Tintoretto – Un ribelle a Venezia: recensione del film di Pepsy Romanoff

La recensione del documentario Tintoretto - Un ribelle a Venezia, - con la voce di Stefano Accorsi - in sala il 25, 26 e 27 febbraio.

Un artista ribelle, anarchico, spregiudicato: Tintoretto (il nome deriva dalla professione di tintore del padre) fu uno degli artisti più influenti del Rinascimento veneziano, assieme a Tiziano Vecellio e a Paolo Veronese. Il secondo lungometraggio diretto da Pepsy Romanoff, che aveva esordito sul grande schermo con Vasco tutto in una notte, affonda le radici nella Venezia del XVI secolo, divorata dalla peste che decimò la sua popolazione di oltre un terzo degli abitanti. Con la collaborazione di Sky arte e della casa di produzione Except, il documentario verrà distribuito nelle sale cinematografiche a partire da lunedì 25 febbraio, ma vi resterà esclusivamente fino a mercoledì 27 febbraio.

Tintoretto: la calda voce narrante di Stefano Accorsi e l’omaggio al cinema con l’apparizione straordinaria di Peter Greenaway

tintoretto cinematographe.it

La figura di Tintoretto è stata oggetto di un’importante rivalutazione artistica nel corso degli ultimi decenni, anche grazie allo strenue lavoro della scrittrice Melania Mazzucco, già vincitrice del Premio Strega nel 2003 con il romanzo Vita. Prima con La lunga attesa dell’angelo, poi con la biografia Su Jacomo Tintoretto, l’autrice romana si è battuta con forza per la riscoperta di un grandissimo artista, troppo spesso dimenticato nelle pieghe del tempo. Nasce così il progetto di portare sul grande schermo un documentario che racconti la figura di Tintoretto in maniera inedita. Attraverso interventi di esperti come storici dell’arte, intellettuali che negli anni si sono interessati al personaggio di Jacomo Robusti (questo è il vero nome del pittore), Tintoretto – Un ribelle a Venezia ci porta in un mondo di vibrante fascino visivo e contenutistico.

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La calda e avvolgente voce che racconta gli aneddoti, le storie e i burrascosi trascorsi del pittore veneziano è affidata ad uno Stefano Accorsi in grande spolvero. La macchina da presa si sofferma con delicatezza sugli stretti vicoli di Venezia, accompagna in soggettiva lo spettatore in un viaggio sensazionale attraverso i magnifici scorci di una delle città più belle d’Italia. Eccezionali sono poi le riprese aeree, ottenute mediante l’utilizzo di droni che si librano nel cielo sopra le chiese veneziane, e che offrono una strabiliante panoramica dall’alto della laguna di Venezia. Ma ciò che più colpisce di questo bellissimo documentario è la capacità di coniugare un’operazione di divulgazione “popolare” con l’afflato elitario che un soggetto di questa tipologia necessariamente implica. In questo scenario di seduzione artistica, gioca un ruolo di fondamentale importanza anche l’ottima colonna sonora, che alterna momenti di vigore battente a passaggi invece più soavi e ragionati.

Tintoretto: un artista pronto a sacrificare tutto pur di poter continuare a dipingere

Poi c’è l’omaggio alla settima arte, con l’apparizione straordinaria di Peter Greenaway, maestro del cinema britannico nonché grande appassionato dell’arte di Tintoretto. Proprio così, perché quella di Tintoretto è un’arte che nel tempo ha riscosso una lunga serie di ammiratori illustri: da David Bowie – che acquistò addirittura un suo dipinto – a Jean-Paul Sartre che lo definì “il primo regista della storia”.

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Da menzionare inoltre è il lavoro sulle fonti – fatica di cui Melania Mazzucco è orgogliosa protagonista – in grado di restituire giustizia alla memoria di un artista che ha avuto l’arditezza di sacrificare tutto, persino l’incolumità dei suoi numerosi figli (durante l’epidemia di peste), per poter continuare a fare quello per cui era nato: dipingere. Soprannominato il Furioso, per via del suo carattere irascibile e bellicoso, Tintoretto si batté lungamente con il suo rivale Tiziano, più esperto e più celebre, per ottenere le commesse in città. Rimase fedele fino alla morte alla sua Venezia, in cui era nato e cresciuto, non la abbandonò mai, nemmeno quando ogni logica avrebbe suggerito il contrario. Guardando Tintoretto – Un ribelle a Venezia vi emozionerete, forse persino qualche lacrima vi righerà il volto alla morte del Furioso, sfiancato dagli anni e dall’insostenibile dolore di aver perso l’amatissima figlia Marietta.

Regia - 3.5
Sceneggiatura  - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8