Transformers: recensione del primo capitolo del franchising di Michael Bay

Sono passati quasi 10 anni dal film che ha dato inizio ad una delle saghe più di successo degli ultimi anni: Transformers di Michael Bay. In questo più o meno lungo periodo di tempo, molte cose sono cambiate. Abbiamo assistito a un’evoluzione lenta, ma inesorabile, che ha trasformato il franchising della Hasbro.

Dopo quel giugno 2007 ci sono stati infiniti seguiti, una deriva verso il kitsch, verso la tamarraggine e l’esagerato senza senso, la mancanza di idee. In quel giugno del 2007 c’era solo la materializzazione cinematografica di un nostro sogno dell’infanzia: vedere al cinema un film, un vero film, su uno dei simboli per eccellenza degli anni ’80.

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Co-prodotto da Steven Spielberg e dalla Paramount, il film è diretto da un esperto di megacolossal dell’era moderna: quel Michael Bay sul quale i pareri sono sempre discordanti come solo certi personaggi sanno essere. Costò 150 milioni di dollari, e fu il frutto di un lavoro di sceneggiatura molto complesso, partito dalla richiesta di Spielberg a John Rogers e poi proseguito con Roberto Orci e Alex Kurtzman nel 2005. Fu Spielberg stesso a creare la trovata che a molti è sembrata semplicemente geniale, e che in effetti ha molto in comune con il cinema spielberghiano, così incentrato sull’adolescenza: un ragazzo e la sua prima macchina.

Transformers: un cast tra volti emergenti e divi hollywoodiani

Il cast fu composto principalmente da giovani volti emergenti, a cui furono affiancati alcuni divi hollywoodiani di maggior richiamo per le parti di contorno. Shia LaBeouf, all’epoca uno dei giovani più seguiti da Hollywood, fu chiamato ad interpretare Sam Witwicky, il giovane protagonista. Al suo fianco l’allora semisconosciuta Megan Fox nei panni di Mikhaela Banes. A completare il cast Jon Voight (un Segretario della Difesa come gli americani sognano di avere da decenni), Tyrese Gibson, Josh Duhamel, Rachel Taylor, Anthony Anderson e John Turturro.

Se il personaggio di Voight risulta al 90% realistico e credibile, fu proprio l’eclettismo e l’irrealismo di Turturro (uno dei migliori attori della sua generazione) a dare quel qualcosa in più ad un cast che altrimenti rischiava di essere una semplice reunion di belle faccine e fisici da Baywatch. Il suo agente Simmons del Settore 47 è una delle maschere comiche più riuscite che si ricordino nel genere fantascientifico, una sorta di parodia di tutte quelle miriadi di super-agenti futuristici che hanno travolto i nostri schermi dai tempi di TimeCop a quelli più recenti di Matrix.

Stesso discorso per Kevin Dunn e Julie White, che hanno fatto dei coniugi Witwicky una della coppie maritate più simpatiche di sempre, realistiche ed allo stesso tempo grottesche.

Transformers: Shia LaBeouf e Megan Fox

Ma se parliamo di cast, quel giugno del 2007 tutti scoprimmo Shia e Megan. Il primo divenne l’eroe di tutti i bravi ragazzi del mondo. Quelli intelligenti, autoironici, onesti. Quelli condannati ad andare in bianco ad ogni ballo della scuola o ad ogni festino universitario, quelli che nessuna ragazza nota, ma non si sa perché. Certo a meno che tu non abbia comprato una Camaro più vecchia di te che di colpo si trasforma in un “robottone che sa il Kung-Fu”. Shia all’epoca impressionò anche la critica più radical chic, mettendo in mostra un campionario espressivo assurdo, una verve e una presenza scenica a dir poco strabilianti.

