Torna a casa, Jimi! – recensione del film di Marios Piperides

Premiata al Tribeca Film Festival, arriva nei cinema il 18 aprile la suggestiva opera prima di Marios Piperides: Torna a casa, Jimi!, distribuito da Tucker Film.

Dal 18 aprile – distribuito da Tucker Film – arriva al cinema Torna a casa, Jimi!, suggestiva opera prima di Marios Piperides con protagonista Adam Bousdoukos.

Lasciato dalla donna, affogato nei debiti e con la padrona di casa sul piede di guerra per i mesi di affitto insoluti, e in attesa di ripartire verso una possibile “nuova vita” olandese, a Yiannis (un rocker con parecchi sogni di gloria infranti e uno spiccato gusto per i guai), non resta che occuparsi di Jimi (quattro zampe dal nome omaggio a Hendrix, piccolo lascito della vita di coppia con la ex, oramai “appaiata” con un partito ben più solido di lui). Eppure, neanche a dirlo, lo scavezzacollo Yiannis (l’ottimo Adam Bousdoukos, già irriverente protagonista di Soul Kitchen e molti altri film di Fatih Akin) finirà per smarrire il cagnolino al di là del confine ONU e della cosiddetta zona cuscinetto o linea verde della sua Nicosia (capitale di Cipro), e quello che di primo acchito potrà sembrare come un normale contrattempo finirà invece per rivelarsi una vera e propria odissea a cavallo di un confine geografico e morale tra due mondi adiacenti eppure in radicato conflitto tra loro.

Non potendo, infatti, stando alla legge locale, trasportare nessun animale o pianta tra la Cipro greca e quella turca, così come da un lato all’altro della città divisa, il tentativo di “rimpatrio” di Jimi sarà un momento fondamentale per osservare da vicino e sperimentare sulla propria pelle i disagi di una città spaccata in due e totalmente smarrita nella “questione cipriota”, sfigurata tra territori liberi e occupati, impelagata tra normative da rispettare e barriere da aggirare.

Torna a casa, Jimi! – come lo smarrimento di un cane riesce ad analizzare la “questione cipriota”

Muovendo le fila della storia attraverso la contrapposizione tra la libertà canina – il cane che corre libero e ignaro di qualsivoglia condizionamento, attraversando con la stessa verve territori liberi e occupati, stazioni di blocco o di controllo – ai condizionamenti umani generati invece dai conflitti e dalle occupazioni e dalla consapevolezza di essi, Torna a casa, Jimi!, opera prima del regista cipriota Marios Piperides (formatosi negli USA) è una sorta di ballata nostalgica che intreccia i sentimenti smarriti ai confini imposti, all’interno di un equilibrio umano quanto mai fragile e controverso. Attraverso il personaggio bonaccione e dal cuore fin troppo tenero del protagonista Yiannis, l’opera prima di Piperides scioglie le fila di una commedia del dramma operata al confine tra razionalità e istintività, senso di smarrimento e acquisizione consapevole delle proprie assurde dinamiche e realtà esistenziali.

Perché nell’amarezza e nel disincanto di un legame andato perso tra le nuvole dell’incomprensione e dell’inadeguatezza, così come nel disagio di una città rimasta soggiogata dai propri demoni politici e ideologici, il breve viaggio di Yiannis e dei suoi compagni nel tentativo di riportare a casa Jimi, sarà infatti momento ideale di messa a fuoco per riflettere sui concetti di conflitto, confine, guerra e pace (in barba a Lev Tolstoj).

Torna a casa, Jimi! cinematographe.it

Lungo i tre giorni di piccola odissea e nei meandri delle tante schermaglie tra Yiannis e Hasan (Fatih Al, uomo che vive nell’ex casa di Yiannis rappresentando la vita prima dell’occupazione), tra Yiannis e la sua ex ragazza Kika, Piperides trova infatti il giusto ritmo di una commedia degli imprevisti cui fanno da sfondo lo scavo politico e sociale per argomentare il dramma delle pacificazioni invocate ma negate e dei conflitti perpetrati. In uno stile che ricorda la verve disincantata e a tratti surreale di Aki Kaurismaki, e che recupera proprio quella stessa capacità del regista finlandese di parlare di disagi sociali e umani all’interno di luoghi di transizione e mondi di passaggio, Marios Piperides solleva lo slogan di una lingerie No Borders (No ai confini), e ri(anima) il dibattito sociale e politico di un passato da comprendere e recuperare per andare proprio verso quel processo di pacificazione che passa dalla consapevolezza assoluta della propria realtà.

E così, con la sua persona e con il suo essere uomo scombinato ma verace, inadeguato ma reale, Yiannis doppia questa ricerca andando a un tempo verso il recupero del suo passato sentimentale (l’amore per Kika) e del suo passato sociale (la vecchia casa che ora abita una nuova terra e in cui abitano dei nuovi inquilini), e incarnando per certi versi il punto d’incontro e di giunzione della sua Cipro divisa, una città radicalmente abitata da più anime: quella popolare, un po’ disagiata ma estremamente bella e reale, e quella monopolizzata da regole, militarizzata e assai snaturata. Infine, la corsa libera di Jimi attraverso le due anime della stessa città funge dunque a ristabilire un contatto e a ricercare quel legame andato perduto nella smania di confinare e confinarsi entro i tanti limiti delle nostre tante guerre quotidiane e delle nostre mille, rocambolesche vite.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.2