Van Gogh – I girasoli: recensione del documentario di David Bickerstaff

Un film che esplora una delle opere più belle e discusse di Vincent Van Gogh.

Nelle sale italiane dal 17 al 19 Gennaio 2022 il documentario Van Gogh – I Girasoli diretto da David Bickerstaff. Come si evince dal titolo, il tema centrale di questa produzione è il rapporto artistico e spirituale che nell’Ottocento il pittore Vincent Van Gogh ha instaurato con i girasoli, da lui dipinti in maniera ricorrente e con perizia sperimentale.
L’idea del regista di incentrare un’opera documentaristica sul legame di uno dei più celebri artisti della storia con una precisa specie floreale viene ispirata dall’omonima mostra tenutasi al Van Gogh Museum di Amsterdam, che ha raggruppato e celebrato i capolavori della collezione ritraenti, per l’appunto, girasoli.

Nel nostro sporco lavoro di pittori servono mani e stomaco dell’operaio.

Vincent Van Gogh

Vincent Van Gogh e i suoi girasoli in un documentario di David Bickerstaff

Van Gogh i girasoli cinematographe.it

Van Gogh – I Girasoli infatti adotta uno sguardo documentaristico educativo e didattico decisamente affine allo scopo istruttivo dei musei, tende pertanto a illustrare la visione artistica, spirituale ed emotiva del pittore olandese tramite interviste ad esperti – fra cui ricercatori del Van Gogh Museum o docenti di università internazionali -, riprese minuziose delle opere e l’interpretazione delle lettere di Van Gogh.
Se le interviste tendono a chiarire il ruolo e il contributo che l’artista ha impresso nella storia, la recitazione dei suoi testi ad opera di Jochum Ten Haaf costituisce il vero pilastro emotivo del documentario: gli scambi epistolari avvenuti con i suoi fratelli o con Gauguin riescono a rendere concreta e tangibile l’anima di Van Gogh, in balia di un’inquietudine profonda che nella sua vita toccherà vette di intensità depressiva e maniacale.
Proprio in questo contesto il significato e la forza espressiva del girasole trovano legittimazione. Come afferma nel documentario il curatore Stephen Harris, il termine “girasole” deriva dal latino helianthus che significa, per l’appunto, “fiore del sole”. Il suo aspetto luminoso e, se visto nelle sue minuzie, complesso lo hanno reso nel tempo una creatura naturale esposta a miti e a false credenze (la più nota è quella che riguarda lo spostamento della testa del girasole in base al movimento solare).

Van Gogh i girasoli cinematographe.it

Nella vita irrequieta di Van Gogh un fiore così luminoso subentra come ad allietare e stimolare positivamente il tormento interiore (come suggeriscono le sue lettere); inoltre intravede nelle nature morte possibilità pittoriche coloristiche e formali interessanti grazie alle quali ha realizzato una serie di opere oggi esposte nei più importanti musei del pianeta.
Il documentario affronta, oltre ai suoi trasferimenti in Francia e all’incontro con gli Impressionisti, il rapporto dapprima complice e poi turbolento con il pittore Paul Gauguin con cui ha condiviso la ricerca pittorica per alcune settimane nella sua casa di Arles e dal quale si è separato a causa di equivoci artistici e dell’instaurarsi di una relazione ingestibile.
Il documentario cerca di esporre il complesso mondo visionario e spirituale di Vincent Van Gogh, tuttavia riesce solo in parte nell’intento: il metodo didattico-educativo attuato dal regista, affine a quello delle audioguide museali, raffredda l’atmosfera e i contenuti, rendendo l’opera filmica, probabilmente, poco adatta al contesto cinematografico più avvezzo al pathos che ad un’analisi schematica degli eventi.
Persino le musiche originali scritte da Asa Bennett risultano piuttosto edulcorate per un documentario su un simile artista e possono stimolare una riflessione sul tipo di colonna sonora di cui avvalersi per veicolare contenuti istruttivi: è necessaria un’atmosfera musicale soave, specialmente se rapportata al pittore di Zundert?
Sebbene siano già stati realizzati film sulla vita di Vincent Van Gogh, quali il piuttosto recente Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, la storia sfaccettata e complessa di un simile artista merita uno sguardo profondamente empatico e intenso che possa fondarsi non solo sulle sue lettere ma anche su un’analisi più approfondita dei movimenti della mente umana di uno sperimentatore della pittura irrequieto e instancabile, nato nell’Olanda dell’Ottocento, valorizzato – o schiacciato – dopo la morte dal peso del mito.

Regia - 2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.3