Unknown: Soldati robot – recensione del doc di Jesse Sweet

I ragazzi non si lasceranno sfuggire questo titolo su Netflix, che è decisamente in linea con i gusti contemporanei.

“La rivoluzione dei robot è arrivata, è solo che non assomiglia a quello che qualcuno aveva immaginato”, ha spiegato uno dei professori intervistati all’interno del documentario Unknown: Soldati robot, il documentario di Jesse Sweet, arrivato nel catalogo Netflix il 10 luglio 2023. Il documentario indaga e riflette sull’intelligenza artificiale, sull’evoluzione tecnologica, i suoi pro e i suoi contro e su come, se gestita da criminali, potrebbe diventare arma pericolosa. Una tecnologia brutale decide, seguendo algoritmi, se uccidere o meno e se ciò sia legale o illegale, senza preoccuparsi del risultato. Immaginate un videogioco inoffensivo e immaginatevi che all’interno di questo videogioco ogni persona sia generata al computer e un algoritmo esterno (il giocatore) decida se sparare con precisione matematica. Pensate a droni in grado di svolgere compiti in modo autonomo, grazie agli algoritmi dell’IA, e decidere in nanosecondi cosa fare e cosa non fare. Uno o zero, decide l’algoritmo. Sì, si tratta di argomenti che possono essere inquietanti, come i più terrorizzanti film di fantascienza.

Unknown: Soldati robot – possiamo fidarci delle macchine?

L’intelligenza artificiale è entrata nel mondo, lo affascina con il suo potenziale quasi illimitato, molti iniziano a profetizzare la morte di vari lavori e figure lavorative, sostituite dalla macchina, e incominciano a interrogarsi sul potenziale di questa tecnologia sul campo di battaglia. Si riflette da anni in che modo sviluppare anche in campo militare i robot da combattimento, guidati da IA. Unknown: Soldati robot fa luce su questo e si pone delle domande, morali ed etiche: cosa succede quando una macchina prende decisioni di vita o di morte? Questo documentario esplora i pericoli dell’intelligenza artificiale nelle applicazioni militari. Racconta di aziende private che sviluppano macchine da guerra brutali ancora non in grado di distinguere tra civili e combattenti e che, lanciate sul campo di battaglia, servirebbero a dare la vittoria alla fazione che le utilizza.

“È un cliché, ma credo al 100% che la libertà non è gratis”, afferma questo Brandon Tseng, ex Navy Seal degli Stati Uniti e co-fondatore di Shield AI ed è chiaro cosa intenda dire. La compagnia per cui lavora è ora unita alla battaglia per la supremazia militare tramite l’IA. Si sta lavorando a questo negli Stati Uniti ma anche in Russia e Cina in modo da sviluppare droni autonomi e altre tecnologie che possano consentire ai soldati di evitare pericoli e lavorare così in maggior sicurezza. Si pensa dunque anche a armi “intelligenti” che saranno in grado di identificare il nemico in modo affidabile, agendo sempre nel rispetto delle regole. Paul Scharre, ex ranger dell’esercito americano e autore di Army of None, ricorda il tacito accordo tra i suoi uomini di non sparare quando gli insorti mandano avanti una bambina di otto anni ma lui dice un robot l’avrebbe vista e “accettata” come un obiettivo legale e legittimo, proprio su questo si sta lavorando, questi problemi verranno risolti nel tempo. Ma fino ad allora, quanti errori e quante vite umane saranno sacrificate?

Quindi questi robot autonomi hanno/potrebbero avere l’intelligenza necessaria per affrontare il nemico; la decisione di armarli è ancora lontana? Un ex vicesegretario di stato americano ha affermato che ad oggi “una macchina può uccidere, ma solo per volere di un operatore umano. E non vedo che questo cambierà”. Questo va benissimo ma la domanda che si pone l’uomo è cosa accadrà quando il nemico sceglierà di comportarsi in modo diverso? A quel punto lo scontro sarà impari, sarà alla pari di uno scontro tra cavalli e carri armati, o almeno così la pensa un sostenitore dell’intelligenza artificiale.

I dilemmi ci sono e danno vita a scenari spaventosi

Unknown: Soldati robot ci guida attraverso varie invenzioni e scenari, ma è chiaro che il centro siano le interviste, le voci di chi è impegnato in questi studi. Si mira a far rimanere senza parole lo spettatore, raccontando di cose straordinarie in arrivo come per esempio l’ultimo cane del MIT che si muove rapidamente su superfici differenti o del tenente con 20 anni di combattimento surclassato in un combattimento aereo da un F-16 guidato dall’IA. Quest’ultima ha vinto perché, come ha sottolineato qualcuno, “l’intelligenza artificiale non ha mai paura”. Non ha paura della morte e lo ha sottolineato anche il tenente, gli è sembrato di combattere contro un essere umano che non ha mai temuto di perdere la vita ed è questa la differenza sostanziale. Può anche essere spaventoso, ce lo ricordano anni, decenni di letteratura e filmografia, e quindi sottile ma tagliente emerge e martella una domanda: a cosa possono portare queste innovazioni in mani sbagliate? Gli scenari in questo caso sono devastanti e paurosi.

A questo punto tornano utili le interviste di Sean Ekins e Fabio Urbina: è bastato solo cambiare la sequenza 0 e 1 nel lavoro di ricerca di trattamenti e cure tramite molecole di intelligenza artificiale riguardo malattie poco studiate per creare qualcosa di letale. Elkins con lucidità afferma: “Eravamo totalmente ingenui… Chiunque poteva fare quello che abbiamo fatto. Come controlliamo questa tecnologia prima che venga utilizzata per fare qualcosa di totalmente distruttivo?”

Il dilemma è quello che viene definito il problema del duplice uso, se da una parte, come ogni tipo di invenzione e di innovazione, ci può essere qualche miglioria, dall’altra saremo in grado di dire: “basta, fermiamoci”. La risposta, conoscendo l’animo umano, è no e da lì nasce il terrore mentre si guarda il film.

Unknown: Soldati robot – conclusioni e valutazioni

Unknown: Soldati robot è un lavoro ben fatto che ci conduce in un mondo ai più sconosciuto, inizia con una sezione incentrata sull’uso positivo dell’intelligenza artificiale. Si arriva però poi ad un punto cruciale, come è facile, per chi conosce questa materia, usare l’IA in modo utile alla società è altrettanto facile farne un uso improprio. Il film mostra pro e contro, fa parlare professionisti che hanno studiato a lungo, raccontano con parole semplici tutto ciò che gira intorno a questo campo.

Un documentario che spaventa, turba e fa interrogare sul rapporto uomo-macchina, su quante scoperte di questo tipo potrebbero aiutare l’essere umano ma dall’altra parte si è profondamente e terribilmente terrorizzati perché ce lo ha già raccontato Hal 9000, mai fidarsi della macchina e come ci ha ben mostrato la storia di Odisseo la voglia di conoscenza spesso può portare in acque perigliose.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.9

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