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Sempre sopra le righe, sempre stralunato, con la battuta pronta (ma nei peggiori momenti) sempre naturale, Shia fu lanciato da un film che aveva esattamente bisogno di un attore come lui: niente bel faccino da Zac Efron o occhioni emo da Robert Pattison. Solo spontaneità, capacità di improvvisazione e la faccia di quel miglior amico che tutti abbiamo avuto negli anni turbolenti dove eravamo freschi di diritto al voto e la possibilità quotidiana del ritiro della patente.

Megan Fox invece divenne in pochi minuti la fidanzata che ogni maschio tra i 12 e 28 anni avrebbe voluto avere. Di una bellezza sfolgorante, naturale di fronte alla telecamera come poche, armata di un sorriso e due occhioni blu che avrebbero fermato un’orda di King Kong, divenne da un giorno all’altro il sex symbol planetario per eccellenza. Da ogni dove si cominciò a paragonarla a ciò che in gioventù erano state Angelina Jolie, Charlize Theron, Liv Tyler o Lauren Bacall. Megan Fox divenne in poco tempo il futuro femminile di Hollywood.

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Transformers: il miglior prodotto commerciale mai fatto nel nuovo millennio

Transformers incassò più di 700 milioni di dollari, pur senza soddisfare del tutto la critica (non i fan, quelli andarono in visibilio), ma mostrando come il connubio Bay-Spielberg avesse delle potenzialità immense. Gli incredibili effetti speciali, la colonna sonora di Jablonsky, l’ironia, i momenti zuccherosi o assurdi, la fantasia…tutto questo fu Transformers nel 2007, forse il miglior prodotto commerciale mai fatto nel nuovo millennio.

Vedere per la prima volta sullo schermo Optimus, Megatron, Bumblebee, Barricade, IronHide, Jazz, Ratchet, Starscream, Brawl… fu un’emozione che può essere confrontata solo con i primi passi che Spielberg fece fare al suo Brachiosauro in Jurassic Park.

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Se solo le lancette si fossero fermate a quel 2007… Da allora purtroppo Transformers è divenuta una saga che è scivolata sovente nel ridicolo, già a partire dal seguito del 2009, risalendo la china col terzo episodio del 2011 per poi sprofondare del tutto nel 2014 con quell’abominio di Age of Extinction.

Transformers: il declino

Shia LaBeouf in poco tempo mostrò come lo stile recitativo mostrato nel primo Transformers fosse pure l’unico di cui disponesse, toppando un film dopo l’altro e cominciando a ficcarsi nei peggiori casini esistenziali, da buona star 20enne hollywoodiana. Droga, risse, arresti, accuse di plagio, denunce per molestie, religiosità incerta, performance dal vivo di dubbio gusto e un rapporto veramente intimo con alcool e donnine facili. Il simpatico ragazzone è purtroppo diventato uno spocchioso divetto monoespressivo e narciso, convinto che strabuzzare gli occhi e dare di matto siano le migliori qualità di un attore.

Megan Fox invece si perse in film sbagliati, parti sbagliate e dichiarazioni sbagliate. Recitò in numerosi film, uno peggio dell’altro e uno più stupido dell’altro. In breve tempo emersero enormi problemi di autostima, ansia, attacchi di panico e disturbi della personalità. La bellissima ragazza nascondeva più di un fantasma dietro gli occhioni blu, ed in breve ha cominciato ad essere fossilizzata nella parte della mezza nuda di turno, come nella recente avventura cinematografica con un altro simbolo degli anni ’80: le Tartarughe Ninja. Megan al momento è quindi prigioniera di una carriera da testimonial di moda e attrice in perenne dipendenza da bisturi. Un vero peccato…

Ora che a breve uscirà il quinto capitolo di una saga che ci ha lasciato oggettivamente molto amaro in bocca, si spera che Bay (bombardato di critiche negli ultimi anni ma anche capace con 13 Hours di mostrare una maturazione non indifferente) abbia imparato a non strafare e a non prendersi troppo sul serio.

Noi però saremo sempre lì, pronti a sacrificare le nostre speranze per tornare a sognare o, per citare l’Optimus Prime del primo capitolo “noi siamo qui, aspettiamo”.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7