To Rome with Love: recensione del film di Woody Allen

Di tutti i film di Woody Allen To Rome with Love resta, con grande dispiacere degli amanti del genere alleniano, uno stanco tentativo di commedia americana intrisa di stereotipi fini a se stessi sull’Italia e sugli italiani.
Ma andiamo con ordine. È un film con moltissimi attori di rilievo, ambientato in una Roma comprensibilmente rappresentata come bella e controversa, segna il ritorno alla recitazione cinematografica di Roberto Benigni e Woody Allen, dopo sette anni rispettivamente da La tigre e la neve e Scoop.

Le storie sono quattro, si susseguono e, seppur senza sovrapposizioni, maturano un ritmo veloce ma non esaustivamente nitido.

to rome with loveLa prima storia ha come protagonista Jack (interpretato da Jesse Eisenberg), un giovane studente di architettura che si invaghisce di Monica (Ellen Page), la migliore amica della sua fidanzata Sally (Greta Gerwig).

Il nodo della vicenda ruota intorno alla superficialità con cui Jack tradisce Sally, dimostrando anche di essere disposto a lasciarla per stare con Monica, e la superficialità anche di Monica, la quale dapprima sembra realmente coinvolta nel rapporto con Jack, per poi abbandonarlo nell’istante in cui apprende di essere stata scelta per girare un film tra l’America e il Giappone.

A vegliare sulla vicenda, in modo quasi onirico, c’è John (Alec Baldwin) un architetto americano che, saggiamente, aveva previsto gli esiti di questa fugace passione tra i due ragazzi.

To Rome with Love è una commedia che alterna bei momenti di recitazione a gag stantie sull’umanità italiana. Non è il migliore Woody Allen.

to rome with loveLa seconda storia – sarebbe improprio chiamare queste sezioni del film come solitamente si usa “episodi” – è quella che ha come protagonista Woody Allen nei panni di un produttore discografico in pensione: il sagace Jerry.

Giunge a Roma con la moglie Phyllis (Judy Davis) per incontrare la loro figlia Hayley (Alison Pill) e conoscere il suo fidanzato italiano Michelangelo (Flavio Parenti). Le gag, più meno che più esilaranti – sarà che Allen ci aveva abituati ad un livello ben oltre quello che raggiunge in questo film e in particolar modo in questo frangente – sono tutte incentrate sul fatto che Jerry debba occuparsi del padre di Michelangelo, il simpatico Giancarlo (interpretato da Fabio Armillato, un tenore italiano) un cantante d’opera bravissimo ma abituato a cantare solo sotto la doccia, figurato dal personaggio di Allen come inconcludente, artista sopravvalutato da se stesso e dai suoi cari.

La terza storia è quella più surreale e svuotata di senso.

to rome with loveIl protagonista è Roberto Benigni che interpreta Leopoldo Pisanello, un uomo qualunque che rimbalza per caso e senza motivo sulle scena mediatica nazionale, perseguitato dai giornalisti (tra i quali figurano Luca Calvani, Donatella Finocchiaro ed Edoardo Leo) e esasperato da situazioni ai limiti dell’inverosimile. La situazione si capovolge quando la stessa tragicomica esperienza capita ad un altro uomo comune, facendo ritornare Leopoldo nella mediocre normalità e facendo rimpiangere i momenti di fama e notorietà immotivata ed illogica.

La quarta ed ultima storia di To Rome with Love è quella in cui ritornano i tradimenti e le controversie sentimentali.

to rome with loveQuesta volta c’è Antonio, interpretato da Alessandro Tiberi, che a causa di un fortuito malinteso incontra la prostituta Anna che ha il volto, il corpo e la voce originale di Penélope Cruz (vincitrice del premio Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2009 proprio grazie al ruolo di Maria Elena assegnatole da Woody Allen per il suo Vicky Cristina Barcelona). Mentre spaccia pubblicamente Anna per sua moglie, la vera moglie di Antonio, Milly (Alessandra Mastronardi) filtra con il noto attore Luca Salta (un inedito Antonio Albanese) e tradisce il marito con un ladro d’albergo (Riccardo Scamarcio). La storia si conclude, banalmente e immotivatamente, con il ritorno dei due nella loro realtà e con un matrimonio che sembra ancora più forte di prima.

Il film, dal punto di vista meramente visivo, è splendido grazie alla fotografia di Darius Khondji.

Gli attori, anche se in ruoli minori, riescono a brillare facilmente e ad essere convincenti in ruoli quantomeno particolari. Paradossalmente le storie peggiori, dal punto di vista narrativo, sono proprio quelle che hanno come protagonisti Allen e Benigni, in quanto lasciano alcune scene inspiegabilmente nell’incompiutezza.

To Rome with Love

Una riflessione va fatta anche sulla questione che il cinema americano e il suo pubblico tende a compiacersi e a premiare i film che raccontano l’Italia, in questo caso Woody Allen ci è riuscito lo stesso nel suo paese (dove gli incassi sono sempre altissimi) ma non è riuscito ad unificare il coro di voci che di solito apprezzano i suoi film senza se e senza ma.

To Rome with Love è una commedia che – come solitamente ci si aspetta da un regista come Allen – poteva raggiungere picchi altissimi di riflessione amara, squarciando l’ironia e abbattendo i cliché, ma purtroppo – nonostante l’ottimo cast e l’indiscutibile fotografia dei luoghi della capitale italiana – non ci riesce.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.8