perfetta. Gordita Beach (California) fine anni ’60. Il detective privato Larry “Doc” Sportello riceve la visita della sue ex fiamma Shasta Fay che ora ha una relazione con un uomo sposato di cui è innamorata, Mickey Wolfman, miliardario attivo nel campo immobiliare. Shasta racconta a Doc che la moglie di Wolfman, in combutta con il suo amante, ha deciso di farlo sparire e gli chiede di fare qualcosa per aiutarlo. Ma, nemmeno a distanza di due giorni, l’aiuto del detective viene richiesto anche da Khalil, ex black panther, che cerca la guardia del corpo di Mickey e Hope, che non ha più notizie di suo marito. I casi sembrano intrecciati e Doc si ritroverà a dover districare una matassa immensa e, come se non bastasse, a mettergli i bastoni fra le ruote arriva anche il Tenente Christian F. “Bigfoot” Bjorsen.

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Joaquin Phoenix e Benicio Del Toro in una scena di Vizio di Forma

Tratto dal romanzo di Thomas Pynchon e adattato per il grande schermo da Paul Thomas Anderson, Vizio di Forma è un film che non può passare inosservato, categorizzarlo è quasi improbabile, una sorta di noir-surf che ricorda per certi versi L.A. Confidential ma con la sensazione di vederlo completamente strafatti. Dimenticatevi, quindi, i film di genere che conoscete, Vizio di Forma è un caos assoluto con una trama da seguire con attenzione, senza contare i dialoghi al limite del prolisso e una nebbia (più dovuta agli spinelli di Doc che all’atmosfera da poliziesco d’annata) che renderà la comprensione delle sequenze ancora più impossibile. Ma è proprio questo ad aumentare il magnetismo man mano che si va avanti con la storia.

” Vizio di Forma: Un difetto celato in un bene o in una proprietà, che causa o contribuisce a causare il suo deterioramento, danno o eliminazione. Questi difetti di natura intrinseca, rendono l’oggetto di un rischio inaccettabile per un vettore o assicuratore. Esempi di vizi di forma includono combustione spontanea, ruggine, ecc. “

E ad essere deteriorata è soprattutto la società americana che Anderson denuncia in maniera tutt’altro che velata, una società immersa nel fango del Vietnam  e una generazione “costretta” a farsi chiudere gli occhi da stupefacenti di ogni tipo, visti più che altro come un anestetico dalla triste realtà che li circonda. Ma in tutta questa oscurità ecco arrivare l’ultimo degli eroi romantici e solitari: Doc Sportello interpretato da uno straordinario Joaquin Phoenix, perfetto come sempre in un ruolo che gli calza a pennello, rozzo e sudicio ma romantico da occhioni a cuore specie nelle scene con Shasta, interpretata dalla bellissima Katherine Waterson. A dar manforte c’è anche Josh Brolin, in una delle sue interpretazioni più riuscite, a dare vita al Tenente Bigfoot, il tutto senza dimenticare l’apporto di Owen Wilson e Benicio Del Toro. Un trip di 148 minuti in cui Anderson ci trascina nel vero senso della parola, a tratti assurdo e grottesco ma anche triste e spaventoso, insomma si ride tantissimo ma non ci si dimentica di strabuzzare gli occhi. Vizio di Forma lascia senza respiro grazie ad una tecnica di piani sequenza tali da renderlo fluido ma duro al tempo stesso, una regia imponente che rende P. T. Anderson un grande assente fra i registi nominati agli Academy Awards. Non si può non citare la colonna sonora, che passa da Neil Young e arriva fino a Jonny Greenwood.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.7
Sceneggiatura - 4.2
Fotografia - 4.2
Recitazione - 4
Sonoro - 4.5
Emozione - 3.6

4

Voto Finale