Un marito a metà: recensione del film di Alexandra Leclère

Una spassosa commedia francese sul tema dell'infedeltà coniugale, dell'imperfezione umana e dei rapporti uomo donna. Al cinema dal 30 Agosto con Officine UBU.

Cosa accadrebbe se una donna, dopo aver scoperto di essere stata tradita, decidesse di superare il trauma e condividere suo marito con l’altra donna? È il dilemma che si (e ci) pone Un marito a metà (Garde Alterneé), quinto lungometraggio della regista e sceneggiatrice francese Alexandra Leclère, salita alla ribalta nel 2002 con Bouche à bouche, cortometraggio sul rapporto fra due sorelle che le valse due premi della giuria al Festival del Cortometraggio di Grasse e a quello brasiliano di Belo Horizante.

Un marito a metà: dalla realtà alla spassosa commedia di Alexandra LeclèreUn marito a metà cinematographe.it

Ispirato al vissuto della stessa autrice del film, Un marito a metà racconta le vicende di una donna, Sandrine (Valèrie Bonneton), che decide di affrontare in maniera lucida e piuttosto inusuale il tradimento di suo marito Jean (Didier Bourdon), professore di lettere alla Sorbona di Parigi. Logora e stanca della sofferenza causata dalla scoperta, Sandrine decide di mettersi in contatto con l’amante di Jean, la più giovane Virginie (Isabelle Carré), con cui tenterà di mettere in atto un diabolico piano per continuare la relazione con suo marito senza causare ulteriori problemi. La donna propone a Virginie di spartirsi l’uomo in una sorta di “garde alterneé”, un triangolo atipico dove le due condivideranno la persona amata a settimane alterne e dove entrambe potranno avere dall’uomo quel che hanno sempre avuto, senza cambiare o interrompere il proprio rapporto con lui.

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La commedia di Alexandra Lèclere utilizza il pretesto narrativo dell’incomprensione fra uomo e donna – già esplorato con il secondo film, Le prix à payer – e dell’infedeltà coniugale per edificare, attraverso continui ribaltamenti e colpi di scena, un discorso non banale sulla natura umana e sulle sue “imperfezioni”, sull’impossibilità di riparare qualcosa che si è rotto, sui problemi che sorgono dall’identificazione della coppia e delle relazioni umane (soprattutto amorose) con un meccanismo di incarichi, ruoli e funzioni. L’intento di Leclère è da ammirare, e Un marito a metà trova nella brillante interpretazione di Valèrie Bonneton, nelle vesti di Sandrine, la fondamentale chiave vincente: moglie calcolatrice e machiavellica, vittima che rifiuta la sua parte (passiva) e ribalta il proprio ruolo, rivelandosi ben più spietata di un marito contafrottole e adultero. Completa il quadro la delineazione, a partire dal secondo atto, del rapporto con una madre-ombra della stessa stoffa (magistralmente interpretata dall’attrice Hèlene Vincent), che aizza la figlia nelle manovre più astute man mano che il suo meccanismo di controllo diventa più manifesto. Sebbene non tutti gli interpreti siano, in parte, come la Bonneton e l’ancor più sorprendente Vincent, Leclère condisce il solido impianto narrativo della sua opera con esilaranti gag sorrette da prove attoriali tutto sommato convincenti.

Il ruolo della donna tradita in Un marito a metà passa da vittima a carnefice

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Quel che manca a Un marito a metà è, purtroppo, una gestione costante del ritmo generale, che a volte si raffredda per lasciar spazio ad alcuni dialoghi convenzionali e a scelte narrative semplicistiche che non si amalgamano nel migliore dei modi con i riusciti sketch comici. Inoltre sappiamo ben poco della coppia Sandrine-Jean: sarebbe stato opportuno concedere almeno uno squarcio sul tepore della quotidianità e sulla mancanza di passione e serenità all’interno del rapporto, per così definire le due personalità ed esaltare i risvolti comici che sarebbero seguiti. Quel che resta di Un marito a metà è, in fin dei conti, un’innocua commedia, spassosa in più di un momento ma ancora piuttosto lontana dal proporre quella riflessione che avrebbe potuto essere sulla vita di coppia e sulla verità dei sentimenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.5